CATANIA – Appalti e pulizia degli ospedali. Un binomio dall’enorme valore economico che da sempre attira le attenzioni della mafia. La vicenda della Co.Lo.Coop. (Consorzio Lombardo Cooperative) a cui la Prefettura di Milano ha notificato l’informazione interdittiva antimafia per l’appalto all’Ospedale Cannizzaro di Catania, è soltanto l’ultima in ordine di tempo a far riaccendere i riflettori su un business dall’enorme portata. In passato, ad esempio, anche il boss santapaoliano Maurizio Zuccaro, tramite le sue società si era inserito negli appalti per la pulizia degli ospedali.
L’azienda lombarda, che annovera tra le sue sedi operative anche quella di Misterbianco in provincia di Catania, tuttavia, dopo una prima revoca, è rientrata nell’appalto Cannizzaro in seguito al provvedimento d’urgenza disposto dal Tar di Catania. Secondo gli inquirenti, attraverso la società milanese che si occupa di sanificazione ospedaliera, l’imprenditore di Marcianise, Angelo Grillo insieme ai figli Roberto e Giuseppe, avrebbe tentato di influenzare gli appalti del servizio di pulizia nell’Asl di Caserta. Milioni di euro che sarebbero stati poi in parte ulteriormente “lavati” nel circuito finanziario internazionale di Svizzera, Lussemburgo e Kenia. Un business da 27 milioni di euro per un lavoro complessivo della durata di tre anni che avrebbe riempito le casse non solo dell’imprenditore ma soprattutto del clan Belforte-Mazzacane. Storicamente contrapposto ai Casalesi e che non avrebbe mai cessato le proprie attività nonostante gli arresti in passato dei capi stipite, i fratelli Salvatore e Domenico Belforte.
La gara d’appalto tuttavia non andò a buon fine, a causa di un errore nella stesura della domanda. A vincerlo fu quindi la Dericheburg-Consesp di Luce Lazzaro e Nicola Ferraro, imprenditori entrambi ritenuti dagli inquirenti campani esponenti del clan dei Casalesi. Alla Co.Lo.Coop. non bastò quindi l’assegnazione di un punteggio elevato dalla Commissione aggiudicatrice (la stessa che poi alla fine la escluse) presieduta da Giuseppe Gasparin, ex sindaco democristiano di Caserta, finito in manette nell’ambito dell’inchiesta.
La Co.Lo.Coop. aveva iniziato i lavori di pulitura del nosocomio catanese a partire dall’estate 2013, dopo essere subentrata ad un’altra azienda, la Seriana 2000 onlus. Grillo, che non risulta possedere quote della cooperativa lombarda, avrebbe operato, secondo quanto contestato dalla Procura di Napoli, attraverso Pasquale De Feudis, imprenditore, ex segretario provinciale del Partito Democratico ed ex assessore a Como ma soprattutto “testa di legno” al servizio di Angelo Grillo. L’uomo, impiegato di una cooperativa consorziata alla Co.Lo. Coop (dopo l’inchiesta licenziato), nel settembre 2013, poco prima dell’operazione della Dda campana, si occupò della vertenza che riguardava gli ex lavoratori Seriana (LEGGI QUI), società come detto, a cui era subentrata quella rappresentata da De Feudis in forza di una sentenza del Tar. L’imprenditore è accusato di turbativa d’asta, in relazione alla vicenda campana, con l’aggravante di aver agito per agevolare il clan camorristico del casertano.
La Co.Lo.Coop. opera sull’intero territorio nazionale con una buona fetta di mercato proveniente dalla Sicilia. Nella lunga lista di clienti, stilata nel sito-web, oltre al Cannizzaro, sono presenti il Presidio Ospedaliero di Acireale, e in passato l’Azienda “Policlinico” Vittorio Emanuele di Catania.
Era stato, il Commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro, Paolo Cantaro, a chiedere alla Prefettura di Milano una nuova certificazione antimafia nei confronti della Co.Lo.Coop, alla luce delle notizie sull’inchiesta della Dda di Napoli. Cantaro voleva accertare eventuali refluenze della vicenda campana sull’appalto in corso al Cannizzaro, scrivendo, oltre che alla Prefettura di Milano (la quale aveva rilasciato regolare certificazione antimafia), anche alla Procura di Napoli, alla Prefettura e alla Procura di Catania. Dopo la decisione del TAR, la vicenda si riapre. Il provvedimento della Prefettura di Milano verrà quindi impugnato dai legali della Co.Lo.Coop., secondo i quali la società “non sarebbe assolutamente coinvolta”. Per lunedì è stata chiesta un’audizione.