L’inchiesta non si ferma qui. Le prime sei condanne di patentopoli sono solo il primo atto della vicenda: con Rosa Maria Mangano, Francesco Biondo, Ignazio Russo, Giuseppe Pagano, Enrico Giannini e l’assolto Giuseppe Varisco, infatti, sono indagate altre 45 persone. Le loro posizioni – incluse quelle di Paolo Coniglio e Francesco Mutolo, finiti agli arresti domiciliari alla fine di settembre nella seconda tranche dell’inchiesta – sono ricostruite nel dossier di 42 pagine di “S” che è possibile acquistare in formato digitale al prezzo di 99 centesimi tramite questa pagina: nel giornale, tutte le accuse rivolte agli indagati e gli scenari aperti dall’inchiesta, ma anche i nomi di tutti i neo-patentati coinvolti nello scandalo e i documenti che hanno permesso agli investigatori di stringere il cerchio su funzionari e titolari di autoscuole.
E l’inchiesta sembra non accennare a fermarsi. Grazie alla collaborazione di Antonino Nobile, il funzionario della Motorizzazione accusato di essere al centro del presunto sistema di mazzette, infatti, gli investigatori stanno mettendo a fuoco il ruolo di tutti i comprimari del sistema, dai colleghi di Nobile ai titolari delle autoscuole compiacenti. E nell’inchiesta sono finiti anche semplici cittadini che avrebbero chiesto ai funzionari di chiudere un occhio sulle revisioni di auto e camion o sul rilascio delle patenti.
Proprio come Coniglio e Mutolo. Il primo, titolare di un’agenzia di disbrigo pratiche a Corleone, stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe infatti pagato “un contributo di 40 o 70 euro”, come ha riferito lo stesso Nobile, per fare accelerare “la pratica di immatricolazione di un piccolo mezzo, nella specie un’autovettura. Se non mi davano i soldi – ha aggiunto il funzionario della Motorizzazione civile di Palermo – le pratiche abbisognavano di più tempo, circa 2-3 giorni”. Mutolo, invece, è dipendente di un’azienda di autotrasporti di proprietà del padre: secondo l’indagine, infatti, avrebbe pagato Nobile per fare accelerare una pratica, ma anche per attestare il collaudo – mai avvenuto – di un camion.