Il mistero dei 361 posti letto | L'ombra dei privati sulla Sanità - Live Sicilia

Il mistero dei 361 posti letto | L’ombra dei privati sulla Sanità

Il Ministero alla Regione: “Non avete deciso cosa fare di 361 posti”. E qualche manager sussurra: “Molti andranno alle cliniche”.

PALERMO – In pochi hanno capito che destino avranno. Di sicuro c’è che quei posti letto sono “liberi”. Da allocare. E non sono pochi. Il ministero della Salute lo ha precisato, nei suoi documenti da un lato inviati all’assessorato alla Salute, dall’altro al Ministro della Sanità Lorenzin. Sono 164 posti letto per “acuti” e 197 per “post-acuti”. Che fine faranno? A chi andranno?

Quello è un mistero. Ma dalle aziende sanitarie qualche manager ne è sicuro: sono posti letto da assegnare alle cliniche convenzionate. Eccola, l’ombra dei privati sulla Sanità siciliana, che torna ad allungarsi tra le pieghe dei documenti ministeriali e persino tra le parole di Rosario Crocetta: “Bisogna comprendere bene in questo Piano il rapporto tra pubblico e privato – ha detto a Livesicilia – e si sa, io sono per la Sanità pubblica”.

Si sa. Intanto, però, le ultime notizie raccontano del via libera definitivo, ad esempio, all’investimento di Humanitas a Misterbianco. Una vicenda che un anno e mezzo fa creò una enorme polemica politica e poi persino giudiziaria. Dopo che la Regione ha deciso di non opporsi alla prima sentenza favorevole all’Istituto, ecco settanta posti letto in più per il nuovo polo oncologico: un affare da cento milioni di euro in dieci anni.

L’ombra dei privati, a torto o a ragione, intanto aleggia su tutti i passi che hanno portato al Piano. Un riferimento, ad esempio, è proprio nel verbale della riunione del 3 agosto in occasione della quale è stato approvato, in sostanza, lo schema generale del Piano. “Si rimane in attesa di conoscere – scrivono i componenti del Tavolo tecnico – la tipologia di stabilimento (pubblico/privato) e le discipline in cui verranno allocati i 164 posti letto per le acuzie e i 197 per le post acuzie, ancora da assegnare”. Lo stesso ministero quindi chiede di sapere se quei posti andranno ai privati.

Ma non solo. In quel verbale, il Ministero “richiede alla Regione di procedere con la massima tempestività alla rimozione della norma regionale che prevede l’obbligatorietà della disciplina di Chirurgia Generale presso tutti i punti di erogazione privati”. Nulla è successo in questo senso. Insomma, i privati sembrano non avere nulla a che vede con un piano che nel frattempo certamente chiuderà circa 150 reparti negli ospedali pubblici e nella sola Palermo ridurrà i posti letto di quasi 300 unità.

Insomma, mentre i tagli sembrano riguardare il settore pubblico, il “privato” resta sullo sfondo. “Ad oggi non mi risulta – commenta ad esempio il presidente della Commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo – che siano previsti tagli per le strutture private”. Anzi la rete, così come è stata scritta, nelle sue coordinate generali, potrebbe finire per favorire le cliniche e le strutture private anche in un altro senso. La riduzione, ad esempio, a presidi di base di alcuni centri importanti come quello di Cefalù o di Mistretta o di Partinico, potrebbe avere proprio l’effetto di spingere il cittadino verso la struttura convenzionata, piuttosto che affrontare lunghi viaggi verso il primo “spoke” pubblico.

Del resto, altro segnale che va nella direzione di un mancato “coinvolgimento” delle cliniche è proprio dato dall’assenza, al momento, di notizie riguardanti una concertazione con l’Aiop, che rappresenta appunto i privati della Sanità “Se non c’è nulla da tagliare – mormora qualche manager – che motivo c’è di incontrarsi?”. E in effetti, a fronte delle tante proteste provenienti da sindaci e – sotto traccia – dai direttori generali, non si è assistito a nessuna lamentela dei privati.

Ma c’è di più. Di fronte ai tagli che hanno suscitato la protesta di diversi direttori generali, ecco la spiazzante precisazione del dirigente del Ministero Renato Botti: “La Regione siciliana – scrive Botti – con il Piano di riorganizzazione ha previsto di incrementare l’offerta dei servizi, con un incremento dei posti letto (oltre 1.730), sia per acuti (oltre 260), sia per posti acuti (oltre 1.470)”. Alla fine, i posti letto dovrebbero essere 18.051 dei quali 13.044 per le strutture pubbliche e 4.840 per i privati (oltre a 167 per ‘altri enti’). Oggi sono 16.336: oltre 1.700 in meno di quelli previsti da Gucciardi e dai tecnici dell’assessorato.

Insomma, altro che tagli, i posti letto complessivi aumentano. Mentre nel Piano, più dettagliato di quanto si voglia far pensare, ecco anche una fotografia delle strutture complesse da ridurre. I tagli decisi dalla Regione in questo caso sono persino maggiori di quelli richiesti dal Ministero: 297 strutture in meno rispetto a oggi, quando il Balduzzi richiederebbe un taglio di 139 strutture. Ma se nel pubblico lamentano la chiusura di interi reparti e la riduzione dei posti letto, dove andranno quelli frutto dell’”incremento”? E soprattutto, dove sono destinati quelli “non ancora allocati?”. Quei 361 posti letto che oggi rappresentano un “tesoretto” buono per compensare eventuali lamentele e mal di pancia. Cosa ne vorrà fare, insomma, di quei posti, il governo del presidente che ama la “sanità pubblica”?


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