Un tempo si diceva che ci si riposa solo da morti. Ma adesso forse non basta neanche quello, almeno a Palermo, almeno al cimitero dei Rotoli. La prassi è questa, ci spiega Francesco Perez, capo squadra dei seppellitori: “Le salme vengono portate nei campi depositi e là aspettano quattro, cinque mesi, fin quando non prendono il posto dei morti che sono nelle sepolture sequestrate, per poi venire definitivamente inumati”. Insomma una salma che trova pace e quiete solo dopo almeno tre spostamenti. Dura la condizione da morti, ma se possibile, ancora peggiore quella dei vivi.
“C’è stato levato anche lo spazio per il dolore. Abbiamo perso la dignità di poter dare giusta quiete a chi va nella casa del Signore. Non abbiamo nemmeno un angolo privato per piangere il nostro caro”. Sono le parole di uno uomo che preferisce non essere menzionato e che ha l’amaro in bocca. Stamattina era andato a piangere suo cognato, appena scomparso, ma nella città dei morti ma soprattutto “dell’abbandono”, non c’è spazio per piangere. E infatti nella sala Bonanno, il campo deposito, troviamo affollate delle bare con dentro tutte le salme in attesa di uno luogo. Così, si è davvero sfortunati se il proprio amico o parente defunto si trova in fondo alla sala perchè anche portare un fiore diventa un lusso, a meno che non si voglia, si abbia la forza, di fare lo slalom tra le bare.
Eppure anche in questo caso bisognerebbe considerarsi “fortunati”, almeno più di chi trova seppelliti i propri cari nella cosiddetta “zona interdetta” del cimitero, perchè anche a voler fare lo slalom non potrebbe neanche entrare. Pena, una multa. Infatti, sotto la parete rocciosa, una zona del cimitero è stata messa in sicurezza a causa di alcune frane, così questa è oggi inaccessibile. “La famiglie hanno ragione ma non possiamo far nulla”, continua Perez. “Noi eseguiamo le disposizioni. La gente se la prende con noi, noi li ascoltiamo e ci stiamo muti. E cosa potremmo dire? Rispettiamo il dolore e basta”.
Tutti intorno è degrado. I cestini sono pieni di immondizia, le aiuole di erbacce, da circa sette mesi (nella zona 51) dopo una tempesta di vento è caduto un tronco d’albero e da allora nessuno l’ha rimosso, così adesso “giace” anche lui sopra una tomba, abbondonato al suo destino. E alle zanzare anche, le uniche più che vive in questa necropoli. Secondo alcuni operatori della Gesip l’ultima volta che l’Amia ha fatto una disinfestazione è stato l’anno scorso, secondo altri, di anni ne sono passati almeno tre. Sta di fatto che l’assalto è impressionante.
“La gente arriva già straziata dall’improvvisa mancanza di qualcuno, e deve sottoporsi a tutto questo. Ma ormai ci si comincia a rassegnare. Si sa qual è la situazione e non si ha voglia di combattere, forse non c’è più lo spazio per la rabbia”, dice Nicola Presti, che lavora cimitero. “Le persone arrivano già consapevoli di cosa li aspetta. Però -aggiunge- i lavori di messa in sicurezza della parete rocciosa dovrebbero inziare a settembre, così appena finiranno si libereranno almeno 1000 posti, infatti l’area è grande circa un quarto del cimitero”. Insomma almeno la sala deposito non esisterebbe più.
Per molti invece l’unica soluzione possibile è quella della cremazione: “Bisogna fare i conti con i numeri dei morti, se non c’è lo spazio per tutti è l’unica scelta possibile”. “Questo è lo specchio di Palermo”, conclude Presti. “Noi qui sopravviviamo. A cauci e muzzicuni”.