Il Dem, il moderato o il “civico” | Centrosinistra, rebus candidato - Live Sicilia

Il Dem, il moderato o il “civico” | Centrosinistra, rebus candidato

Ore decisive per la scelta del candidato. Orlando propone Micari. Gli altri nomi in ballo.

Verso le regionali
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PALERMO – Somiglia sempre più a un’equazione impossibile. Il centrosinistra continua a rompersi il capo alla ricerca di quell’incognita inafferrabile: il candidato alla presidenza della Regione in grado di mettere d’accordo tutti. Capace, cioè, di estendere i confini dell’alleanza, tenendo insieme anche mondi diversi come quelli che fanno capo alla Sinistra Italiana e ai moderati di Alfano, come gli uomini di Orlando e quelli di D’Alia. Un nome in grado, poi, di disinnescare la possibile guerra tutta interna al Pd.

Tutto verrà chiarito nelle prossime ore. Continuano infatti, serrati, gli incontri e i colloqui. Oggi è la volta degli uomini di Mdp e Sinistra Italiana, convocati da Leoluca Orlando a Palazzo delle Aquile. Ma è solo una delle tappe che dovrebbe infine portare all’incontro chiarificatore. Con chi? C’è da sciogliere, infatti, ancora il dubbio relativo alle oscillazioni di Angelino Alfano. Nel Pd sono convinti che col Ministro degli Esteri l’accordo è chiuso. Ma nulla è scontato. E così, da un lato si lavora a questa coalizione “più ampia possibile”, dall’altro si fatica per individuare un nome che, una volta messa insieme la “squadra”, non la faccia saltare in aria. E le strade, a questo punto, sono tre.

La guerra interna ai Dem

Quella che oggi appare meno percorribile porta a un candidato del Partito democratico. Lo stesso segretario nazionale Matteo Renzi, infatti, avrebbe fatto sapere ai suoi che la prima scelta è quella di un candidato “civico”. Il rischio, insomma, che la sconfitta di un dirigente del Pd possa ricadere sull’esito delle vicinissime elezioni politiche è troppo grande. Ma i big del partito sono attivi già da un po’. Un “poker d’assi” pronto a lanciarsi nella competizione elettorale. Ma l’ipotesi al momento è di fatto impraticabile. Perché attorno ai nomi di Davide Faraone, Giuseppe Lupo, Antonello Cracolici e dell’uscente Rosario Crocetta, non solo è impossibile oggi trovare un accordo (che coinvolga anche gli altri partiti della coalizione), ma è assai alto il pericolo di nuove faide interne. Non a caso, le primarie dapprima richieste a gran voce da Faraone e in un secondo momento da Crocetta sono state riposte nello sgabuzzino. In un primo momento col “pretesto” dell’attesa di Piero Grasso, poi con l’esigenza di “tenere unita” la coalizione. Anche se in queste ore diversi dirigenti Dem sembrano impegnati a evitare comunque lo “strappo” col governatore. Lo stesso Cracolici ha in parte difeso l’esperienza del governo Crocetta. E così, si cerca un candidato che vada bene anche a lui. Che “riconosca”, cioè, Crocetta come pezzo importante della coalizione. Che non insista sul tasto della discontinuità, dell’abiura. Convincendo il presidente gelese a rinunciare alla corsa in prima persona.

Il moderato

Comunque vada, Renzi non sembra intenzionato a metterci la faccia. Anzi, il Pd sarebbe anche pronto, “nell’interesse dell’alleanza”, a “cedere” l’onore della candidatura a un esponente moderato. A chi? Anche in questo caso, i nomi dividono, piuttosto che unire. E rischiano paradossalmente di creare nuove crepe persino tra gli stessi centristi. Il nome che sarebbe stato più gradito alla segreteria regionale del Pd è quelli di Gianpiero D’Alia, che nel frattempo ha “rotto” con Crocetta (dopo essere stato il primo a candidarlo cinque anni fa) rafforzando l’idea ultimamente assai trendy della “discontinuità” dal governo regionale. Ma tra i moderati, ecco anche quelli di Angelino Alfano che giocano “a cavallo” tra i due tavoli. L’ipotesi di accordo col centrosinistra sembra più orientata a ottenere rassicurazioni a Roma, in vista di una legge elettorale che potrebbe salvaguardare gli uomini di Alternativa popolare. Ma gli alfaniani un loro nome lo hanno avanzato comunque: si tratta dell’eurodeputato Giovanni La Via. Nome che rischia però di dividere ulteriormente, sia perché, appunto, finirebbe per soppiantare l’ipotesi D’Alia, sia perché non è così amato nella Sicilia orientale negli ambienti più vicini al sottosegretario Ap Giuseppe Castiglione. In tutti i casi, la scelta di un candidato moderato allontanerebbe dalla coalizione sia Orlando, che gli uomini di Bersani e di Sinistra Italiana.

Il civico

E così, ecco rifarsi avanti il “modello Palermo”. Rivisto e corretto, ovviamente. Perché la Regione non è il capoluogo. Nonostante il nuovo protagonismo di Leoluca Orlando, impegnato dapprima nel tentativo fallito di convincere Grasso, adesso nella proposta del nome “nuovo”: il rettore di Palermo Fabrizio Micari. Il sindaco ha convocato per stamattina un incontro con i dirigenti di Mdp e Sinistra italiana. Dalla riunione, ragionano fonti della sinistra, dovrebbe emergere una posizione chiara e definitiva rispetto all’ipotesi di creare un ‘campo largo’ assieme al Pd e a forze centriste. Mdp e Si, assieme a Orlando, hanno sempre sostenuto il principio della discontinuità nella scelta del programma e del candidato rispetto al governatore Rosario Crocetta e ai partiti che lo hanno sostenuto.

E in quella riunione potrebbe saltare fuori, appunto, nuovamente l’idea Micari. Un nome che non riscalda e non accende però gli entusiasmi all’interno della coalizione, a cominciare proprio dai dirigenti di Sinistra italiana. Un fatto, quest’ultimo, che non va visto però necessariamente in chiave negativa. Di fronte ai veti incrociati che appaiono inestricabili, di fronte alle proposte che rischiano di scontentare sempre qualcuno, paradossalmente ad avere qualche chance in più potrebbe essere chi, più che “entusiasmare” si limiti a non provocare il “no” di pezzi di coalizione. Il “civico” Micari, così, potrebbe mettere d’accordo tutti. Ma sullo sfondo, ecco la “sfida” col predecessore Roberto Lagalla, considerato un “civico moderato”. Che si sarebbe, nel frattempo, avvicinato all’area che fa capo a Pisapia e Tabacci. Un avvicinamento da “vertigine”, vista la storia dell’ex magnifico e che non sembra convincere ampi pezzi del centrosinistra. Per i quali Lagalla rimane sempre e comunque un ex assessore di Totò Cuffaro.


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