Il caso del debito fuori bilancio | A chi sono andati i 132 milioni - Live Sicilia

Il caso del debito fuori bilancio | A chi sono andati i 132 milioni

L'Ars ha paura di dare il via libera alla sanatoria. Tra i pagamenti effettuati, anche quelli ad aziende coinvolte in indagini giudiziarie.

PALERMO – Sono fuggiti dall’Aula, facendo venir meno il numero legale. E non si sono presentati nemmeno in Commissione bilancio, dove li attendevano fiduciosi il presidente Vincenzo Vinciullo e il vice Riccardo Savona. Un’attesa inutile. I deputati dell’Ars non hanno alcuna intenzione di mettere la propria firma sull’approvazione del mega-debito fuori bilancio da 132 milioni di euro. Una vera e propria sanatoria, nonostante molto spesso non si conosca con certezza, così come è stato ammesso candidamente dai dirigenti dei vari dipartimenti regionali, la genesi di quel debito: soldi usciti dal cassiere ma mai registrati in bilancio. Frutto quasi sempre di decreti ingiuntivi che hanno visto soccombere la Regione. Ma perché la Regione ha perso? Chi ha sbagliato? E le somme sono state erogate nella maniera giusta o ci sono errori e doppioni? Il ddl che ieri e l’altro ieri è stato discusso inutilmente a Sala d’Ercole, insomma, propone un “colpo di spugna”, consentito dalle norme ovviamente. Ma che fa tremare i deputati: “E se incorressimo in un enorme danno all’erario?” si chiedono in tanti.

La proposta: “Si approvi col voto segreto”

“Si voti col voto segreto”, la proposta di Riccardo Savona, deputato di Forza Italia, mentre il Nuovo centrodestra ha chiesto senso di responsabilità agli alleati della maggioranza, visto che il “no” al debito fuori bilancio bloccherebbe anche l’approvazione del rendiconto. “Bisogna avere il coraggio – dice allora Savona – di affrontare questa questione, non possiamo restare così a galleggiare. Se la paura è troppa, si voti col voto segreto, così nessuno potrà incorrere in nessun problema. Ma si dica anche la verità: questa – precisa Savona – è una vera e propria sanatoria e in molti casi non siamo riusciti a venire a capo della genesi di quel debito e se davvero i soldi sono finiti in quelle tasche”.

L’elenco dei pagamenti

Ma quali tasche? La documentazione giunta in Commissione bilancio è sotto certi aspetti molto dettagliata. O meglio, pur dovendo registrare come, in molti casi, dagli assessorati non fossero giunte “le motivazioni – si legge negli allegati al ddl – che hanno impedito la normale emissione dei relativi titoli di spesa di regolarizzazione” e che anzi in qualche caso la giustificazione fosse legata all’impossibilità di rinvenire i fascicoli, dal cassiere Unicredit è arrivato l’elenco delle uscite, dal 1999 al 2015. Quelle che formano, insomma, il debito fuori bilancio.

I pignoramenti dei lavoratori

Un debito diversamente suddiviso tra i rami dell’amministrazione. Quello che fa capo alla Presidenza della Regione ad esempio ammonta a oltre 5,5 milioni di euro. A chi sono andati i soldi che hanno prodotto il debito? Le voci come detto sono tante. In molti casi, si legge nella relazione allegata al ddl, si tratta di pignoramenti da parte di lavoratori a tempo determinato che hanno chiesto il riconoscimento di alcuni arretrati ed emolumenti vari. Ma non solo. Ecco saltare fuori anche cifre di grossa portata, anche in questo caso dovute ad atti ingiuntivi e pignoramenti. È il dei quasi 200 mila euro per la società Medical System erogati nel 2005, o ai 900 mila euro che la Regione ha riconosciuto nel 2011 all’azienda Sicilia Hidro spa, dell’anno scorso è invece il pagamento da oltre 1,3 milioni per l’azienda “Ast Sistemi srl” controllata dall’Ast.

