Caos Area metropolitana |Barbagallo: "Provincia spezzata" - Live Sicilia

Caos Area metropolitana |Barbagallo: “Provincia spezzata”

Nella partita dell'area metropolitana di Catania si giocano equilibri politici e burocratici.

CATANIA – È stata la Provincia regionale ad offrire il pranzo di ieri agli ospiti del seminario Nato celebrato a Palazzo degli Elefanti. Curiosità o no, l’ente abrogato da Crocetta si dimostra ancora ricco di risorse e generosità. Nonché integro sotto il profilo geografico. Per poco tempo ancora, però. “Stando alla situazione attuale, l’ex Provincia è di fatto spezzata in tre”. Se ne accorge Antony Barbagallo, deputato Ars del Pd e sindaco di Pedara. Secondo la legge partorita lo scorso marzo all’Ars, entro il 28 settembre i consigli comunali avrebbero dovuto decidere se sganciarsi o no dalla Città metropolitana o dal Libero consorzio di riferimento. Nel caso etneo, “rimanendo Paternò e Belpasso con Catania – spiega Barbagallo – viene a mancare la continuità territoriale tra l’area catalatina e la ionico-pedemontana. Siamo in presenza quindi di tre nuovi enti. Ora, la politica e l’aula devono trovare una soluzione”.

Insomma, una trasformazione geopolitica che era già nelle premesse del testo partorito all’Ars e che oggi appare come una svista. Quasi un effetto collaterale della riforma degli enti locali fortemente voluta da Rosario Crocetta e che sin dalle prime battute ha risvegliato antichi furori campanilistici. Quello di Acireale su tutti, che già da tempo ha varato l’uscita dalla Città metropolitana a braccetto con Aci Catena e Aci Sant’Antonio. Nicolosi, Trecastagni e Zafferana etnea, invece, solo in extremis hanno scongiurato la scissione, preferendo disertare il passaggio in aula. Una scelta tutta politica che ha come movente la mancata attribuzione delle competenze specifiche ai Liberi Consorzi, che al momento restano una scatola amministrativa tutta da riempire. Un risiko complesso e variabile, che però ha determinato come appendice l’impossibilità per Pedara di decidere. Venendo meno qualsiasi altro vincolo di continuità territoriale al di fuori dell’Area, il comune a guida Barbagallo è costretto ex legge a marciare con Catania.

Intanto da sud, o meglio da Caltanissetta, in ben quattro comuni hanno bussato ufficialmente alle porte del Consorzio catanese. A Gela si è addirittura celebrato il referendum popolare, ma il quorum sarebbe insufficiente. Hanno già le valigie in mano, invece, Butera, Niscemi e Piazza Armerina. “L’idea che i comuni siano liberi consorziarsi purché vicini è stata poco felice. La politica avrebbe dovuto stabilire e perimetrare i confini di un ente che si è voluto di secondo livello”, tuona ancora Anthony Barbagallo. “Questa legge – sottolinea – è carica di criticità, partita malissimo e finita anche peggio. Frutto della pessima gestione dei lavori in commissione prima, gravata poi dai voti segreti e dagli emendamenti. Solo io – rivela – ne ho proposti almeno venti. Troppe commistioni. Insomma, una porcata”.

Barbagallo è critico anche sull’attuale configurazione delle Città metropolitane in Sicilia: “Il numero è sproporzionato. Fossero stati applicati i criteri della Delrio (le legge nazionale che riordina gli enti locali, ndr), solo Palermo avrebbe avuto i requisiti necessari. Messina sarebbe fuori e per Catania ci vorrebbe un emendamento ad hoc”. Tuttavia, per il deputato dem, quella stilata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a fronte della confusione presente, resta tuttavia un’ipotesi percorribile: “O si crea un’unica Città metropolitana a Catania, grande quanto tutta la Provincia; o, se si va verso uno spezzettamento, guarderei bene a un Consorzio con Caltagirone capofila e al cosiddetto Etna-Taormina con Acireale in testa”.

È pero sul nodo dell’elezione del Presidente della Città metropolitana che si addensano i livori. Stando al quadro normativo attuale, il capo sarà di diritto il sindaco di Catania. Qui Barbagallo perde la flemma: “Bisogna dare – alzando i toni – la voce ai cittadini.  Le possibili competenze su turismo, beni culturali, pianificazione territoriale, acqua, sono troppo importanti per non avere un voto . Non si può procedere senza. In fondo – aggiunge il sindaco di Pedara – anche la Delrio prevede la possibilità del suffragio popolare”. E parte una freccia verso il capoluogo etneo: “Non c’è pericolo, tuttavia, anche in una elezione diretta, Bianco vincerebbe”.

A conti fatti, è il primo cittadino di Catania ad essere il principale sponsor della Delrio in Sicilia. Nulla di nuovo. Quello della Città metropolitana è uno dei cavalli di battaglia di Bianco sin dalla campagna elettorale. A Gravina, il sindaco del capoluogo etneo ha voluto addirittura presenziare alla seduta consiliare in cui è stata votata l’adesione alla nuova entità. Tra i sì, ma con riserva, anche quello di Massimiliano Giuammusso, espressione del centrodestra pracaloto: “Se penso alla mia comunità di riferimento, non potevo non votare così. Guardando in grande, però, mi preoccupa che si vada verso un nuovo corso dove i cittadini sono espropriati del diritto di voto. I componenti del futuro Senato – spiega – verranno di fatto scelti dai partiti. Insomma, altro che abolizione di enti inutili, si è varata una operazione cosmetica. E in questo quadro, qualora venisse recepita la legge nazionale, Bianco – conclude Giammusso – si candida al essere contemporaneamente sindaco, presidente della Provincia e senatore”.


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