Il giudice corrotto e le sentenze pilotate: ha ragione l'onorevole Gianni

Il giudice corrotto e il deputato|Sentenza storica del Cga

Nello scontro siracusano con Giuseppe Gennuso aveva ragione Pippo Gianni

PALERMO – È una sentenza storica: il Cga revoca per dolo del giudice una precedente sentenza amministrativa. Ha ragione Pippo Gianni. Il seggio all’Ars, nel 2012, era suo e non di Giuseppe Gennuso che viene di fatto destituito.

Solo formalmente, però, visto che si parla di una vecchia legislatura. Gianni, che non ha diritto agli stipendi mancati perché non ha svolto l’attività parlamentare, potrà però richiedere i danni in sede civile.

Pippo Gianni

Una manciata di voti, novanta per la precisione, lo avevano separato nel 2012 dal seggio all’Assemblea regionale siciliana. Gennuso non si era rassegnato alla sconfitta e così, parallelamente alle vie legali, ne percorse una illegale per ribaltare il verdetto delle urne.

È ormai definito il suo patteggiamento a un anno e due mesi per traffico di influenze. Così come definitivo è quello a due anni e mezzo di Raffaele De Lipsis. La Procura di Roma lo accusava di corruzione. Ecco il capo di imputazione del processo in cui ha patteggiato: “Poiché, per favorire Giuseppe Gennuso nei ricorsi presentati innanzi al Consiglio di giustizia amministrativa della regione siciliana De Lipsis, pubblico ufficiale, quale presidente del Cga e consigliere estensore della sentenza riceveva da Giuseppe Gennuso – che metteva a disposizione la provvista finanziaria – con la mediazione di Piero Amara e Giuseppe Calafiore somme di denaro non inferiori a 30.000 euro”.

Giuseppe Gennuso

Inizialmente Gennuso presentò ricorso contro il risultato elettorale, ma il Tar lo aveva dichiarato inammissibile. L’onorevole mancato fece appello, salvo poi ritirarlo. Nel frattempo, infatti, altre persone – Salvatore Midolo (pure lui candidato alle elezioni), Salvatore Di Pietro (un elettore) e Corrado Gennuso (nipote di Giuseppe) – avevano chiesto di annullare le elezioni e il Cga, con due sentenze che ribaltarono il giudizio di primo grado, aveva accolto i ricorsi.

In entrambe le occasioni il collegio era presieduto da Raffaele De Lipsis. Amara e Calafiore sono i due accusati divenuti accusatori che hanno confermato di avere consegnato il denaro a De Lipsis. Fu Gennuso, così ha messo a verbale Amara, a chiedergli “di svolgere un’attività di lobbyng sul Cga perché temeva che la stesse cosa stesse facendo il suo concorrente Pippo Gianni”.

Non fu una scelta facile per Amara. Si trattava di fare uno sgarbo a Pippo Gianni, cliente del suo studio. Poi, si rese conto che era meglio così anche perché il rapporto privilegiato con De Lipsis gli serviva per pilotare altre cause.

Alle elezioni suppletive nei collegi di Rosolini e Pachino furono tutti rieletti tranne Gianni a cui subentrò Gennuso eletto nelle file di “Popolari e autonomisti”. Gianni si rivolse alla procura di Siracusa e denunciò un dipendente del Tribunale, accusandolo di avere fatto sparire le schede su cui si dovevano fare i riconteggi.

L’avvocato Massimiliano Mangano

Ora il Cga (Rosanna De Nictolis, presidente, consiglieri Nicola Gaviano, Sara Raffaella Molinaro (estensore), Giuseppe Verde, Antonino Caleca hanno accolto il ricorso degli avvocati Massimiliano Mangano, Valentina Castellucci e Michele Cimino.


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