PALERMO – Dal nodo di Ast a quello di Riscossione Sicilia passando per il futuro di Irfis, Crias e Ircac. Quello delle società della Regione è il tema centrale sia in recenti documenti del governo regionale che nelle analisi della Corte dei conti. Non sono redditizie e sono in perdita, solo alcune sono riuscite a presentare i bilanci in tempo per entrare nel bilancio consolidato della Regione mentre non esiste un sistema informativo che permette di registrare le operazioni fra tutti gli enti facenti capo a Palazzo d’Orleans, le cosiddette operazioni “infragruppo”.
Secondo quanto scrive nell’ultimo giudizio di Parifica la Corte dei conti, infatti, “le società partecipate dalla Regione, soprattutto quelle totalitarie o maggioritarie, si sono dimostrate geneticamente prive di una prospettiva reddituale e di sostenibilità economica, palesando al momento della loro costituzione una carenza di analisi della missione pubblica da perseguire e dei benefici attesi”. La parola d’ordine è così sempre la stessa: razionalizzazione. Sempre secondo i magistrati contabili, però, questi interventi “hanno incontrato notevoli ritardi e forti resistenze” e già partendo dalla revisione delle partecipazioni decisa dal governo è possibile fare un viaggio su alcuni interventi che non sembrano essere fra le priorità dell’esecutivo.
Un maxi istituto del credito?
I tecnici dell’assessorato al Bilancio, come pure la Corte dei conti, hanno indicato come strada da percorrere quella dell’accorpamento dell’Irfis, dell’Ircac e della Crias poichè svolgono attività analoghe. Nascerebbe così un unico istituto di credito alle imprese della Regione. Al momento questa non sembra una priorità dell’esecutivo ma nelle direttive per il 2020 recentemente emanate dal presidente della Regione viene indicato il bisogno di “attuare un piano di riordino organizzativo-funzionale di Crias, Ircac e Irfis in un’ottica di razionalizzazione ed efficientamento del sistema del credito alle piccole e medie imprese”.
C’è però una contraddizione. Infatti, mentre per gli uffici la strada che dovrebbe essere perseguita è quella della creazione di un grande ente del credito alle imprese in cui affluiscano i tre istituti di credito regionali, il governo sta per fare nascere un ente: l’Irca. Questo ente dovrebbe occuparsi di ricoprire le funzioni della Crias e dell’Ircac e quindi di erogare credito alle imprese artigiane e alle cooperative. L’iniziativa è stata concepita nell’estate del 2018 e ancora non completamente realizzata. Se però i piani dovessero tornare a cambiare, allora, l’esperienza dell’Irca nascerebbe pronta per essere archiviata.
Come deve cambiare l’Ast
Poi c’è la questione che interessa l’Ast. L’azienda, stando alle indicazioni degli uffici del dipartimento al Bilancio, dovrebbe diventare una società in house della Regione. Con questo passaggio si riuscirebbe a evitare la crisi della società che potrebbe essere penalizzata dall’affidamento delle tratte degli autobus in base a delle gare, come prevede la normativa europea. L’Ars ha approvato, nel Collegato una norma che approva la proroga delle concessioni delle tratte per il trasporto pubblico locale per tre anni ma la norma è stata impugnata dal governo regionale e adesso è oggetto di un ricorso davanti alla Corte costituzionale.
In attesa della decisione della Consulta, la trasformazione in società in house sembra essere la strada da percorrere necessariamente per potere fare in modo che le tratte all’Azienda siciliana dei trasporti possano essere concesse senza il ricorso alle procedure concorsuali. La normativa europea prevede infatti che un ente possa affidare direttamente un servizio o un lavoro a una sua società in house.
Sullo sfondo, rimane comunque la necessità di razionalizzazione della spesa della società che “deve perseguire – così si legge nel documento dei tecnici del dipartimento al bilancio – l’obiettivo di una severa ristrutturazione dei costi sia nel caso in cui dovrà rinunciare ai trasferimenti regionali sia nell’ipotesi di permanenza dei trasferimenti per migliorare l’efficienza del servizio”.
Riscossione Sicilia, un dossier incerto
E poi c’è la questione Riscossione, sul cui futuro ancora nulla c’è di definito. In questo caso si lavora passo dopo passo. Il tavolo che doveva definire il passaggio del personale e delle funzioni della società all’Ader, l’agenzia delle Entrate e della Riscossione, non è mai partito, complice il cambio del governo a livello nazionale e la mancata approvazione dei bilanci dell’ente. L’assemblea dei soci si riunirà per questo passaggio tra il 23 e il 24 gennaio. Intanto però sembra essere sempre più necessaria la proroga dei termini per la stipula della convenzione con il Mef per il passaggio e la successiva liquidazione dell’ente.
La “carenza di informazioni”
Infine, all’interno di questo settore dell’amministrazione, c’è un’ultima questione generale che numerose volte, i magistrati della Corte dei conti, evidenziano nella relazione sulle partecipate. Accade, infatti che alcune partecipate non comunichino i dati contabili e così la Regione è costretta a ricorrere a criteri dell'”irrilevanza” degli enti e dell'”impossibilità a reperire le informazioni necessarie in tempi ragionevoli”. Ai giudici appare quindi “necessario che l’Amministrazione regionale si doti di un sistema sanzionatorio nei confronti degli amministratori e degli organi di controllo interni inadempienti, che non consentono di disporre di dati contabili certi ed asseverati, approvati nel rispetto dei termini di legge e non assolvano i debiti informativi nei confronti degli uffici vigilanti”. Per le partecipate, insomma, urgono nuove riforme.
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