Disastro sui media ma poi il nulla |La politica alza un muro di gomma - Live Sicilia

Disastro sui media ma poi il nulla |La politica alza un muro di gomma

In agosto i media hanno raccontato lo sfacelo della Sicilia, dai soldi perduti alla tragedia dei rifiuti. La risposta del Palazzo? Preparare un altro rimpasto.

Il commento
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PALERMO – L’ultima, in ordine cronologica, è apparsa su L’Espresso del 27 agosto. Un’inchiesta di Fabrizio Gatti sulla Sicilia avvelenata dai rifiuti. Dentro anche diverse realtà già denunciate dalla stampa locale, roba da fare accapponare la pelle. Ed è appunto solo l’ultima delle uscite disastrose della Sicilia sui media in questo agosto. Dopo l’ubriacatura di luglio sulla famigerata intercettazione, la stampa, regionale e nazionale, è tornata a fare le pulci ai disastri siciliani. E quello che viene fuori è l’affresco di un tragico fallimento. Fiumi di parole ai quali, però, non segue ancora una volta nessuna conseguenza. E di fronte alla sconfitta dei fondi europei perduti, al ricorso a mani basse a costosissimi esterni in una Regione stracolma di personale che però è tanto mal distribuito da lasciare buchi drammatici laddove servirebbero più risorse, di fronte all’apocalisse della viabilità e allo scenario inquietante dei rifiuti con tutte le possibili ripercussioni sulla salute, il meglio che si riesce a ottenere dalla politica è un dibattito su un nuovo, ennesimo rimpasto di governo.

La lettura di quotidiani e periodici, on line e cartacei, in questo agosto che oggi va a chiudersi racconta il paradosso di una Regione squattrinata che però perde per strada i soldi che le spettano. Uno scempio che grida vendetta. Livesicilia la scorsa settimana facendo un po’ di conti ha quantificato in un miliardo i soldi persi per strada dai governi di Rosario Crocetta tra rinunce e cause perse: fondi Pac, somme per i beni culturali, per le strade, per la Formazione, per l’ammodernamento dell’Isola. Si va dai fondi Pac non utilizzati e quindi tolti alla Sicilia da Roma, un totale di 800 milioni di euro in quattro anni, ai 22 milioni di euro che l’Europa aveva destinato al recupero di alcuni importanti siti culturali siciliani e che la Sicilia, come ha raccontato Repubblica, ha perso anche per carenza di personale. Soldi persi per strada che si aggiungono a quelli che la Sicilia non rivedrà più per via della discutibile rinuncia ai contenziosi firmata da un Crocetta con l’acqua alla gola in cambio di una mancetta romana per la Regione.

È stata anche l’estate dei titoli sui finanizmanti dell’Assemblea regionale a questa o quella festa e sugli uffici periferici della Regione stracolmi di personale, mentre nei gangli strategici dell’amministrazione mancano le professionalità che servono. E anche dell’impietosa inchiesta pubblicata da L’Espresso sulla “Sicilia avvelenata”, una vera e propria carrellata di orrori, dalle serre abusive di Gela con i pomodorini bagnati “con acqua pompata dalle falde contaminate del petrolchimico” alla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea “cresciuta illegalmente, trenta metri più alta del progetto autorizzato”. La ghiotta e maleodorante mangiatoia dei rifiuti siciliani, ricettacolo di veleni, su cui da sempre si appuntano le attenzioni della mafia, è una delle ferite aperte di questa Sicilia in ginocchio. Un sistema oligopolistico e antidiluviano, dove la differenziata resta una chimera con scempi sparsi qua e là per l’Isola e ombre sul sistema di autorizzazioni e controlli che emergono, oltre che dalle inchieste della magistratura, dalle audizioni davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti.

Scrivono, i giornali. Ma non succede mai niente. Il muro di gomma della politica respinge tutto. Anche se le aspettative sono persino peggiori del presente, con il 2016 che si preannuncia “un anno diabolico per le finanze della Regione”, ha detto solo un mese fa il presidente della sezione di Controllo della Corte dei conti, Maurizio Graffeo. La cura? Crocetta ha già fatto sapere che a breve incontrerà gli alleati per procedere agli “aggiustamenti in giunta” che permettano di arrivare a fine legislatura. Altri giri di valzer sulle poltrone di governo, per battere ogni record. Un rimpasto su cui ufficialmente le segreterie dei partiti frenano, indizio prezioso per capire che la partita, come rivelato da Livesicilia è aperta eccome. Il totonomine è già aperto, da Bruno Marziano papabile per l’Agricoltura a Giuseppe Lupo che potrebbe succedere a Baccei all’Economia, passando per i possibili ingressi in giunta di altri deputati come Beppe Picciolo del Pdr. Un gran bel tema di dibattito con cui infarcire le pagine politiche delle prossime settimane. Tra una cronaca e un’altra del disastro di cui la politica si guarda bene dal parlare.


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