Il bilancio c'è, i problemi pure | La Sicilia sempre in bilico - Live Sicilia

Il bilancio c’è, i problemi pure | La Sicilia sempre in bilico

Per chiudere la manovra, il governo ha utilizzato un miliardo destinato agli investimenti, che l'anno prossimo non verrà più concesso. E "congelato" 450 milioni in attesa di sottoscrivere l'accordo con lo Stato. Tra due anni, poi, bisognerà ricominciare a pagare 150 milioni di mutui. Mentre non sono stati sciolti i nodi riguardanti i precari dei Comuni, le Province e le società partecipate.

PALERMO – In commissione bilancio l’opposizione insiste: “Assessore, ma questi soldi ci sono o non ci sono?”. Probabilmente ci saranno. Ma intanto, 450 milioni del bilancio sono ancora congelati. Manca l’ok da Roma all’accordo sul riconoscimento alla Sicilia di 300 milioni di tributi. E con la Cassa depositi e prestiti per il congelamento di 150 milioni di rate di mutuo.

Quei soldi, ancora non ci sono. E se non arriveranno, bisognerà pensare di trovarli altrove. Nelle somme accantonate.Fondi destinati anche a Comuni, forestali e precari, compresi gli ex Pip. “Le somme stanziate – ha attaccato ad esempio il deputato di Forza Italia Giuseppe Milazzo durante la sedute della commissione – non basteranno a garantire dodici mesi di stipendio per i lavoratori a tempo determinato dei comuni”.

Il congelamento è passato in commissione Bilancio col voto contrario delle opposizioni. In pratica, per queste voci ci saranno fondi fino a giugno, il resto sarà sbloccato solo con la formalizzazione degli accordi con lo Stato sul trasferimento alla Regione di 300 milioni di Irpef di alcuni dipendenti statali e con la Cassa depositi e prestiti per la moratoria su interessi e quote di capitale di mutui pregressi accesi dalla Regione con la stessa cassa. Se gli accordi dovessero saltare o essere di importi minori, il ragioniere generale, Salvatore Sammartano ha spiegato in commissione che i tagli saranno ripartiti tra le voci per la quale la spesa è congelata. L’assessore all’Economia Alessandro Baccei ha ammesso che in questo momento non c’è alcun atto formale firmato con Cdp e Stato ma solo impegni, dunque in bilancio vengono iscritte voci di entrata, per 450 mln, non certe. Un aspetto contestato da Forza Italia e M5s che hanno chiesto al governatore Rosario Crocetta di garantire politicamente per un bilancio che considerano aleatorio. La commissione questa sera sta procedendo all’esame del documento contabile a legislazione vigente con i relativi emendamenti, poi passerà alla finanziaria. Ma la tensione era evidente.

Una settimana fa, invece, quella sala era un viavai di sorrisi. “Il bilancio regge”, commentavano molti deputati. Sotto, però, sulla piazza, le urla e i fischietti di decine di lavoratori. “Cosa chiedono? – chiedeva qualche parlamentare – i soldi li abbiamo trovati”. Fino a dicembre. Anzi, nemmeno fino a dicembre. E per quei lavoratori, quasi 24 mila, è semplicemente scattato il conto alla rovescia. La Sicilia è una bomba a orologeria.

Quei lavoratori, una settimana fa, di fronte a Palazzo dei Normanni non chiedevano soldi. Ma una risposta alla domanda più importante: cosa faranno dal 31 dicembre 2015? Sospesi, di proroga in proroga, qualcuno di loro, precario o Lsu nei Comuni e nelle aziende sanitarie, è lì da trent’anni. E anche quest’anno, il solito balletto. Un balletto a un ritmo, però, sempre più indiavolato. Entro la fine dell’anno, infatti, i Comuni dovranno stilare le piante organiche, essere a posto con i bilanci, prima di procedere a qualsiasi ipotesi di stabilizzazione. Assunzioni però che rischiano di essere solo teoriche, visto che i fondi per gli enti locali sono sempre inferiori. Ridotti ulteriormente del 10 per cento in questa Finanziaria. Senza contare il fatto che, a seguito della riforma delle Province, ai Comuni dovrebbero andare alcune funzioni (e i relativi oneri) che erano del vecchio ente (ad esempio la manutenzione e la gestione delle scuole provinciali). Con quali fondi riusciranno a gestire gli istituti scolastici e nello stesso tempo ad assumere lavoratori?