Le aziende finite nelle inchieste

Quasi identico alla Presidenza il debito fuori bilancio creato all’assessorato Attività produttive: 5,8 milioni di euro. Le spese maggiori sono state destinate ad Antonio Coppola in qualità di curatore del fallimento della società Sirap. Quest’ultima era una società a partecipazione regionale creata per la realizzazione di aree attrezzate per l’artigianato che nel 1987 stipulò una convenzione con la Regione Siciliana per la costruzione di 11 aree per un importo di 200 miliardi di lire. L’azienda però finì nei primi anni ’90 nell’inchiesta “Mafia-appalti”. Quel nome ritorna nelle spese fuori bilancio: nel 2015 il cassiere ha pagato quasi 2 milioni per il fallimento. Alla società di pubblicità Publikompass nel febbraio del 2013 sono andati 833 mila euro e alla “Grano & dintorni” quasi 400 mila euro nell’aprile del 2013. Anche in questi casi cifre riconosciute a seguito di sentenze dei tribunali.

Più alti i debiti fuori bilancio del dipartimenti dei Beni culturali: 6,7 milioni di euro. Oltre alle cifre destinate a singoli cittadini, ecco quasi 680 mila euro erogati nel 2010 al Brass Group, e diverse partite per circa un milione di euro complessivi destinati al “Consorzio Cult” e centinaia di migliaia di euro per la società “Alimentaria Sicilia spa”. Di oltre 4,4 milioni il debito creato nell’assessorato all’Energia: più di un terzo di quel debito riguarda pagamenti effettuati tra il 2013 e il 2014 all’azienda Di Vincenzo spa, Lo stesso nome dell’azienda il cui titolare, Pietro Di Vincenzo, ex presidente di Assindustria Caltanissetta ed ex presidente regionale dell’Ance, è stato condannato, proprio in quegli anni, per estorsione e fondi neri.

I soldi agli enti di formazione

Il debito dell’assessorato famiglia invece sfiora i 6,2 milioni di euro. In questo caso, una bella fetta è andata all’ente di formazione Anfe: più di un terzo della cifra, in diversi pagamenti tra il 2010 e il 2011. Se il debito fuori bilancio delle Autonomie locali, poi, è irrisorio così come quello del Territorio, mentre ancora oscuro è il dettaglio del debito della Formazione professionale (che ammonta comunque a oltre 40 milioni) è di oltre 27 milioni e mezzo quello creato nell’assessorato alla Infrastrutture e mobilità. Molto spesso per cifre riconosciute a società di trasporti tra cui gli oltre 2 milioni complessivi alla Sais di Palermo, ma soprattutto i 13 milioni e mezzo che la Regione nel 2014 ha dovuto riconoscere alla “Ustica Lines”.

Avvocati e aziende farmaceutiche

All’assessorato all’agricoltura, invece, il debito fuori bilancio di oltre 16 milioni è democraticamente spalmato su centinaia di voci spesso dai piccoli importi: molti di questi destinati ad avvocati (Claudio Di Stefano e Vincenzo De Marco i nomi più ricorrenti). Molto simile il debito debito fuori bilancio creato all’assessorato alla Salute (16,5 milioni circa): tra questi, ecco 150 mila euro per la “Congregazione delle suore ancelle della divina provvidenza” erogati nel lontano 2004, e poi soprattutto partite riguardanti aziende farmaceutiche come Farma hospital, Farmafactoring, Novartis, Abbot, Ge.Fi Medical. La stragrande maggioranza di queste spese sono state compiute prima del 2011. Al Turismo, infine, oltre 2,5 milioni il debito: la maggior parte di questo è per pagamenti che vanno da quello effettuato nel 1999 in favore del Teatro Massimo (785 mila euro) a quello del 2015 rivolto alla società “Terzo Millennio srl” (186 mila euro). Perché la storia del debito fuori bilancio è anche un po’ la storia finanziaria, densa di ombre e dubbi, della Sicilia.


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