La scorta l’accompagna fin davanti la porta dell’aula scolastica e i docenti protestano. A raccontare quanto accaduto alla figlia Veronica, 18 anni, studentessa dell’istituto tecnico commerciale “Panepinto” di Bivona (Ag), è Ignazio Cutrò, imprenditore edile divenuto testimone di giustizia dopo aver denunciato i suoi estorsori. Lui e i suoi familiari camminano scortati. “I professori – dice Cutrò – hanno detto ai carabinieri, che accompagnavano mia figlia fino alla classe che avrebbero dovuto fermarsi davanti la porta di ingresso dell’istituto e che all’interno non c’era alcun rischio. Alle rimostranze dei carabinieri che hanno seguito il protocollo del ministero, qualcuno dei docenti e degli operatori scolastici ha iniziato ad urlare. Mia figlia s’é sentita rifiutata nell’ambiente scolastico ed umiliata. Una sensazione che l’ha spinta a non voler più frequentare le lezioni”.
“Ai carabinieri – aggiunge Cutrò – è stato detto che per entrare fin dentro la scuola era necessario l’autorizzazione della prefettura”. “Cutrò – replica il dirigente scolastico Giovanni Battista Salamone – ha sempre avuto il massimo appoggio dal nostro istituto che ha partecipato alle sue conferenze per la legalità. Alla base di tutto c’é stato un difetto di comunicazione. La prefettura di Agrigento non ha, infatti, avvisato l’istituzione scolastica e visto che il dirigente scolastico è responsabile della sicurezza nell’istituto è libero di scegliere”. “Tuttavia, per garantire la sicurezza della studentessa e dei suoi compagni di classe – aggiunge Salamone – mi sono confrontato con i carabinieri che mi hanno dato conferma: i militari devono fermarsi davanti al portone dell’istituto e non possono accompagnare fino al secondo piano la studentessa. All’interno della scuola non può entrare nessun estraneo, se non identificato, quindi gli studenti che vengono in istituto sono già, tutti, tutelati”.