Il futuro del Pdl |e il piano B di Angelino - Live Sicilia

Il futuro del Pdl |e il piano B di Angelino

Un futuro senza Berlusconi per costruire insieme a Casini la nuova area dei moderati? Può essere questa la sfida di Angelino Alfano. Che dopo la sconfitta siciliana prova a rilanciarsi con le primarie. In Sicilia il partito è tutto con lui. Ma non mancano i veleni

Verso le primarie
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Angelino Alfano e Silvio Berlusconi

PALERMO – Il dado è tratto. Almeno sulle primarie. La macchina in casa Pdl è avviata, malgrado le perplessità del Cavaliere. Ma il futuro del partito guidato da Angelino Alfano è costellato di incognite, che partono dalla Sicilia per arrivare a Roma in un filo ideale che collega le Regionali del 28 ottobre alle prossime Politiche. Ieri, il Corriere della Sera, commentando la complicata giornata del Pdl, profilava la possibilità di un piano B, che passa per l’affrancamento dal Cavaliere, per Angelino Alfano. Che si è opposto a Silvio Berlusconi difendendo l’idea delle primarie e chiudendo a improbabili investiture di uomini della provvidenza tutti da inventare. Secondo i quotidiani nazionali, però, il Cavaliere, malgrado le pubbliche rassicurazioni, continuerebbe ad accarezzare l’idea di abbandonare la “bad company” del Pdl per cerare una formazione politica nuova di zecca. E sarà quello, se mai questo scenario si verificherà, il vero bivio per Angelino. Che dovrà definitivamente scegliere tra il ruolo di eterno delfino e quello di leader, separando la propria strada da quella di Re Silvio.

Ieri, Gianfranco Fini ha fatto ponti d’oro ad Angelino, prospettando l’alba di una nuova stagione di unità dei moderati. I buoni rapporti tra il segretario del Pdl e Pierferdinando Casini non sono un segreto. Il terzo incomodo, l’ostacolo insormontabile alla ricomposizione di un centrodestra largo, resta Berlusconi. Ma se le strade di Angelino e Silvio si divideranno, sarà tutta in discesa la nascita della sezione italiana del Partito popolare europeo.

In Sicilia, il partito è compatto attorno ad Angelino e si è messo in moto per le primarie. Di divorzi da Berlusconi nessuno vuol sentire parlare. Anche se a taccuini chiusi, il diniego si tramuta in auspicio: speriamo che non accada. Eppure, nessuno si sente di escludere del tutto lo scenario. Per il momento, il partito si mette al lavoro sulle primarie. Una scommessa che Angelino non può perdere: un flop con pochi intimi ai gazebo vanificherebbe il tentativo di legittimazione della leadership del segretario. E allora, i fedelissimi sono già al lavoro. “Le primarie sono un indiscusso esercizio di democrazia ed è per questo che il Pdl ha già messo in moto la macchina organizzativa – annuncia il co-coordinatore regionale Dore Misuraca -. E’ già partita la raccolta delle firme necessarie per candidarsi alle primarie del Pdl e l’entusiasmo che aleggia è davvero notevole”.

Giuseppe Castiglione

Tutti con Angelino, hasta la victoria. “È stato un dibattito di alto profilo, non ricordavo una riunione così animata e vissuta in termini dialettici da tanto tempo – dice il co-coordinatore Giuseppe Castiglione in merito alla direzione dell’altroieri -. Si è parlato di contenuti al di là della semplificazione giornalistica: l’obiettivo è ripartire. Per riaggregare la grande area di moderati”. Eccola lì, la riaggregazione dei moderati. Castiglione lo dice in modo ancora più esplicito: “Il ragionamento con Casini non può essere chiuso. Un’alleanza con la Lista per l’Italia? Lavoreremo per questo”.

Avanti con Alfano, guardando al centro, insomma. Tra il dire e il fare c’è di mezzo un Berlusconi sempre più tentato da toni populisti. “Se Berlusconi decide di scendere in campo, siamo tutti pronti. Lui ha detto di non avere mai pensato a un nuovo partito – aggiunge Castiglione -. Su Alfano si gioca una partita tutta nuova”.

Una partita che si gioca a Roma, certo. Ma che ha avuto un preludio siculo. La scoppola alle Regionali ha appannato l’immagine del segretario, ed è difficile negarlo. Se Palermo ha bene o male tenuto, in altre province il tracollo è stato drammatico. E le immediate liti nel partito, subito dopo il voto, hanno avuto il sapore della “guerra tra bande” che Berlusconi, secondo ricostruzioni giornalistiche, avrebbe più volte evocato criticando i suoi. All’Ars è subito esploso il caso Cascio. Il presidente uscente dell’Ars, dato dai rumours come papabile per succedere a se stesso, ha sparato a zero sulla classe dirigente del suo partito, prima dalle pagine di Live Sicilia, poi da quelle di Repubblica, non escludendo la sua uscita. I compagni di partito Francesco Scoma e Salvino Caputo gli hanno risposto per le rime, stigmatizzando gli atteggiamenti da “primo della classe”, e chiosando senza mezzi termini: “Se la presidenza dell’Ars tornasse a un esponente del Pdl, non sarebbe affatto automatica la riconferma del collega Francesco Cascio in questo ruolo”. Misuraca taglia corto: “Martedì è convocata la riunione del gruppo parlamentare del partito. E lì si affronta la linea politica”.

Il partito in Sicilia è aperto a un confronto con il nuovo governo. Castiglione al riguardo è molto esplicito: “A nostro avviso serve un governo autorevole e credibile. Per affrontare urgentemente la situazione finanziaria e varare dei provvedimenti per far ripartire la crescita. Su questo sono possibili convergenze tra maggioranza e opposizione. L’unica cosa che non possiamo fare è chiedere poltrone”. Cascio se ne andrà via davvero? “Io spero di no, Cascio è sempre stato una risorsa. Può dare un contributo importante, ma invito tutti ad abbassare toni”, aggiunge l’ex presidente della Provincia di Catania vestendo i panni del pompiere.

Insomma, se l’idea di offrire la presidenza dell’Ars a Cascio rappresentava un ideale ponte verso il Pdl, il piano sembra naufragato. “Se proprio si vuole dare quel ruolo a un esponente dell’opposizione c’è un solo nome: Nello Musumeci”, commenta Scoma.

Se ne saprà di più martedì. E ancora di più a dicembre, dopo la prova del fuoco delle primarie. Aspettando le Politiche e le maggioranze che verranno. “Se maturerà una grande coalizione a Roma, p chiaro che qui in Sicilia tra sette-otto mesi cambierà tutto”, fa notare un deputato. Il piano B è ancora possibile.


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