Il Megafono, Orlando, i rifiuti | Le ultime sconfitte di Crocetta - Live Sicilia

Il Megafono, Orlando, i rifiuti | Le ultime sconfitte di Crocetta

Scomparso il Movimento del presidente. Il sindaco di Palermo guida la Città metropolitana. Caos discariche. Il governatore perde tre volte.

PALERMO – Per trovare un lenitivo per la sconfitta bisognerebbe andare fino a Barrafranca o a Giarre. Unici Comuni siciliani, tra i 29 al voto, nei quali è apparso il simbolo del “suo” Megafono. Movimento che in quei centri ha anche raggiunto un buon risultato, attorno al dieci per cento. Ma per giungere nel cuore dell’Isola, o nel Catanese, oggi bisognerebbe “dribblare” la fila di camion colmi di immondizia, costretti a un fetido giro di Sicilia a causa del caos rifiuti. Una emergenza contro cui poche ore fa ha puntato il dito l’Associazione anzionale dei Comuni siciliani, guidata da Orlando. Lo stesso Orlando che oggi si è insediato a capo della città metropolitana di Palermo. Un gesto simbolico che si traduce nell’immagine plastica dell’ultima sconfitta di Rosario Crocetta. Una “fotografia” del fallimento che si aggiunge, appunto, a quella degli autocompattatori in cerca di una discarica e a quella del suo Movimento, del quale il radar della politica siciliana ha perso da tempo le tracce.

Abbandonato e commissariato. Il presente del presidente della Regione, che ha vissuto qualche ora di visibilità sorretta dalla sua consueta “sobrietà antimafia” in occasione dell’attentato a Giuseppe Antoci, è ripiegato nell’angolo della sconfitta. Un presidente che oggi non riesce a vestire con comodità né gli abiti del leader (del dirigente, o persino del militante) politico, né quelle di un capo del governo, sebbene si parli di una giunta regionale.

La foto di Orlando che giunge alla guida della città metropolitana, in realtà, immortala le due crisi del presidente. È l’immagine, infatti, di una sconfitta politica che Crocetta negherà fino alla morte e quella di una riforma che doveva cambiare la Sicilia. Proprio su quell’articolo, su quella norma che prevedeva l’automatismo tra il sindaco del Comune capoluogo e quello della città metropolitana – automatismo previsto dalla Delrio ma non dalla legge regionale – Crocetta ha fatto (silenziosamente) le barricate. Per evitare l’ascesa dell’odiato sindaco-rivale. E spalleggiato – è giusto dirlo – da un manipolo di deputati regionali che per un motivo o per un altro (e spesso parliamo di interessi di piccole botteghe) si è trovato sulla stessa strada del presidente: “No a quella norma”, ha deciso governo regionale e Ars. Impantanando così la riforma delle Province, che aveva già raggiunto sovrannaturali tempi di gestazione, e infischiandosene di precari senza futuro, enti senza soldi, scuole senza manutenzione, strade senza asfalto e persino di handicappati senza servizi. Alla fine, ha dovuto chinare il capo anche lui, il presidente. Messo alle strette da un fronte trasversale che gli ha detto: “Adesso basta”. E ha dovuto ingoiare per intero la “riforma Delrio” e l’”incoronazione” di Orlando. Lui, proprio lui che aveva sbandierato persino sull’ultimo canale del digitale terrestre la primogenitura della “epocale” abolizione delle Province.

Una storia, quella, che andrebbe raccontata, però, dentro la grande storia dei commissariamenti romani. Non c’è, da due anni a questa parte, una riforma di Crocetta che sia stata davvero compiuta da Crocetta. Ogni legge – dai rifiuti all’acqua, passando per gli appalti e persino dalle finanziarie – è stata regolarmente impugnata da Roma, che ha anche fornito un vademecum stile Ikea, utile a smontare e rimontare l’apparato legislativo immaginato dal presidente, dal suo governo e dalla sua maggioranza (che non c’è). E a proposito di rifiuti, siamo persino oltre il commissariamento. Nonostante Crocetta, pochi giorni fa, avesse tuonato: “Nessun diktat da Roma”.

Già, nessun diktat. In fondo, il Ministero dell’ambiente ha soltato fissato (entro una settimana, in molti casi) paletti stringenti sulla crescita della raccolta differenziata, sulla costruzione degli impianti di trattamento dei rifiuti, sulla ecotassa. Ha solo, Roma, detto a un governatore regolarmente eletto dai cittadini, che bisogna “attivarsi con solerzia” per approvare in giunta una legge di riforma che cambi la prima riforma voluta dallo stesso governo. E ha chiesto anche che un Parlamento di eletti si prepari ad assicurare una “via breve” a quello stesso provvedimento. Diktat? Macché. Siamo già oltre, in effetti. Cioè all’eterodirezione. Una scelta, quella del governo romano, che apparirebbe, però, frutto di un’emergenza continua, costante, senza sosta. E sulla quale il governo regionale è stato capace solo di mettere pezze. Come accade oggi, per i rifiuti. La nuova ordinanza, i poteri “speciali”, e i rifiuti che addirittura – il caso incredibile di Trapani – fanno la fila per entrare in discarica, manco fosse una discoteca di grido.

Un fallimento governativo evidente. Ma a Crocetta non basterà nemmeno voltare lo sguardo altrove. Perché anche l’altra veste, quella di leader di un movimento politico, ha i colori della sconfitta. Basta portare le lancette dell’orologio indietro di due anni esatti. Elezioni amministrative: il Megafono era presente in 28 Comuni dell’Isola, più di un terzo di quelli chiamati al voto. Il simbolo del movimento del presidente poteva essere rinvenuto in capoluoghi come Catania, Siracusa, Ragusa e Messina, ma anche in centri come Santa Domenica Vittoria, nel Messinese: poco più di mille abitanti. E ancora, era presente a Licata e Riesi, Belpasso e Gravina, Piazza Armerina e Taormina, Modica e Pantelleria, Castellammare del golfo e Giarre. Dopo due anni, sono rimasti Barrafranca e Giarre. E il Megafono sembra essersi clamorosamente ristretto, come i capi soggetti a un lavaggio sbagliato. Nel frattempo persino quel nome e il riferimento alla Lista Crocetta scompariva dall’Ars, ripudiato dai deputati che sceglieranno la “novità” socialista. Una sconfitta nella sconfitta, quella del Megafono, per nulla lenita da quelle uniche vittorie, dalle poche gioie di Crocetta, governatore di Giarre e Barrafranca.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI