CATANIA – Non risponderanno all’invito a comparire emesso per il prossimo 5 aprile davanti dal Pm Andrea Bonono, della Procura distrettuale di Catania, il comandante della nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms, Marc Reig, e la capo missione, Ana Isabel Montes Mier, per essere sottoposti a interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta sul soccorso nel marzo scorso di 218 migranti. I due sono indagati per immigrazione clandestina e associazione per delinquere, ma quest’ultimo reato non è stato riconosciuto dal Gip di Catania che ha confermato il sequestro della nave, eseguito il 18 marzo scorso a Pozzallo dalla squadra mobile di Ragusa, ma non quello associativo. Per questo, spiegano gli avvocati Rosa Emanuela Lo Faro e Alessandro Gamberini in un documento depositato alla Procura distrettuale, i due indagati non si presenteranno ritenendo come sede naturale del fascicolo, che non ha cambiato numero di registro, la Procura di Ragusa a cui il Gip etneo ha disposto la trasmissione degli atti.
L’invito a comparire, secondo i legali, “conferma la sgradevole sensazione, già visibile a leggere i comunicati stampa della Procura di Catania, che l’esercizio della giurisdizione sia condizionato fortemente da una scelta ideologica che pretende a tutti i costi di monopolizzare le indagini in questa vicenda, con inevitabile pregiudizio dell’obiettività nell’esercizio della funzione”. Gli avvocati Alessandro Gamberini e Rosa Lo Faro, confermando di avere “presentato una nota alla Procura di Catania, con la quale preannunciamo la nostra scelta di non presentarci all’interrogatorio” perché, a loro avviso, “non è il giudice naturale precostituito per legge” e quindi è “sprovvisto di competenza territoriale”. Per i legali la competenza è a Ragusa dopo la decisione del Gip di Catania di non contestare l’associazione per delinquere nel confermare il sequestro della nave, ma soltanto l’immigrazione clandestina.
La Procura di Catania, sostengono i legali in una dichiarazione congiunta, “ha sorprendentemente disposto la citazione per rendere l’interrogatorio dei nostri difesi, con un capo di incolpazione identico a quello per il quale aveva disposto il sequestro della nave Open Arms” e “l’invito a comparire viene recapitato nonostante il provvedimento del Gip di Catania che, ritenendo non seria l’imputazione associativa, ha ordinato la trasmissione degli atti alla Procura di Ragusa per competenza”. Per gli avvocati dei due indagati è “una citazione irrituale anche da un punto di vista formale, perché è stata disposta nello stesso procedimento sul quale è intervenuto il provvedimento del Gip”. “Libera formalmente – osservano gli avvocati Gamberini e Lo Faro – la Procura di Catania di indagare sull’esistenza di fantomatiche associazioni per delinquere, aprendo un altro procedimento. Meno libera, peraltro, di arrogarsi un’indagine sullo sbarco a Pozzallo dell’Open Arms già trasmessa alla Procura di Ragusa. Un gesto che – ritengono i due penalisti – da un lato, suona beffardo nei confronti di quest’ultima Procura che si vede, per così dire, sottratta l’indagine sul nascere e, dall’altro, irridente nei confronti del provvedimento del Gip di Catania”. “Vorremmo ricordare – aggiungono i due penalisti – che la competenza territoriale del giudice è alla base della legittimità della giurisdizione, essendo il rispetto del ‘giudice naturale precostituito per legge’ un principio cardine del nostro ordinamento, previsto dall’art. 25 comma 2 della Costituzione. In questo contesto – chiosano gli avvocati Alessandro Gamberini e Rosa Lo Faro – abbiamo presentato una nota alla Procura di Catania, con la quale preannunciamo la nostra scelta di non presentarci all’interrogatorio”.
(ANSA).