I Santapaola e il boss riservato: “C’è lui ma non va nominato”

I Santapaola e il boss riservato: “C’è lui ma non va nominato”

Le carte dell'inchiesta

CATANIA – “Non va nominato… però c’è lui per adesso”. Se esistesse un manuale d’uso per descrivere la figura moderna del cosiddetto “uomo d’onore riservato”, questo frammento captato dagli inquirenti andrebbe messo nel “Capitolo 1”. A parlare sono Giuseppe Amato e Carmelo Daniele Strano, due degli arrestati nell’operazione antimafia Ombra, condotta dalla Squadra mobile di Catania.

Sono in due ad aver associato il proprio nome a questa locuzione, e si trovano entrambi in carcere. Uno è Ciccio Napoli, il presunto boss arrestato, e condannato in primo grado per associazione mafiosa al processo “Sangue blu”. L’altro è colui di cui discutono Amato e Strano, ovvero Francesco Russo.

Quest’ultimo è ritenuto l’attuale referente del clan Santapaola. Si trova anch’egli dietro le sbarre. E pochi giorni fa il Riesame ha confermato il carcere.

Amato e Strano sono entrambi sotto inchiesta per mafia. Il primo è accusato di far parte del clan da aprile 2022, Strano da ottobre dello stesso anno. Nell’intercettazione, Amato fa capire che stavolta il referente non ha parentele con nessuno che conti, nel mondo mafioso catanese (a differenza di Napoli).

Russo non è imparentato con Santapaola… “no, si mischiano ma non è parente”. Però secondo lui Russo “è un compare… ci viene comparato”.

La “mediazione” con i Laudani

Il presunto ruolo di capo di Russo emerge anche da un’altra storia. Il titolare di un autosalone aveva contratto un debito e i suoi creditori, secondo una prassi che sta prendendo ormai tristemente piede a Catania, anziché rivolgersi a un’agenzia di recupero credito, avevano dato incarico alla mafia.

Gli “esattori” erano degli uomini del clan Laudani. Il creditore aveva dato loro l’incarico di recuperare i soldi. Il debitore invece ha chiesto l’aiuto ai Santapaola. Ma finisce malissimo, perché alla fine viene picchiato dai Laudani.

“Glielo stavo dicendo in faccia”

In pratica coloro, che dovevano intervenire, si sono incartati, perché si sono rivolti – per mediare con i Laudani – a un presunto referente di Russo. Uno che con loro faceva il difficile – costringendoli ad andare da Cibali fino a San Giovanni Galermo – ma tanto sapevano che avrebbe abbassato la cresta non appena avesse ricevuto la chiamata “del capo”.

E intercettati affermano di doverglielo dire in faccia, la prossima volta: “Perché tu, gli stavo dicendo – afferma uno dei due “risolutori” – perché tu sei una mer.., perché tu te lo devi fare dire da lui, perché ci hai portato al punto che quando ti dobbiamo dire una cosa, te la dobbiamo fare dire dal capo”.

Alla fine non si presenterà all’incontro tra il “debitore” e i “rappresentanti”, per così dire, del creditore. E finisce che il debitore viene pestato. Una situazione, una brutta figura, che ai “piani alti” del clan Santapaola Ercolano non sarà certo vista di buon occhio.


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