Il pentito smemorato e il rilievo | della corte: "Sapete quanto ci costa?" - Live Sicilia

Il pentito smemorato e il rilievo | della corte: “Sapete quanto ci costa?”

Il processo a Girolamo Buscemi
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È stato capace di pronunciare “non ricordo” e “non so” in media almeno una volta al minuto, in una deposizione durata poco più di mezz’ora. Tanto da far storcere il naso anche al presidente del collegio giudicante, Pietro Falcone. “Rappresento al suo ufficio – ha detto rivolto al pm – che lo stiamo sentendo come collaboratore di giustizia, sostenendo costi particolari ed elevati. E il tenore delle risposte non è consono”. Il protagonista della colossale amnesia è Giuseppe Guglielmini, storico uomo d’onore della famiglia mafiosa di Altarello, passato nelle fila dei collaboratori di giustizia nel 1997. Era uno degli uomini del boss della Noce, Raffaele Ganci, e nella sua carriera da collaboratore è stato coinvolto fra i pentiti “complottisti” che avrebbero voluto incastrare il senatore Marcello Dell’Utri, vicenda che ha avuto come risvolto giudiziario, fra rinvii vari, un po’ di processi al politico palermitano per calunnia, conclusi con l’assoluzione.

Il processo è quello a carico di Girolamo Buscemi, detto “Mimmo”, uno stralcio del filone “Ghiaccio”, dal nome dell’inchiesta che, all’inizio degli anni Duemila, ha scardinato l’organizzazione mafiosa di stanza a Brancaccio e i cui sviluppi hanno portato anche al procedimento che ha visto la condanna dell’ex governatore Cuffaro. Buscemi era già stato condannato a 8 anni in primo grado ma, nel marzo 2007, la sentenza è stata annullata perché Buscemi non era stato regolarmente tradotto in aula in alcune udienze. Per cui, tutto da rifare. L’accusa, rappresentata in aula da Nino Di Matteo – in sostituzione di Gaetano Paci – ripercorre le dichiarazioni rilasciate da Guglielmini nel 2004, a cominciare dall’atto di presentazione formale di “Mimmo” Buscemi in una villa di Totuccio Inzerillo dalla parti di via Pitrè. “Iddu è a stessa cosa”, così gli sarebbe stato presentato. Poi alla domanda più semplice – da che nome deriva il diminuitivo “Mimmo” –  Guglielmini comincia: “Non lo so dire”. Sull’affiliazione di Buscemi alla famiglia di Boccadifalco, il pentito risponde: “Non mi ricordo”. Chi era presente all’atto di presentazione ufficiale di Buscemi? “Non mi ricordo chi c’era e chi non c’era”. Solo che, nel verbale in mano al pm, Guglielmini aveva parlato della presenza di Stefano Bontade, dei suoi uomini, di Giovannello Greco e dei fratelli Inzerillo. A questo punto interviene il presidente, ricordando al teste di essere sotto giuramento.

L’interrogatorio continua: “Di cosa si interessavano i Buscemi?”. “Edilizia, scavi, non ricordo bene”. Ancora una volta si deve far ricorso al verbale in cui Guglielmini racconta dei rapporti fra Buscemi e uno dei Cancemi. “Se l’ho detto, lo ricordo…” risponde il pentito. “Chi era?” lo interroga il presidente. “Carmelo, Vincenzo, i cugini di Salvatore (Cancemi, ndr)”. “Lo vede che quando si sforza il pensiero affiora” lo apostrofa Falcone. L’interrogatorio continua sullo stesso cannovaccio, col pm che legge il verbale e il pentito che integra: “Non mi ricordo, vuol dire che l’ho detto… e se l’ho detto, vuol dire che è vero!”.

L’esame passa alla difesa che chiede a Guglielmini da quanto tempo era detenuto quando, nel 1997, ha deciso di pentirsi. “Non mi ricordo e non posso dire una cosa che non ricordo”. E alla domanda se avesse mai organizzato attività illecite con Girolamo Buscemi, però, il pentito ricorda: “Mai, con Buscemi, mai”. Sulla continua partecipazione di Buscemi a Cosa nostra, “non ricordo”. Lo ripete due volte. Sui rapporti di parentela fra Inzerillo e Buscemi, Guglielmini non ricorda anche se a verbale aveva messo che Totuccio Inzerillo fosse zio di Mimmo Buscemi. Guglielmini non ricorda neanche dove si trovasse la sua ditta, “in questo minuto non ricordo” dice e il presidente torna a fargli presente che è sotto giuramento. “Lo sentivo dire che c’aveva i mezzi, ma non ricordo”. Per poi concludere infine: “Non ricordo niente”. A questo punto il presidente fa presente al pm i costi sostenuti per la teleconferenza di Guglielmini e di come le sue risposte non siano consone a quelle dello status di collaboratore di giustizia. Ma i “non ricordo” continuano e inducono la difesa di Girolamo Buscemi a chiedere alla corte la nullità del verbale in tutte quelle risposte a cui il pentito non ha dato conferma.

Il processo è stato rinviato al 12 marzo prossimo. Buscemi era stato condannato in base alle intercettazioni e alle dichiarazioni di Salvatore Cancemi, l’ex boss di Porta nuova e pentito di mafia che, però, è morto il 14 gennaio 2011.


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