Proiettile e minacce, l’imprenditore: “Non arretro di un millimetro” - Live Sicilia

Proiettile e minacce, l’imprenditore: “Non arretro di un millimetro”

Eugenio Di Francesco di Riesi ha denunciato usura, traffico di droga ed estorsioni
L'AVVERTIMENTO MAFIOSO
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AGRIGENTO. “Negli ultimi tempi abbiamo accompagnato alla denuncia diverse persone in provincia di Agrigento. Questo ha prodotto arresti e, fortunatamente, anche aiuti economici dallo Stato per le vittime. Ma la situazione, nei vigneti e nei frutteti dell’Agrigentino, è ancora difficile”. A parlare è Eugenio Di Francesco, imprenditore originario di Riesi, nel Nisseno, vice presidente regionale di Rete per la legalità Sicilia.

A febbraio, anche se la notizia è stata diffusa solo nelle scorse ore, gli è stato recapitato un proiettile e frasi d’offesa e minacce. “Dell’episodio in sé preferisco non parlare perché se ne stanno occupano i carabinieri e c’è una denuncia, ma in questo periodo stiamo lavorando molto nella zona dell’Agrigentino”.

Di Francesco si trova sotto scorta dallo scorso mese di ottobre, lui che si è esposto in prima persona nella sua zona del Nisseno, ma anche in centri tradizionalmente caldi come Canicattì e Licata. Delle indagini sull’intimidazione subita da Di Francesco si stanno occupando i carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta. Oltre ad essersi mobilitato per aiutare gli imprenditori vittime del racket, Di Francesco ha ingaggiato una vera e propria battaglia per gli agricoltori che, soprattutto nell’area Canicattinese, continuano a vedersi radere al suolo i vigneti.

“Ci stiamo occupando – prosegue – del racket e dell’usura in provincia di Agrigento. Gli arresti hanno convalidato le nostre denunce e c’è stata la conferma più immediata e tangibile che denunciare oggi conviene: alcune vittime hanno potuto usufruire del fondo di solidarietà messo in campo dal Ministero dell’Interno, dal Commissario straordinario, e hanno potuto realizzare ex novo degli esercizi commerciali”.

Nell’Agrigentino, inoltre, l’attività di Di Francesco ha contribuito ad accendere i riflettori anche sul fiorente giro di droga gestito dai gruppi mafiosi della zona. “Un affare che produce fiumi di denaro – prosegue – soldi che vengono usati per rimpinguare le casse della mafia, certo, ma anche per dare liquidità alle imprese in crisi e infiltrarsi, così, nella cosiddetta economia legale. Ci stiamo concentrando in questo periodo su Canicattì, Palma di Montechiaro, Licata, Campobello di Licata e Ravanusa”.

“Tutto ciò che fa liquidità, che fa economia, fa gola alla mafia, che cerca di insinuarsi e spesso ci riesce – prosegue Di Francesco -. Il caso su cui stiamo maggiormente lavorando è la presenza del racket nei vigneti e nei frutteti, che ha visto decine di imprenditori vedersi abbattuti alberi e vigneti in decine e decine di ettari. Il rischio è che poi, danneggiate le strutture, mafiosi o chi per loro si presentino cercando di impossessarsi dei terreni”.

Insomma: minacce o no, con la caparbietà che lo contraddistingue da sempre Di Francesco – che in passato non ha esitato e puntare l’indice e denunciare anche suo padre, condannato all’ergastolo per l’assassinio di Pietro, fratello di Eugenio – non ha intenzione di mollare di un centimetro. “Grazie alla scorta, oggi vedo presente e forte la presenza di uno Stato che non è solo un simbolo, ma una realtà concreta, tangibile – prosegue – e ovviamente non arretreremo. Anzi continueremo a denunciare tutte le attività mafiose, a cominciare dal prossimo fine settimana a Niscemi, dove saremo presenti alla Sagra del Carciofo per fare attività di divulgazione sull’importanza della denuncia e su quanto sia importante dire no alla mafia”.


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