I soci non pagano, Biondo in rosso| "A gennaio stipendi non garantiti" - Live Sicilia

I soci non pagano, Biondo in rosso| “A gennaio stipendi non garantiti”

Il direttore del teatro Biondo Roberto Alajmo

Il direttore Roberto Alajmo lancia l'allarme: "Se non riscuoteremo i crediti di Ministero, Regione, Comune e Provincia saremo in serie difficoltà. Il teatro inizia a essere competitivo anche sul piano imprenditoriale, ma si preferisce spostare le risorse a favore di chi protesta in piazza".

PALERMO – “Finora abbiamo pagato tutto regolarmente, ma se a breve non ci saranno nuove entrate rischiamo che a gennaio si blocchino gli stipendi e le compagnie”. E’ sempre più drammatica la situazione del Teatro Biondo di Palermo, come conferma il direttore artistico Roberto Alajmo che anche quest’anno, come quello scorso, si ritrova a dover fare i conti con la morosità dei soci pubblici dello Stabile di via Roma. Il solito valzer di cifre, promesse e impegni che si ripete ormai come un copione già scritto per l’esasperazione di lavoratori e sindacati, che hanno prima proclamato e poi sospeso 10 giorni di sciopero mettendo a repentaglio le repliche di “Verso Medea” di Emma Dante, e di chi come Alajmo e il cda deve provare a tenere in piedi una struttura messa sempre più in difficoltà dai “proprietari”.

E dire che il Biondo in un paio d’anni, cioè da quando Alajmo ne ha assunto la direzione, ha quadruplicato gli abbonati e triplicato gli incassi, portato lo sbigliettamento dal 3 al 10% del budget complessivo, richiamato nomi noti del mondo dello spettacolo, riportato in Sicilia grandi talenti, aperto una scuola ed è tornato centrale nel panorama culturale cittadino e isolano. Insomma, in poche parole è rinato e sforna spettacoli e abbonati. Il problema, paradossalmente, è che i soci pubblici non rispettano gli impegni economici presi.

Basti pensare che il teatro deve ancora approvare il bilancio consuntivo del 2015 e predisporre il previsionale del 2016. A inizio anno ogni socio dichiara quanto intende investire e sulla base delle somme disponibili si programma la stagione ma le promesse non sempre si concretizzano, o almeno non subito. Il Comune di Palermo, per esempio, ha promesso un milione e 750mila euro, oltre a 200mila stanziati nel 2014 per 5 esodi incentivati: al netto degli esodi, che sono stati realizzati, degli altri soldi ancora non c’è traccia, sebbene Palazzo delle Aquile abbia rassicurato Alajmo sul fatto che arriveranno a stretto giro di posta. La Regione deve erogare una parte del Furs, il ministero deve ancora trasferire 300mila euro. La Provincia non è più socio, ma comunque deve ancora pagare 800mila euro arretrati: una somma per la quale il Biondo ha fatto addirittura causa. Considerato che lo sbigliettamento incide solo per il 10%, è evidente che se i soci pubblici non aprono i cordoni della borsa è impossibile tenere aperta la struttura che conta una quarantina di dipendenti. E le previsioni per il futuro non sono rosee: il Comune ha stanziato meno soldi del previsto in bilancio e adesso l’amministrazione Orlando proverà a correre ai ripari a fine anno prevedendo un milione dal fondo di riserva.

“Finora abbiamo pagato gli stipendi ma, in senza la copertura dei crediti istituzionali, a gennaio non saremo in condizione di pagare nessuno perché esauriremo il credito con la banca – spiega Alajmo – in queste condizioni è difficile programmare l’attività dei prossimi due mesi”. A rendere il clima ancora più teso ha contribuito anche l’annunciato sciopero di 10 giorni, contro cui si sono schierati i vertici del teatro ma anche Palazzo delle Aquile. Il problema più grande è che la stagione è già in corso, le compagnie sono state scritturate, gli abbonamenti venduti. “Interrompere l’attività comporterebbe una serie di danni economici che vanno valutati attentamente – avverte il direttore – interrompendo l’attività, si rischiano danni superiori”. Le compagnie farebbero causa, gli abbonati vorrebbero essere risarciti, ma soprattutto il danno d’immagine sarebbe irrecuperabile.

“La Regione ci ha assicurato che il Furs sarà liquidato in un paio di settimane e il Comune ci ha detto di stare facendo il possibile – continua Alajmo – ma se una comunità non scommette sulla propria cultura, vuol dire che non crede nel proprio futuro. Si spostano le risorse dalle realtà produttive che funzionano, come il Biondo, per alimentare altre realtà che invece non funzionano per niente. Non mi riferisco agli altri teatri, mi riferisco ad altre realtà che vengono premiate ogni volta che i lavoratori vanno a protestare sotto i palazzi del potere. Non è vero che con la cultura non si mangia, il Biondo inizia a essere competitivo anche sul piano imprenditoriale e l’unica industria che ha un fondamento in Italia è quella della cultura in senso ampio, che va dalla moda alla gastronomia e alla lirica. L’unica cosa per cui siamo conosciuti nel mondo. Il punto è che posso risanare e risparmiare quanto voglio, ma se le risorse sono sempre meno è una corsa sul tapis roulant: anche se vado velocissimo, non mi muovo di un millimetro. Poi possiamo anche decidere di puntare sull’industria dei forestali, ma quello è un altro discorso”.

 


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