Il presidente di Open Arms: "Speriamo Piantedosi possa dare delle risposte" - Live Sicilia

Il presidente di Open Arms: “Speriamo Piantedosi possa dare delle risposte”

"Salvini ha evaso molte domande. Si dia voce a chi avevamo sulla barca"
IL PROCESSO
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Nella scorsa udienza il ministro Salvini ha evaso molte delle domande che gli sono state poste dalla Procura, dagli avvocati di parte civile e dalla Corte rimandando la responsabilità di queste risposte al ministro Piantedosi. Speriamo di sapere oggi perché 160 persone vulnerabili tra cui donne e bambini sono stati considerati un pericolo per il Paese e perché è stato impedito per 20 giorni di raggiungere un porto sicuro come stabilisce la legge”. Così Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia, parlando a margine dell’udienza, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, per il processo in cui Matteo Salvini è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito quasi cinque anni fa lo sbarco dei migranti soccorsi dalla Ong spagnola. Oggi in aula sarà sentito come testimone della difesa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, all’epoca dei fatti capo di gabinetto al Viminale.

“È stato un processo lungo, abbiamo assistito a molte udienze in cui si sono spese ore a parlare di galleggiabilità o non galleggiabilità dell’imbarcazione, quello che a noi interessa invece è che sia dia voce alle persone soccorse che avevamo sulla barca, alle loro storie e alle loro vite perché è quello che conta. Ci è sembrato che spesso si è parlato di loro come carichi residuali ma non è così perché sono vite umane”.

“Le politiche del governo Meloni sono insufficienti. Noi da quando siamo in mare chiediamo delle risposte, prima di tutto bisogna soccorrere le persone e salvare le loro vite e quindi serve un sistema di soccorso a livello europeo e poi un sistema di accoglienza e di redistribuzione in Europa. La risposta che è stata data finora dall’Ue è dall’Italia, di finanziare paesi terzi come la Libia dove la violazione dei diritti umani è documentata da tutte le organizzazioni internazionali, non ci sembra adeguata in un sistema democratico”.

Piantedosi: “Rifiutarono il coordinamento dalla Libia”

“Qualificammo l’evento come immigrazione clandestina e, valutati i comportamenti della Open Arms, avviammo le procedure per emanare il decreto interministeriale per impedirle l’ingresso in acque internazionali italiane. La definizione di non inoffensività si basava sul comportamento attuale e pregresso della Open Arms che non aveva accettato il coordinamento della Guardia Costiera libica e che si dirigeva direttamente verso le acque italiane”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi deponendo al processo che vede Matteo Salvini imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver negato l’approdo a Lampedusa, nell’agosto 2019.

“La Spagna, che aveva anche fatto partire una nave per andarli a prendere, concesse il porto sicuro alla Open Arms dopo Ferragosto, per noi fu un segnale molto importante, ma la ong come prima reazione disse che non era in condizione di arrivare in Spagna perché era trascorso troppo tempo. In realtà avrebbero certamente potuto farlo. Credo temessero sanzioni in quel Paese perché avevano preso a bordo più persone di quanto la legge consentiva loro. Non ho mai riferito a Salvini di criticità a bordo né ho ricevuto rifiuti – ha aggiunto -. Peraltro che ci fossero tensioni tra immigranti dopo i soccorsi era abbastanza normale e non alterava il meccanismo decisionale“.

“La presenza di terroristi a bordo dei barconi era un elemento che ricorreva in ogni Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e derivava anche da informazioni dell’intelligence. Non è che sapevamo se sul barcone ci fosse il terrorista – ha aggiunto il Ministro – ma sapevamo che l’immigrazione incontrollata aumentava i rischi per non parlare dei problemi di gestione e di eventuali radicalizzazioni dopo lo sbarco”.

“In alcune aree della Libia la rete di trafficanti organizza strutture, centri di prigionia che ci inducono a combattere con ulteriore forza il traffico di esseri umani. Noi non abbiamo mai consegnato i migranti a loro. E comunque la Libia con le sue istituzioni, riconosciute dagli organismi internazionali, salva anche delle vite. Certo poi le riporta in un Paese dove se si è nelle mani dello Stato si ha un destino, se si è nelle mani dei trafficanti se ne ha un altro”.

“Il loro obiettivo era arrivare in Italia”

“Non si capisce perché chi raccoglie migranti deve venire in italia. C’è Malta, c’è la Tunisia. Se si vogliono salvare vite umane e serve presto un porto perché non si chiede alla Tunisia ad esempio? Poi nel caso della Open Arms, nave spagnola, con la Spagna disposta ad andarli a prendere, dissero di no. Comportamenti – ha spiegato il ministro – che svelano il vero retroterra ispirato a portare i migranti in Italia. Il salvataggio era secondario, secondo me”.


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