Mercoledì prossimo, 8 febbraio, il plenum del Csm voterà sulla proposta di delibera che bacchetta il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia per il suo intervento di tre mesi fa al congresso del Pdci, nel quale disse tra l’altro di non poter essere imparziale nei confronti di forze che, cercano “quotidianamente” di introdurre “privilegi e immunità” a vantaggio di pochi, in spregio al principio di uguaglianza, e di sentirsi “partigiano” della Costituzione. Un documento sul quale ci sarà battaglia, visto che ha già spaccato la Prima Commissione (3 i voti a favore, 2 i contrari e un’astensione) e che sta facendo discutere i magistrati (tra gli interventi più critici, quello del procuratore di Torino Giancarlo Caselli): non solo perché definisce “particolarmente vistosa e inopportuna” la presa di posizione del pm antimafia, ma anche perché, mentre chiede al plenum di archiviare il fascicolo, in quanto trattandosi di un “isolato episodio di esternazione”, non ci sarebbero gli estremi per l’applicazione di una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità, sollecita comunque l’assemblea a inviare gli atti ad un’altra Commissione, quella che si occupa delle valutazioni sulla professionalità dei magistrati; e se alla fine questi atti entrassero effettivamente nel fascicolo personale del magistrato avrebbero un peso negativo sulla sua carriera.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo