PALERMO – L’Ars batte un colpo. Anzi, ne batte una raffica. Il parlamento sonnacchioso e impantanato, dopo un lungo periodo di stallo ha messo improvvisamente la quarta. Votando una legge dopo l’altra. Sarà una coincidenza, ma il risveglio improvviso di Palazzo dei Normanni arriva subito dopo le sirene di voto anticipato che hanno cominciato a incombere sulla legislatura. Proprio quando nel Pd qualcuno ha cominciato a dire ad alta voce che è arrivata l’ora di staccare la spina, i deputati, avvertito il traballare delle poltrone si sono dati una bella smossa. E dopo il varo dei tagli ai compensi degli amministratori varati nelles corse settimane, si sono sbloccati a Sala d’Ercole anche altre leggi.
Due giorni fa è arrivato il sì, tanto atteso dagli addetti ai lavori, alla legge sugli appalti. Un disegno di legge per certi versi controverso, su cui la maggioranza s’è spaccata, con i dubbi avanzati da parte del Pd per via dei presunti rischi di incostituzionalità, denunciati tra gli altri dal presidente della prima commissione Antonello Cracolici. La norma regionale approvata, infatti, si discosta in diversi aspetti da quella nazionale. Insieme alla legge sugli appalti che ha dato il ben servito al “massimo ribasso” per il giubilo di tanti lobbisti presenti in Aula, l’Ars ha approvato anche un altra legge che ha fatto discutere, quella sui centri storici. La legge, passata senza nessun voto contrario, apre alla possibilità di interventi edilizi nei centri storici. Norme criticate da ambientalisti e mondo accademico ma gradite alle sigle dell’edilizia. Oggi, terza legge in una settimana, con il sì alla manovra correttiva che dovrebbe salvare i documenti contabili della Regione dall’impugnativa del governo Renzi. In questo caso la fretta era d’obbligo e non ci sono stati incidenti di sorta a rallentare l’iter del ddl. Che contiene una serie di norme di buon senso come la fine dell’anomalia ormai solo siciliana del voto spalmato su due giorni quando nel resto d’Italia si vota solo di domenica.
L’altra notizia di oggi dall’Ars è il parto dopo una gestazione infinita del disegno di legge sull’acqua pubblica, che è stato licenziato dalla commissione Bilancio ed è pronto per approdare in Aula. Una legge molto attesa, che peraltro incarna un punto importante del programma elettorale del centrosinistra, tanto da far dire oggi al capogruppo del Pd Baldo Gucciardi che “bisogna spostare in avanti la chiusura della sessione estiva dei lavori dell’Ars, prevista per fine luglio, e proseguire ad oltranza fino all’approvazione del ddl di riforma dell’acqua pubblica”. Se così sarà, si profila una lunga e calda estate all’Ars, tanto più se, come sembra, i ruggiti di qualche dissidente della maggioranza si spegneranno di fronte alla diffusa volontà di sopravvivenza condivisa da Crocetta e dai deputati. Una miscela che potrebbe portare alla salomonica soluzione di un nuovo rimpasto per spalancare una volta e per tutte ai politici le porte della giunta. E delle dimissioni di Lucia Borsellino e del suo j’accuse sembra ormai non ricordarsi più nessuno.