E a proposito di Province, ecco un altro tema che il governo regionale ha lasciato per strada, lungo la discussione che ha accompagnato il bilancio. L’affondamento del ddl, voluto da parte della maggioranza di Crocetta, ha solo spostato più in là i problemi. Se ne riparlerà in estate, quando bisognerà anche chiarire il futuro di quasi settemila lavoratori dell’ente, al momento sospesi in un limbo e guidati ancora da commissari straordinari. Che non possono andare oltre l’ordinario. E che lasceranno strade e scuole di loro competenza, allo sbando.

Nel frattempo, anche per la vicenda che riguarda il riordino delle società partecipate servirà del tempo. L’iter amministrativo che porterà certamente al mantenimento di due sole società regionali (Sicilia e-Servizi e Riscossione Sicilia) sarà scandito da una serie di step. Utili per capire quali aziende dovranno essere cedute e quali mantenute o accorpate. Ma insieme agli assetti societari, ovviamente, bisognerà chiarire il futuro dei circa 8 mila lavoratori coinvolti. E già le difficoltà sulla gestione di queste aziende sono esplose chiare in queste ore. Anche stavolta, sotto i Palazzi del potere. I 76 lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, infatti, hanno denunciato lo stato di incertezza nel quale si trovano da diversi mesi. “Il pallino è solo nelle  mani del presidente Crocetta. Il non decidere sta di fatto uccidendo la società” hanno dichiarato le segreterie provinciali di Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca Uil, Fabi e Ugl Credito. E la società, come prevede il Piano di riordino di Crocetta e Baccei, sarà sottoposta a controlli periodici. Se anche per un solo trimestre denuncerà un “rosso”, verrà chiusa.

Un altro esempio, nella costellazione degli enti e dei lavoratori “in bilico”. Per i quali la chiusura del bilancio non ha risolto i problemi né ha chiarito il futuro. Ma il vero “innesco” alla bomba Sicilia è rappresentato ovviamente dai conti. La presentazione di una manovra in equilibrio (sono positive infatti le reazioni della commissione bilancio agli strumenti individuati per le coperture dall’assessore Baccei) è il frutto di un accordo faticoso col governo centrale. Una difficoltà che l’assessore all’Economia ha messo nero su bianco nella relazione tecnica che ha accompagnato i documenti contabili. Si partiva da un disavanzo di quasi 1,8 miliardi. E si è dovuto lavorare, in qualche caso, di fantasia. Idee che hanno fatto storcere il naso ieri all’opposizione: “Con questi numeri – ha commentato ad esempio il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – la Sicilia è destinata al dissesto. Sono state previste in bilancio somme gonfiate, che la Regione non incasserà mai”.

Ma il nodo vero dei conti siciliani sta soprattutto nelle somme reperite per la copertura al “concorso alla Finanza pubblica”. In pratica, ai soldi che lo Stato chiede ogni anno a tutte le Regioni. E non a caso, fu proprio il primo allarme lanciato dallo stesso Baccei, giunto a Palermo da poche settimane. Il governo Crocetta, col via libera di Roma, ha usato, per coprire quelle voci, un miliardo del cosiddetto Fondo di sviluppo e coesione. Ha deciso, in pratica, di sacrificare le spese destinate agli investimenti e alle infrastrutture per coprire il “buco” di bilancio. Un buco al quale i tanto annunciati, nel corso di questi due anni, tagli del governatore, hanno solo fatto il solletico. Un miliardo, quindi, arriverà dalle spese per gli investimenti. “Andiamo verso una situazione drammatica, – ha detto il leader siciliano della Cgil, Michele Pagliaro – perché in questo modo, senza investimenti, sarà veramente difficile fare crescere il Pil della regione e ci si ritroverà a confrontarsi con una situazione economica e sociale sempre più difficile”. Una ipotesi, tra l’altro, che non sarà riproposta in vista del prossimo bilancio. Ed è già stata esclusa, ad esempio, dal sottosegretario Davide Faraone. Bisognerà insomma trovare un miliardo, già l’anno prossimo. E persino di più tra due anni. Mentre nel frattempo non ci sono le “carte” che certificano l’esistenza reale di 450 milioni. Perché nel frattempo, in questo bilancio col quale il governo ha messo un po’ di polvere sotto il tappeto. Anche il congelamento delle rete di mutuo, ammesso che la Cassa depositi e prestiti dia davvero il via libera, non fa che “posticipare” le rate di due anni. Quando bisognerà riprendere a pagare anche quelle. Nella speranza che la “bomba Sicilia” non sia già esplosa.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI