Il carcere senza legge | E adesso ci arrabbiamo? - Live Sicilia

Il carcere senza legge | E adesso ci arrabbiamo?

L'orrore dell'Ucciardone
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Le galere siciliane sono luoghi senza legge. Il carcere “Ucciardone” a Palermo è l’inferno, anche se non è colpa del suo direttore e dei suoi agenti. Rita Barbera, che ha preso il timone del vecchio edificio borbonico, è un ottimo funzionario (come lo era Maurizio Veneziano) che ha svolto un egregio lavoro al Malaspina. Una figura silenziosa e preziosa di servitore dello Stato.
Siamo ad agosto, col caldo l’Ucciardone, da invivibile che è diventa insopportabile. Ecco un comunicato-racconto.

“Pino Apprendi, deputato all’ARS, ieri ha visitato il carcere dell’Ucciardone di Palermo, insieme a Giuseppe Bruno, componente dell’esecutivo nazionale dei giuristi democratici e Vincenzo Scalia, componente del direttivo nazionale dell’Associazione Antigone. “Per prima cosa intendiamo denunciare il Comune di Palermo che da oltre due anni non risponde ad una nostra richiesta mirata ad offrire un minimo di decenza all’attesa fuori dal carcere, dove donne, bambini ed anziani, familiari dei detenuti, sia in estate che in inverno per intere ore sono esposti a tutte le intemperie, caldo, freddo ecc.. Il sindaco con poca spesa potrebbe intervenire per alleviare le lunghe attese dei parenti” , dice Pino Apprendi.

Bisogna impegnare il Governo Nazionale, continua il deputato, affinchè, rapidamente, vengano ristrutturate tutte le sezioni dell’edificio borbonico, la cui costruzione risale al 1834 con una visione detentiva adatta a quei tempi. La ristrutturazione e l’adeguamento a nuove normative effettuate nell’ ottava sezione aprono uno spiraglio di speranza”. “Al momento solo la 4^ e l’8^ sezione danno la possibilità ai detenuti di fare la doccia quotidianamente, il resto la doccia riescono a farla 3 volte a settimana. In maniera superficiale si trascura l’apporto del servizio di psicologia che ha a disposizione soltanto 20 ore al mese da dedicare alle 545 persone recluse a tutt’oggi, a fronte di una previsione regolamentare prevista di 292 unità, con un solo medico disponibile dal pomeriggio fino alle 8 dell’indomani mattina. Il sovraffollamento è ormai diventato cronico e nello stesso tempo tollerato. Al capitolo servizi sociali per un anno sono disponibili 11.860 euro che comprendono anche l’attività ricreativa. Abbiamo richiesto un prezziario dello spaccio alla d.ssa Rita Barbera, direttore della casa circondariale, per fare delle verifiche e potere dare risposte alla protesta dei giorni scorsi.

Ma se i detenuti stanno male, gli agenti penitenziari non ridono. Abbiamo visitato la vecchia caserma che ospita gli agenti che altro non è che una vecchia sezione dove morì avvelenato Pisciotta, cugino del bandito Giuliano. Entrando nella suddetta caserma, si prova la stessa sensazione che si prova entrando nelle celle della casa circondariale, perché questo non erano altro che queste stanzette, e le docce sono in comune con scarsa privacy. Le unità di agenti previste per il servizio sono 530, ma in realtà vi è una disponibilità di 399 divise in 4 turni, che a causa dei numerosi compiti di cui sono gravati, quasi sempre dal pomeriggio alla mattina successiva, la forza presente si riduce a 20 unità complessive. Lo stress e la fatica sono di casa. Bisogna fare qualcosa e subito; non è pensabile che si possano creare le condizioni per rieducare e redimere chi sta in carcere con l’attuale stato delle cose. Chiedo al Presidente della Regione Raffaele Lombardo un intervento energico nei confronti del Governo Nazionale, che ne ha competenza assoluta, affinchè destini nuove risorse alle carceri siciliane, per il reinserimento e per le attività sociali e ricreative dei detenuti; inoltre mi preme chiederea al Presidente della Regione Siciliana di intervenire, al di là di ogni polemica, perché le competenze sanitarie delle carceri passino immediatamente alla regione, essendo la nostra l’unica a statuto speciale che, ancora, non ha provveduto”.

Pino Apprendi è uomo sensibile al tema, ma non basta. Serve una mobilitazione generale. Serve che vi svegliate voi, cari lettori e che cominciate a sbattere le vostre metaforiche scodelle su quelle sbarre, da fuori. Non sono coinvolte, nel nostro ragionamento, la certezza della pena, l’ndulgenza, la debolezza. Non cerchiamo sconti, né favori per nessuno. Solo non capiamo come si possa tollerare una situazione così lampante nella sua atrocità. Non comprendiamo come i cittadini accettino uno scempio conclamato, un mostro che viola le garanzie costituzionali ed elementari, nel territorio della repubblica. Non sappiamo come si possa essere così sordi e ciechi, tanto da tralasciare il grido che arriva dall’Ucciardone. Non immaginiamo da dove derivi una tale indifferenza, mentre ci sono persone che cuociono al sole, in cella. Arrabbiamoci, per cortesia. Anzi, di più, e scusate la licenza. Incazziamoci


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