CATANIA. Il problema del centrodestra si chiama centrodestra. Quello che resta, ossia quasi nulla, della coalizione che nel 2008 portò Raffaele Stancanelli a Palazzo degli Elefanti attende il solito segnale da Roma. Per capire come doversi muovere. Per ricalcare in carta carbone a livello locale quanto verrà deciso a livello nazionale. Ed eccolo, così, servito il suicidio del centrodestra etneo. Nonostante ci sia chi fa finta ancora di non accorgersene, sono passati i tempi delle vacche grasse quando ogni tornata elettorale, anche quella per il condominio, si tramutava in un autentico plebiscito per gli ex berluscones che restano intrappolati nelle logiche complicate e farraginose che gli elettori hanno già detto di non digerire più: di non accettare più. Ecco perchè lo sbaglio di Stancanelli e di tutto il centrodestra catanese sta nel restare ad aspettare un segnale dalla Capitale che non arriverà. E se arriverà, sarà quello sbagliato. Catania avrebbe potuto essere sul serio il magma incandescente di un centrodestra che proprio dalle falde dell’Etna arrivava a lanciare la sua azione di riscatto: il classico laboratorio politico. Ed invece, niente. Tutto tace. Ed il silenzio di questo tardo autunno rischia di essere il preludio di una sconfitta sonante.
Certo, le primarie potrebbero essere una soluzione. Un improvviso risveglio di entusiasmo: una ventata innovativa per lo stesso centrodestra. Difficile, tuttavia, che ci saranno. E poi, tra chi? “Sono stato il primo a lanciare l’ipotesi delle primarie; non sono affatto contrario”, disse nemmeno un mese fa a Livesiciliacatania lo stesso primo cittadino. Una dichiarazione che finisce, però, col fare a pugni con quanto pochi giorni fa il deputato regionale Nello Musumeci ebbe a dichiararci: “Le primarie? Per farle sarebbe opportuno che Stancanelli facesse un passo indietro”. Alla fine, è molto probabile che non se ne farà niente. E così, senza una vera legittimazione il prossimo candidato del centrodestra alla poltrona di sindaco di Catania (che sia Stancanelli o chi per lui) rischierà con certezza matematica di essere lavorato ai fianchi dai due candidati del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle. Non è l’elezione ad essere in dubbio ma lo stesso approdo al ballottaggio. Lo sanno anche le pietre. Ma si vuole attendere lo stesso che Roma si pronunci.