Il duello nella maggioranza | Faraone all'angolo, "blinda" Baccei - Live Sicilia

Il duello nella maggioranza | Faraone all’angolo, “blinda” Baccei

L'azzeramento annunciato dal governatore costringe l'area che fa capo al sottosegretario alla scelta: dentro o fuori. Ma c'è una soluzione che può accontentare tutti. E da Roma fanno sapere: "L'assessore all'Economia non si tocca". Intanto si allontanano le elezioni anticipate. Le puntate precedenti 1) Attacco finale a Baccei  2) Rimpasto o voto? 3) La sfida dei conti.

PALERMO – Il contropiede di Crocetta aveva un obiettivo chiaro: mettere in minoranza Davide Faraone e la sua area all’interno del Pd. I renziani però stanno preparando la loro “contromossa”: “Pronti a lavorare a un nuovo governo. Ma Alessandro Baccei non si tocca”. È la nuova puntata del duello, disputato sul ring teso tra la Sicilia e Roma. Da un lato il governatore, dall’altro il sottosegretario che in questi mesi non è andato giù per il sottile, e ha chiaramente parlato, in occasione delle tante impugnative dello Stato alle leggi siciliane, di governo “poco credibile”.

Con la sua mossa, però, Crocetta ha messo certamente in minoranza Davide Faraone. La decisione di azzerare la giunta costringerà, insomma, il Pd nazionale (insieme a quello regionale) a prendere un decisione. Una qualunque. Scelte che non saranno prive di conseguenze.

Già due giorni fa, del resto, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini avrebbe rassicurato Crocetta: il partito non ha tutta questa voglia di andare alle elezioni anticipate. Esattamente l’esito che avrebbe preferito Faraone, senza farne nemmeno mistero: “Non si può pensare di non andare al voto solo per paura di perdere” aveva detto. E Crocetta aveva a sua volta replicato: “Chi vuole andare al voto, non proponga i propri assessori nella nuova giunta”.

Insomma, Faraone decida: o dentro o fuori. O con Crocetta o contro Crocetta. Perché l’eventuale ingresso in giunta porterà una serie di conseguenze. Intanto, il partito rinuncerà alle elezioni anticipate e deciderà così di condurre a termine la legislatura. Allo stesso tempo, però, il Pd in tutte le sue articolazioni (quello romano e quello siciliano) dovrà “mettere la faccia” su questa seconda metà della legislatura. Su un’avventura di governo finora fallimentare. Anche a detta degli stessi democratici.

Del resto, Crocetta ha rincarato la dose: “Voglio i nomi degli assessori entro sabato, o faccio il governo da solo”. E un governo del presidente, in ambienti renziani, viene visto quasi come una opportunità, per sganciare il proprio destino da quello del governatore. Ma l’area Faraone, in questo caso, è finita in minoranza. Il resto del Pd, da Raciti a Lupo, passando per Cracolici, non ha nessuna intenzione di mollare Crocetta e soprattutto le leve di comando degli assessorati. D’altra parte, quella del governatore è poco più di una boutade. Crocetta sa benissimo, infatti, che non ci sarà nessuna possibilità di proseguire davvero la legislatura se, da un lato, crollasse il ponte – l’unico – in grado di condurre a un bilancio che stia in piedi da solo, e dall’altro se la parcellizzazione del consenso in Aula non consentisse di portare a casa alcuna riforma in questo scorcio di legislatura.

Faraone, però, da una condizione (almeno apparente) di minoranza, sta provando a tirare fuori il proprio asso. Consapevole delle difficoltà che il governatore incontrerebbe in caso di rottura col lato “nazionale” del partito, il sottosegretario e chi gli sta più vicino hanno già fatto sapere: si può discutere di un rimpasto, ma l’assessore Baccei non si tocca. È quella la condizione necessaria, per gli uomini di Faraone. Baccei, infatti, per i renziani rappresenta la “garanzia” del rispetto di alcuni impegni presi dalla Sicilia nei confronti di Roma. La continuità, insomma, del dialogo intrapreso e che si sta “concretizzando” nel Piano di revisione dello Statuto speciale che l’assessore all’Economia avrebbe già presentato a Renzi. E, di fatto, il mezzo col quale imbrigliare il governatore, attraverso la gestione dei conti attorno ai quali gira tutta la Regione.

Una novità però rispetto a vecchi rimpasti c’è. I rapporti tra l’area di Raciti-Cracolici e quella di Faraone non sono conflittuali come un anno e mezzo fa. Il Pd, insomma, sembra voglia prendere una decisione da “partito”. Tutto unito. O dentro, o fuori. Con o contro Crocetta. E l’impressione è che il braccio di ferro tra il governatore e il sottosegretario si concluda con la soluzione che al momento non fa male a nessuno. A cominciare dai deputati che non hanno ovviamente alcuna intenzione di andare presto a elezioni. Proseguendo col governatore che sa bene che senza Roma non potrà mettere a posto i conti. E finendo col Pd, che tutto sommato rinvia, in attesa di tempi migliori, il confronto con il voto dei siciliani.


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