Il Festino della sobrietà e dei "lapini" - Live Sicilia

Il Festino della sobrietà e dei “lapini”

La città e la Santuzza
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Per la 387esima volta tutta la città si è stretta attorno alla sua Santuzza. Nonostante la crisi, le minacce di protesta della vigilia, il bilancio approvato in extremis, ieri sera il Festino ha chiamato a raccolta tutti i figli della Santuzza, in una processione poco sfarzosa ma rispettosa dei canoni irrinunciabili della tradizione. L’elemento di rottura col passato è stato interpretato dalle moto ape addobbate da carretti siciliani, popolate da chitarristi, trombettieri e suonatori di tamburi. A seguire il carro dei pupi di Cuticchio, altro elemento di novità ma in linea con la tradizione popolare, una specie di teatro in movimento che ha ospitato le storie di Orlando, Rinaldo e Angelica. E poi Lei, Rosalia. Il carro che la ospitava era dedicato alle vittime sul lavoro.

La Santuzza, dal Cassaro al Foro italico, ha dominato la scena rubando tutti gli sguardi; sotto di Lei altre 12 sante in carne ed ossa a rafforzare il messaggio del carro: “Sarò come un albero piantato lungo corsi d’acqua”. Un Festino in tono minore, si dirà. Lo hanno scritto in molti, in questi giorni, e lungo il percorso della processione ieri molti fedeli lo hanno bisbigliato. Sarà. Ma al Foro Italico, per lo spettacolo dei fuochi d’artificio, c’erano proprio tutti. Turisti, semplici curiosi e fedeli. Per un momento, come ogni anno, tutta Palermo è rimasta con gli occhi al cielo. Poco importa se a molti non hanno rinnovato il contratto, o se molti un lavoro neanche ce l’hanno. Non fa niente. Poco male se il sindaco, anche stavolta, diserta la cerimonia, o se le strade sono invase dalla munnizza. Anche i senzatetto erano lì a festeggiare. Per una sera Palermo si è stretta attorno alla speranza. Ancora una volta.


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