Il razzismo esiste | Ma noi esageriamo - Live Sicilia

Il razzismo esiste | Ma noi esageriamo

Ricordate quegli occhialini speciali? Parabola di un eccesso.

Manovra a Tinaglia
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3 min di lettura

Nel 1969 uscì “Vedo Nudo”, un film di Dino Risi. Si narra che il regista trovò l’ispirazione per il titolo, da una esclamazione che fece quando inforcò i famosi occhialini a raggi X dell’Intrepido. I più giovani non lo sanno, ma negli anni ‘70, il giornalino l’Intrepido ( ma non soltanto quello) pubblicizzava fantomatici occhialini a raggi X che permettevano di vedere sotto i vestiti che le donne indossavano. A quei tempi, il nudo femminile era una sorta di mistero, ed intere generazioni di uomini, adolescenti e non, subirono il fascino di questi occhiali che potevano essere acquistati, ma solo per posta, alla modica cifra di 5-7 mila lire.

In realtà era una vera e propria bufala (che continuò perché gli uomini si vergognavano di denunciarla) che ruotava su un semplice meccanismo: al centro delle lenti vi era un foro in cui era appoggiato un foglietto semitrasparente di plastica rossa. Guardando attraverso il foro,si vedeva solo un’immagine sfuocata che rendeva poco definiti i contorni di una persona. Insomma, nulla a che vedere con i nudi femminili. E se qualcuno credeva di intravederli, era solo il frutto di immaginazione e, soprattutto, di speranza, visto che allora i nudi femminili erano praticamente un sogno.

Perché vi racconto questo? Perché in questi giorni si sono verificati due episodi che hanno evocato, a mio avviso in modo del tutto incongruo ed inappropriato, il tema del razzismo. Mi riferisco all’episodio del cameriere del bar di Palermo, e a quello, ben più grave, del pensionato di Firenze che ha ucciso a casaccio un povero senegalese colpevole di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Due fatti di cronaca che, però, col razzismo non c’entrano proprio nulla.

E comincio a domandarmi se, per caso, non siano in tanti, molti, troppi, ad avere inforcato qualcosa di simile agli occhiali dell’Intrepido, riproponendo un fenomeno che, ai tempi, in una società sessuofobica, generò fantasie e speranze erotiche (ed un consistente business economico), e che oggi, in una società alla ossessiva ricerca di nemici da combattere (come se non ne avessimo abbastanza, e di concreti) genera inesistenti temi di razzismo, oltre che un discreto business, questa volta politico-mediatico.

Vi confesso che questa domanda comincia a diventare martellante anche per via di una singolare abitudine che, da qualche tempo, ho preso quando vado al ristorante. Avete presente quei tizi di colore che vendono le rose e che ti si piazzano in modo petulante ed insistente davanti il tuo tavolo anche quando hai fatto ripetutamente capire che no, non sei interessato? Ecco, è così forte la mia paura di scivolare in qualche reazione (sia chiaro, qualche robusta imprecazione e nulla di più) che potrebbe evocare una questione razziale in luogo di una semplicissima e banale questione di galateo, che quando li vedo li chiamo. E se loro non mi vedono, mi alzo dal tavolo e vado io a comprare la rosa. La piazzo in evidenza sul tavolo, e mi garantisco la tranquillità. Si, lo so, è un comportamento strano.

Cavolo, vuoi vedere che vedo nudo anch’io?

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