Il marziano Miccichì - Live Sicilia

Il marziano Miccichì

Lo strano caso del doppione
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2 min di lettura

Gianfranco Miccichè ha un problema. Anzi, un alter ego. Si tratta di Miccichì, un marziano in tutto e per tutto simile a lui, che ogni tanto rinchiude Gianfranco in uno sgabuzzino e ne prende il ruolo. Di solito, poiché i marziani sono appunto catapultati da Marte e poco sanno del nostro mondo, costui fa casino. Vi ricordate chi ci regalò Diego Cammarata, sindaco di Palermo? Micciché!, diranno i miei piccoli lettori. No, era Miccichì che aveva ravvisato in Diego un altro marziano tale e quale a lui. Per questo gli aveva fatto simpatia.
Le ultime dichiarazioni, poi,  ci lasciano sospettare fortemente.

Avrebbe detto Miccichè: “Sì, perchè ci vuole caparbietà, anzi bisogna essere dei mezzi pazzi per venire a investire oggi in Sicilia: terra di lentezze, di pastoie, d’immobilismo. Terra del no! E la Sicilia soffoca, strozzata da quel maledetto segno meno che sta davanti al nostro pil; la Sicilia collassa, sotto il peso schiacciante di una recessione, che è prima di tutto strutturale”. Si capisce che è Miccichì a scrivere sul blog, Miccichè mica è tanto sprovveduto. Perché uno potrebbe ribattere: scusi, onorevole, ma visto che lei, bene o male, è stato nel rosso d’uovo del potere a lungo, lo sfacelo di cui si narra sarà mica anche un pochino colpa sua?

Oppure, l’appello a Lombardo: “Metti nel governo, che è un governo di centrosinistra, politici di centrosinistra che sanno parlare con la gente. Penso che gli attuali assessori tecnici, tutti fighetti, non abbiano mai avuto dietro le loro porte gente che abbia loro raccontato tragedie di lavoro o familiari. Il mio appello è senza polemica e senza provocazione”. Ora, a parte il fatto che il vero Miccichè è uomo dall’eloquenza sobria e controllata e mai avrebbe usato intemperanze verbali come “fighettini ai danni degli assessori. Notiamo, inoltre, una certa forza polemica contro il presidente, qui e altrove. Contro Raffaele, cioè, l’amico di sempre, il compagno di pic nic (non di merende, altrimenti si offendono) e di schiticchi governativi. Miccichè lo sa, sa come erano cordiali i rapporti fino a quindici minuti fa e mai scriverebbe cose imputabili di un’ombra di incoerenza. Deve essere Miccichì, dannato alieno.

Lanciamo l’appello perciò. Aprite lo sgabuzzino e liberate Gianfranco. Oppure, ancora meglio: non liberate nessuno. Chiudete Miccichì in uno sgabuzzino contiguo a quello Micciché, a portata di voce. Ne avranno di che raccontarsi, per passare il tempo. Ci mancheranno?


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