I segreti dell'evasione da 100milioni |Investigatori: "Finte esportazioni" - Live Sicilia

I segreti dell’evasione da 100milioni |Investigatori: “Finte esportazioni”

Gli arrestati dalla Guardia di Finanza simulavano l'esportazione all'estero di detersivi, prodotti per la pulizia e l’igiene personale, liquori e bevande non alcoliche.

L'operazione delle Fiamme Gialle
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CATANIA. Una indagine serrata. Scattata nel 2008 grazie al fiuto dei militari della Guardia di Finanza. Non ci si è fermati solo all’analisi di carte e documentazione ma anche a pedinamenti, controlli incrociati ed anche intercettazioni telefoniche che hanno scoperchiato una vera e propria rete finalizzata a truffe e frodi fiscali: 100 milioni di euro di Iva evasi CRONACA. L’indagine ha spedito ai domiciliari cinque persone mentre altre 19 sono finite sotto inchiesta. Un disegno pianificato nei minimi particolari e riconducibile ai fratelli Nunzio ed Ernesto Valore. Un meccanismo smantellato dall’azione dei finanzieri del Colonnello Francesco Gazzani in stretto connubio con la Procura della Repubblica di Catania del Procuratore capo Giovanni Salvi. Le Fiamme Gialle sono entrate in azione dopo “una richiesta di mutua assistenza amministrativa pervenuta dall’Organo Collaterale dello Stato di Malta, finalizzata al rilevamento dei rapporti economici intercorsi nell’anno 2006 con l’operatore economico maltese “JOSEPH GELLEL”.

L’anzidetta richiesta era stata avanzata dall’organo collaterale estero poichè il responsabile della predetta società maltese aveva dichiarato di non aver mai ordinato né ricevuto merce dall’impresa italiana mentre dalla banca dati ”V.I.E.S.” risultavano acquisti per € 4.080.468,00. Gli accertamenti preliminari espletati avevano permesso di individuare un soggetto catanese, identificato in M. C., il quale, mediante esibizione di una falsa delega ad operare in nome e per conto della società EURO DETERGENTS Ltd., di cui il Gellel era titolare a Malta, aveva effettuato ingenti acquisti di detersivi, prodotti per la pulizia e l’igiene personale, liquori e bevande non alcoliche”. I cinque arrestati sono Ernesto Valore, Nunzio Valore, Fabio Radenza, Pasquale Radenza e Francesco Accardi: per loro i reati contestati sono associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

COME FUNZIONAVA IL SISTEMA. Il meccanismo di frode si articolava in due direttrici. Con la prima, veniva acquistata merce che non fosse soggetta ad Iva esibendo di volta in volta tutta una serie di deleghe create ad hoc, riconducibili ad operatori maltesi che erano all’oscuro che la merce venisse poi distribuita su tutto il territorio italiano. Con la seconda, venivano costituite delle apposite società con denominazione nazionale ed estera. Anche qui, il marchingegno era lo stesso: ovvero, dimostrare che la merce veniva acquistata per essere poi esportata.

Va detto che, indipendentemente dal procedimento utilizzato, si è riusciti rivendere i prodotti per un ammontare complessivo di oltre 100 milioni di euro che a conti fatti porta anche ad un omesso versamento dell’Iva di oltre 20 milioni di euro.

LE IMPRESE. Si trattava di operatori economici che, secondo il quadro delineato, riuscivano ad applicare prezzi di vendita vantaggiosissimi rispetto a tutta la concorrenza. E, a detta degli investigatori, erano tutte accomunate da almeno cinque caratteri essenziali:

“Quasi tutti evasori totali -si legge nei documenti d’indagine di cui LivesiciliaCatania è in possesso gli stessi, a seconda dell’esigenza prospettata dai clienti finali, cedevano i prodotti con o senza fattura. Nel primo caso venivano utilizzati “soggetti” di comodo, evasori totali, i quali non provvedevano ad ottemperare ad alcun obbligo contabile. Nel secondo caso non rimaneva alcuna traccia delle transazioni per cui la merce veniva venduta in “nero” al consumatore finale”.

Al centro degli affari ci sarebbe “una quasi totale assenza di documentazione amministrativo- contabile, il più delle volte gli amministratori presentavano denunce di incendio, solitamente a fine anno, con le quali dichiaravano la totale distruzione delle scritture contabili obbligatorie”.

Le società sarebbero state ubicate “presso recapiti fittizi o inesistenti” e in alcuni casi, diverse società avrebbero cessato la propria attività dopo un breve periodo (di solito circa due/tre anni)”.

“Le merci oggetto delle transazioni -scrivono ancora gli investigatori- erano rappresentate generalmente da beni di facile commercializzazione, soggetti all’aliquota del 20% (ora 21%); (quali detersivi, prodotti per la pulizia e l’igiene personale, liquori e bevande non alcoliche) che assicuravano agli autori del meccanismo fraudolento un notevole guadagno”.

A chiudere il cerchio c’erano numerosi “prestanome” che hanno tentato di rendere irrintracciabili i reali protagonisti delle transazioni.

“Con questa indagine -ha detto il colonnello Giancarlo Franzese, capo della Tributaria- abbiamo voluto tutelare gli imprenditori onesti che pagano le tasse, a differenza degli evasori che evitando di versare l’Iva riescono a praticare prezzi più bassi sul mercato danneggiando la collettività”.

 


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