Idria, sentenza di primo grado |Armi, stupefacenti e condanne - Live Sicilia

Idria, sentenza di primo grado |Armi, stupefacenti e condanne

Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi da sparo e reati contro il patrimonio. NOMI, COGNOMI E ACCUSE E REPLICHE.

palazzo di giustizia
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CATANIA. Ha retto l’impianto accusatorio costruito dal pubblico ministero Rocco Liguori nell’ambito del processo con rito abbreviato scaturito dall’operazione “Idria”. Dure le condanne pronunciate ieri pomeriggio dal Gup di Catania Giovanni Cariolo per Vincenzo Musumeci, Oualid Laabadi e Riccardo Calabretta, accusati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Per Musumeci, ritenuto il promotore, la pena inflitta è di 12 anni e 4 mesi. Tre anni in meno, 9 anni e 4 mesi, per Laabadi e 8 anni, infine, per Calabretta. Per gli altri quattro imputati che hanno optato per il rito abbreviato inflitte pene comprese tra 3 anni e 6 mesi e 2 anni.

Francesco Bonaccorso, accusato di aver concorso nell’acquisto di un carico di marijuana, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi. Per lui il pm aveva chiesto una pena a due anni. Due anni e 6 mesi sono stati inflitti a Francesco Costa, tra i più assidui acquirenti di droga e accusato anche di aver violato la misura di sorveglianza speciale. Condannato a 2 anni Davide Catanzaro, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Infine il Gup ha comminato una pena più severa di quella chiesta dall’accusa, 1 anno e 4 mesi, a Massimo Zingale, ritenuto uno dei fornitori di droga del gruppo, condannato a 3 anni. Il 23 gennaio si aprirà il processo con rito ordinario.

L’INCHIESTA. E’ il 28 novembre del 2013 quando i carabinieri della Compagnia di Giarre eseguono dieci ordinanze di custodia cautelare per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi da sparo e reati contro il patrimonio. L’indagine, condotta tra il dicembre del 2011 e l’estate del 2012, parte da piazza “Idria”, da cui prende il nome l’operazione, nel cuore di Nunziata, piccola frazione di Mascali. Da lì, secondo l’accusa, Vincenzo Musumeci, Oualid Laabadi e Riccardo Calabretta coordinavano le attività dei pusher, organizzavano gli acquisti di droga e impartivano tutte le direttive. Lo stupefacente, quasi sempre marijuana, veniva consegnata anche a domicilio. Tra gennaio ed aprile del 2012 i militari della Compagnia di Giarre avrebbero documentato almeno quattro viaggi da Mascali a Catania, compiuti da Musumeci e Calabretta. La droga da smerciare, denominata nelle corso delle conversazioni telefoniche “coca cola”, “bastarda”, “pastiglione”, “dvd” e “caffè”, sarebbe stata acquistata soprattutto a San Giovanni Galermo.

LE REAZIONI. Eccessive per il collegio difensivo, che adesso attende le motivazioni, le pene comminate dal Gup di Catania Giovanni Cariolo.

“Le sentenze vanno tutte rispettate – commentano a caldo i legali Ernesto Pino e Giovanni Spada, difensori di fiducia di Vincenzo Musumeci e Riccardo Calabretta – anche se non condivise. Questa in particolare – proseguono – è meno condivisibile e condivisa di altre. Pur tuttavia attendiamo le motivazioni per proporre l’impugnazione. Resta comunque – concludono Pino e Spada – una valutazione di eccessività della pena con riferimento al materiale probatorio e umano oggetto del procedimento”.

Sulla stessa linea il commento dell’avvocato Marisa Ventura, difensore di Oualid Laabadi. “Aldilà della condivisione o meno della tesi della sussistenza dell’associazione – dichiara il legale – il dispositivo non corrisponde, a mio parere, ai fatti, alle circostanze e alle modalità di quelle azioni che avrebbero connotato la predetta consorteria, che peraltro avrebbe operato in un lasso di tempo brevissimo. La forbice edittale prevista da ogni norma penale – dice ancora Marisa Ventura – è tale proprio da consentire al giudice di comminare la sanzione proporzionata ai fatti. Credo – ha concluso il legale – che in questo caso non sia avvenuto perché ritengo la pena eccessiva”.

 


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