“I giochi elettronici? Non sempre rappresentano un rischio per i giovani. A volte, anzi, l’abuso può essere la spia di un fastidio più profondo”. Ne è convinto Giorgio Falgares, docente di Psicologia dinamica dell’Università di Palermo.
I videogiochi sono il passatempo preferito di molti ragazzi, soprattutto dei maschi che sono piú attratti dalla competizione e dai giochi di guerra. La PlayStation ha sostituito il tradizionale giocattolo nel loro tempo libero. Chi ha piú visto una scatola di soldatini o un fortino o un trenino sotto l’albero di Natale? Tutto sta cambiando e non poteva non cambiare anche il modo di giocare o di divertirsi.
Certamente la PlayStation non può essere la baby sitter dove parcheggiare i ragazzi per ore ed ore. Il tempo di gioco deve essere limitato, evitando che i giovani ne diventino dipendenti e soprattutto evitando le ore notturne che danneggerebbero un sereno riposo. C’é chi consiglia di usare una clessidra od un timer, affinché i ragazzi si rendano conto del tempo trascorso davanti al gioco. Un’altra avvertenza é partecipare alla scelta dei giochi per evitare quelli violenti o comunque non adatti. Una particolare attenzione deve poi essere rivolta a quelle applicazioni collegate ad internet, per evitare che i ragazzi possano entrare in contatto con persone sconosciute.
L’attrazione che i giovani manifestano verso questo strumento virtuale, d’altra parte, rivela anche tanti aspetti positivi, come lo sviluppo delle abilità cognitive, il ragionamento per superare gli ostacoli e raggiungere gli obiettivi, che se pur attitudini stimolate da un mondo virtuale certamente potranno essere applicate nella vita reale.
“In assoluto – spiega infatti il professor Falgares – i giochi elettronici non rappresentano alcun rischio. Semmai, quando l’uso di questi strumenti costituisce il mezzo abituale attraverso il quale il ragazzo o la ragazza evade dalla realtà, perché vissuta come troppo faticosa, frustrante o insopportabile, allora è il caso di porre uno sguardo più attento per comprendere le ragioni di tale difficoltà”.
Sullo sfondo, il problema della ‘noia’ degli adolescenti e dei giovani: “Diversamente dalle generazioni precedenti, – spiega Falgares – gli adolescenti di questa generazione hanno una minore capacità di gestire la noia. Il silenzio, l’attesa, lo stare fermi sollecitano spesso importanti quote d’ansia. I videogiochi, i social, i cellulari, nati con obiettivi precisi, sembrano per i ragazzi strumenti (apparentemente) molto efficaci nella gestione dell’ansia. In realtà, il ricorso eccessivo agli strumenti elettronici – conclude – disabitua all’attesa e al silenzio, e quindi alla capacità di tollerare i vissuti di noia”.