19 Gennaio 2019, 18:27
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PALERMO- Ma perché se ne va Roberto Alajmo, suo malgrado? Perché deve lasciare il Biondo, teatro che ha rilanciato e che ha aperto alla città, secondo le testimonianze autorevoli che, letteralmente, fioccano?
Ieri, l’addio consumato al termine del suo spettacolo. Un commiato che non ha macinato il pepe della polemica e che si è contraddistinto, anzi, per il garbo: “Vi rubo un minuto, – ha detto l’ormai ex – sapete che non ho mai preso la parola su questo palco da quando sono direttore. Sono stati cinque anni davvero indimenticabili. Voglio ringraziare questa compagnia, tutto il pubblico che in questi anni ci ha seguito con questo affetto, voglio ringraziare le maestranze di questo teatro. Per me è una serata molto speciale, perché in questi giorni ho capito che non sarò io a dirigere il Teatro Stabile di Palermo per i prossimi cinque anni. Non posso e non voglio dire altro per rispetto del consiglio di amministrazione che nei prossimi giorni dovrà decidere chi sarà il nuovo direttore. Ci tenevo a ringraziarvi tutti. Sono stati cinque anni magnifici e sono certo che da qualche altra parte ci ritroveremo. Grazie”.
Ed è palese il rimpianto di chi ha lavorato con lui, ma non solo, sui social. Scrive Davide Enia: “Roberto Alajmo è un mio amico. Non verrà confermato come direttore del Biondo e mi spiace. Nel mio tormentato rapporto col teatro, mi ha spalancato le porte dello stabile della mia città. Ha portato “maggio ‘43” in Sala Grande, promuovendo lo spettacolo a voce, sui social, nelle interviste (…) Ha sempre difeso il mio lavoro, a Palermo. “L’abisso” l’ha visto in scena quattro volte, da quattro posti diversi. Tutto quello che posso dire, allora, suonerebbe retorico, allora lo dico con Fantozzi: “È un bel Direttore”.
Scrive Paride Benassai: “Quello che non ho mai capito degli uomini ed in particolare della politica è…perché sfasciare qualcosa che funziona… La mia gratitudine a Roberto Alajmo come direttore del Teatro della nostra Città… “.
Scrive Giacomo Cacciatore: “La mancata riconferma di Roberto Alajmo alla direzione del teatro Biondo ribadisce una triste tendenza dei tempi attuali: aggiustare quel che funziona, in barba ai successi e al di là di qualsiasi logica. Oppure in nome di una logica che ci si guarda bene dal dichiarare”.
L’interessato glissa, vola basso, dà appuntamento a tutti a un domani in cui appunto ‘ci ritroveremo’, la speranza mistica di un ricongiungimento. Sicuramente ha fatto un ottimo lavoro, come testimoniano in tanti, non solo gli artisti citati: un impegno riconosciuto dall’applauso finale. Resta appunto la domanda dell’incipit: se è così bravo, perché deve andare via?
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19 Gennaio 2019, 18:27