È stata pubblicata venerdì ed è quindi in vigore la nuova legge regionale sugli appalti che modifica le norme in materia di Urega, gli uffici regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici. Una riforma (qui i contenuti) a cui gli addetti ai lavori affidano la speranza di invertire una tendenza drammatica che vede la Sicilia fanalino di coda nella lentezza degli appalti pubblici. Nell’Isola ci vogliono poco meno di sette anni per realizzare un’opera pubblica, il dato peggiore in Italia: in Emilia Romagna la media è di tre anni e nove mesi, la media nazionale è di quattro anni e mezzo (dati del Dipartimento politiche di sviluppo). A incidere molto sulla lentezza della realizzazione sono i tempi morti della burocrazia, che si fanno sentire nella fase di progettazione e di affidamento dell’opera. Con i casi clamorosi che a più riprese vengono segnalati dall’Ance, l’associazione dei costruttori edili. Che oggi sul Giornale di Sicilia richiama l’attenzione su un appalto per la costituzione di 60 case popolari a Ribera. L’iter partì nel 2015, i soldi c’erano, ma dopo 526 giorni e 21 sedute della commissione aggiudicatrice, con in mezzo la solita ordinanza del Tar che blocca tutto, l’appalto non è stato ancora assegnato. A Catania invece non si riesce ad assegnare da 752 giorni la gara d’appalto per un acquedotto che vale 16 milioni. Pochi mesi fa sempre l’Ance denunciava alla stampa altri casi, come quello per la gestione dei rifiuti a Modica che era fermo da più di un anno. Appalti lenti, lentissimi, bloccati da sofferenze burocratiche, cavilli sui cui si fondano ricorsi al Tar, rimpalli di competenze. Non solo: di appalti se ne pubblicano sempre meno. Da gennaio ad agosto dell’anno scorso un calo del 60 per cento. Con solo 17 gare pubblicate in quattro mesi dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti. Riuscirà la pubblica amministrazione a invertire la rotta con le nuove norme? Di ritardi della burocrazia le imprese muoiono.
Emblematica la storia di Piano Battaglia, dove un ritardo burocratico sta ritardando la riapertura degli impianti e rischia di portare alla mobilità del personale. Al netto dell’exploit dei più o meno utili “protocolli” di legalità firmati a iosa dalle amministrazioni pubbliche – l’ultima passerella elettorale in tal senso quella di ieri tra il Comune di Palermo guidato da Leoluca Orlando e il centro Pio La Torre – la politica continua ad arrancare nel risolvere il primo dei problemi, che spesso si rivela anche criminogeno alimentando la corruzione, ossia appunto la lentezza delle pastoie burocratiche. Da questa settimana la nuova legge sugli Urega potrebbe dare una mano a migliorare le cose in Sicilia. Da qui a qualche mese i numeri ci diranno se ci sarà riuscita.