Peter mi ha insegnato cos’è l’amore. Lui è il mio cane, e lo ha fatto con piccoli gesti. Mi ha salvato dai miei problemi, dalle mie ansie e dalla mia voglia di non vivere. Peter è un cucciolo di labrador. A lui basta poco per essere felice: una bottiglia di plastica, un bastone, una pallina o un cuscino da distruggere. Quando ti guarda, non ti giudica. Per lui, puoi essere la persona più brutta del mondo o la più bella in assoluto. Ti guarda con amore. Lo stesso amore che lo invade quando sale in macchina e si affaccia dal finestrino. Potrebbe essere a bordo di una Porsche o di una vecchia Cinquecento tutta scassata. Ma a lui cosa importa?
Racconto questo perché ho letto che in Italia, secondo l’indagine commissionata ad Iri Information Resources per la VII edizione del Rapporto Assalco-Zoomark, ci sono 60,5 milioni di animali domestici. Uno per ogni abitante. Non è un caso. Nell’era dell’apparenza spietata, degli status symbol a cui affidiamo il nostro valore, delle etichette che indossiamo per essere riconosciuti, abbiamo bisogno di ricordarci che la vera felicità risiede nelle piccole cose e che l’amore, quello autentico, è incondizionato. Libero. Ma soprattutto disinteressato. Sono loro a ricordarcelo. I nostri amici a quattro zampe. Loro che vivono sperimentando in ogni singolo istante la bellezza e la gentilezza, senza confondere mai l’amore con l’odio.
Rosina è una meticcia vivace. Era in cerca di una adeguata sistemazione. L’ha trovata tra le braccia di Elena, 45 anni, impiegata e sposata. Tre mesi di matrimonio. Poi l’amara scoperta. Il marito che la tradisce da anni e che aspetta un figlio da un’altra. Segue il divorzio. Poi la depressione. Elena non si alza più dal letto. Rosina neppure. Trascorre i suoi giorni accucciata sul letto, accanto alla sua padrona. Non la lascia sola neppure per un attimo. “I medici hanno iniziato a imbottirmi di psicofarmaci, ma mi stavano uccidendo – confessa Elena – poi un giorno ho guardato Rosina che mi fissava. Era triste, ma vedendomi sveglia, ha iniziato a scodinzolare. In quel momento è cambiato qualcosa. Senza pensarci, ho buttato i medicinali e non so come sia stato possibile, ma io quel giorno sono guarita”.
Nico invece è un piccolo eroe. Ha salvato Antonio da un incidente, ma è rimasto ferito. “Stavamo attraversando la strada – racconta Antonio – e all’improvviso una macchina si è materializzata davanti a noi. Nico ha fatto un balzo in avanti come a volermi proteggere. Io mi sono fermato, ma lui è andato avanti. Ha perso le zampe posteriori”. Antonio non ha i soldi, ma non gli importa. Si indebita per dotarlo di un apparecchio ortopedico che gli consenta, sia pure a fatica, di potersi muovere. “Oggi io e Nico continuiamo a camminare insieme, all’aria aperta, e niente al mondo può essere paragonato all’amore del mio cane che mi sta accanto e che solleva gli occhi verso di me per assicurarsi che io sia lì, accanto a lui”.
Papa Bergoglio ha rivolto una sonora bacchettata a coloro che preferiscono dedicarsi a un animale domestico piuttosto che a un bambino. Ma forse dovrebbe conoscere le storie di tutte quelle famiglie che si sono salvate e ritrovate proprio grazie alla presenza di un animale. Come Luca e Anna. Coppia in crisi con due figli adolescenti perennemente assenti. Poi l’incontro con Bianca, una femmina di Rottweiler: “All’improvviso avevamo tutti voglia di uscire insieme e giocare al parco con Bianca – confessa Luca – lei ci ha fatto ritrovare l’unione. È stato un miracolo”.
Lorena, invece, ha una figlia affetta da sindrome di Down. L’arrivo di Pietro, un cucciolo di Golden Retriever, ha salvato sua figlia dalla solitudine. “Grazie a Pietro, mia figlia ha superato le sue barriere – dice Lorena – i limiti e tutte quelle paure che la tenevano distante dagli altri. La mia bambina si è sentita amata e bella. Oggi non fa un passo senza Pietro”. Storie che raccontano di un amore che l’uomo non saprà mai eguagliare. Qualcuno dice che ci sono troppi animali in giro. Ed è vero. Perché in una società dove le donne sono costrette a zittire il proprio orologio biologico per il timore di essere licenziate, dove i padri si sentono impotenti perché privati della propria forza, dove le coppie non possono adottare con facilità, e i rapporti sono condizionati da percorsi obbligati, abbiamo tutti un gran bisogno di amore.
E loro, gli amici a quattro zampe, sanno donarlo. Per qualcuno sono colpevoli. Sì. Colpevoli di amarti incondizionatamente. Di guardare insieme a te nella stessa direzione. Di non tradirti o ingannarti. Colpevoli, infine, di farti sentire straordinario. Anche quando non lo sei.