PALERMO – L’ultimo ostacolo è stato superato. Adesso, la norma sui tetti agli stipendi d’oro alla Regione è legge. Mentre è giunto anche l’ok definitivo al pagamento degli stipendi meno “prestigiosi”, ma fondamentali e lungamente attesi, di migliaia di lavoratori siciliani. Almeno fino a fine mese.
Il commissario dello Stato Carmelo Aronica, ha fatto passare quasi interamente la “manovrina” finanziaria, bocciando solo un comma. Quello che prevede il trasferimento di due milioni di euro alla Resais per il pagamento delle pensioni degli ex dipendenti dell’Eas. Insomma, il tetto da 160 mila euro agli stipendi (e anche alle pensioni) è legge. Ma che significa? E in che modo verrà applicato? Su questo permane ancora qualche dubbio. Che verrà sciolto dalle circolari applicative che verranno emanate dal dipartimento della Funzione pubblica.
Il vero nodo da sciogliere è l’immediata applicabilità della norma. Se la riduzione, insomma, come previsto dall’articolo 13 della manovrina appare operativa fin dal primo luglio prossimo, o se, come in molti hanno sottolineato, questa possa invece essere applicata solo in sede di rinnovo contrattuale. Solo il quel caso, insomma, potrebbe essere applicato il nuovo limite. Ma dagli uffici della Regione fanno sapere, pur in attesa delle circolari applicative, che il tetto può considerarsi operativo fin dal primo luglio. E gli stipendi da tagliare sono molti e “prestigiosi”.
A catena, la riduzione dei compensi dei regionali riguarderà come detto i direttori generali delle società partecipate o a vario titolo controllate dalla Regione. Al limite massimo di 160 mila euro dovranno attenersi anche questi manager. Alcuni di loro (è il caso ad esempio del direttore dell’Arpa Licata di Baucina, di quello dell’Irsap Francesco Barbera), al momento guadagnano cifre che oscillano tra i 210 e i 240 mila euro.
La norma, si ricorderà, era stata molto discussa all’Ars. Dove alcuni deputati avevano sollevato un problema di “incostituzionalità”. Sottolineato anche dal presidente dell’Assemblea Ardizzone che aveva rimandato all’articolo 14 dello Statuto speciale. Un articolo che, di fatto, affida all’Ars la competenza esclusiva sullo stato giuridico ed economico dei dipendenti regionali.
Un “rischio di incostituzionalità” aggirato dai tecnici di Palazzo d’Orleans, limitando gli effetti del “tetto” a un triennio. Il limite introdotto, quindi, non è sine die. Ma la scelta di limitare la riduzione al triennio ha ancorato la norma ai principi di salvaguardia della finanza pubblica. Una norma, insomma, necessaria alla riduzione della spesa. Che non viola i principi cui aveva fatto riferimento Ardizzone e anche molti deputati.
Così, col via libera del Commissario dello Stato, si “infrange” un vecchio tabù. Quello dell’intangibilità degli stipendi dei regionali. Ma soprattutto, arriva una boccata d’ossigeno a migliaia di lavoratori (Forestali, Esa, Eas, Teatri, enti collegati alla Regione) che attendevano da tempo, dopo l’impugnativa-choc alla Finanziariaria dello stesso Commissario Aronica che oggi ha lasciato passare quasi intatto il ddl .
E il presidente Crocetta può esultare. “La manovra salva stipendi – ha detto il governatore – è stata giudicata legittima da parte del commissario dello Stato togliendo dal campo una serie di polemiche che hanno portato al ritardo inspiegabile di approvazione di una legge necessaria per i lavoratori e per i comuni. Anche le parti che più erano state messe in discussione, – continua il presidente – come quelli dei fondi ai comuni, ai forestali e al Ciapi sono state dichiarate legittime dal commissario dello Stato. Questo dà ragione a chi come me voleva una manovra più ampia che coprisse gli stipendi, le spese per i teatri, per le associazioni per la legalità, già in questa manovra per tutto l’anno. Comunque, ritengo che non sia il momento di fare polemica, ma quello di costruire un percorso unitario che porti avanti lo sviluppo della Regione. Il governo sta già lavorando per la manovra finanziaria bis definitiva e nel giro di pochi giorni sarà in grado di inviarla al Parlamento, per chiudere definitivamente una storia di scontri che sono stati pagati solo dal popolo siciliano e in particolare dai lavoratori, dal mondo della cultura e dell’associazionismo sociale. Già questa sera mi confronterò con l’assessore al Bilancio – aggiunge Crocetta – per definire alcune questioni, ma i principi base della finanziaria bis saranno quelli di continuare la politica di risanamento che ha portato nel 2013 a un attivo di bilancio di 400 milioni e alla riduzione del buco di bilancio da un miliardo a 250 milioni, senza massacro sociale, promuovendo le politiche di sviluppo delle imprese e la solidarietà nei confronti dei deboli. Fondamentale sarà l’istituzione nella nuova manovra, del fondo rischi per i residui attivi, per dare certezza ai conti della Regione. Intanto con la conferma del commissario dello Stato, dopo l’approvazione del patto di stabilità da parte del Ministero dell’Economia, sono state sconfitte le idee catastrofiste dei profeti di sciagure che lavorano per delegittimare il sistema democratico, non accettando il risultato delle elezioni che hanno eletto un presidente voluto dal popolo. I risultati della nostra azione sono chiari e noi siamo fiduciosi sia sulla ripresa economica e finanziaria della Regione sia su quella di un rasserenamento del confronto politico all’interno della maggioranza e con l’intero Parlamento. Avevamo ragione – conclude Crocetta – e spero che qualcuno lo riconosca”.