La partita della presidenza di Sala delle Lapidi resta più aperta che mai. La maggioranza monocolore di Idv, infatti, non ha ancora raggiunto un accordo sul nome da votare nonostante un incontro fra i trenta consiglieri tenutosi ieri pomeriggio e durato diverse ore. Incontro che è stato aggiornato a questo pomeriggio ma che la dice tutta sulle difficoltà, per i dipietristi, di trovare la quadratura del cerchio.
Il cerchio in questione comprende non solo la presidenza, ma anche la vicepresidenza vicaria del consiglio comunale che, se in un primo momento sembrava destinata al Pd o all’Udc, da ieri è tornata saldamente nelle mani degli orlandiani. Regolamento alla mano, la vicepresidenza vicaria va alla maggioranza che, essendo formata da un solo partito, vuol dire Idv. Ma la prospettiva di un’alleanza alle regionali con democratici e centristi, aveva spinto gli uomini di Di Pietro a “sacrificarla” in nome di una convergenza per Palazzo d’Orleans e i nomi si erano ristretti a due: Teresa Piccione, fedelissima del segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo, o Giulio Cusumano dell’Udc. Ma i recenti sviluppi sulla sfiducia al governatore Lombardo, con immancabile polemica tra Fabio Giambrone e il Pd, hanno stoppato ogni dialogo e convinto l’Idv a tenere la poltrona per sé, almeno per il momento.
Altra casella da riempire è quella del capogruppo, il ruolo più delicato di tutti viste le difficoltà a tenere unito e compatto un gruppo numeroso come quello di Idv e soprattutto pieno di consiglieri alle prima esperienza. Oltre ai soliti nomi per la presidenza (Alberto Mangano, Totò Orlando e Aurelio Scavone), ieri ne sarebbero emersi altri due: Loris San Lorenzo e Nadia Spallitta. Alla vigilia tutti davano quasi per scontato che il sindaco sarebbe intervenuto per imporre un proprio nome, e invece a sorpresa Orlando ha scelto di lasciare liberi i trenta di mettersi d’accordo. Cosa che però non è avvenuta. E’ quindi probabile che oggi sia il partito, rappresentato da Giambrone o Pippo Russo, a indicare un nome su cui far convergere i voti, lasciando agli esclusi i ruoli di capogruppo e vicepresidenza vicaria.
Ma il mancato accordo tra Idv da un lato e Pd e Udc dall’altro, rischia di scatenare il caos anche per la seconda vicepresidenza. I dipietristi, numeri alla mano, potrebbero senza problemi incidere sull’elezione anche di questa carica, ma per garbo e rispetto istituzionale non sembrano intenzionati a farlo. Saranno allora i venti consiglieri d’opposizione a doversi contare e già sono partite le prime manovre. Il Pdl, che dei partiti di minoranza è il più votato, rivendica per sé la vicepresidenza e il segretario cittadino sarebbe già al lavoro per trovare un accordo con Pid, Grande Sud e Mpa che avrebbero così i numeri per fare a meno di Pd e Udc, che resterebbero in questo modo a bocca asciutta finendo per essere i veri sconfitti di questa operazione. Lupo e D’Alia in primis. Ma la partita è comlicatissima, visto che anche Felice Bruscia ha messo gli occhi sulla poltrona e non è detto che si arrivi all’accordo.
E’ possibile, quindi, che lunedì le opposizioni arrivino in Aula senza un nome condiviso e che si vada alla conta con accordi trasversali e inciuci sottobanco. In quel caso, i dipietristi potrebbero rientrare in scena e decidere di far convergere i propri voti sul candidato d’opposizione preferito, scatenando però lo scontro politico. “Se ciò dovesse accadere sarebbe gravissimo – dice a taccuini chiusi uno dei consiglieri d’opposizione – in quel caso chiederemmo l’immediata calendarizzazione di una mozione di sfiducia per il vicepresidente, che andrebbe prima votata con esito positivo. Sarebbe il blocco totale dei lavori d’Aula”. Già, perché l’ultima riforma elettorale votata dall’Ars ha introdotto la sfiducia per i presidenti e i vicepresidenti del consiglio comunale, cosa ignota ai più. Una pistola fumante sul difficile tavolo delle trattative che potrebbero saltare o ribaltarsi lunedì all’insediamento.