Il ritorno di Raffaele - Live Sicilia

Il ritorno di Raffaele

L'agenda della politica
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Si ricomincia. Dopo la sbornia “cosmica” e pallonara, tornano al proscenio le volgari preoccupazioni della politica. Mese complicato per la maggioranza che regge le sorti del governo Lombardo. Molta carne al fuoco e tempi stretti, nel Vietnam dell’Ars con vietcong pidiellini, paludi e trappole a ogni angolo. Pare che il Pd intenda vidimare un mutamento in corso d’opera. Le parole del segretario, Giuseppe Lupo, sono state chiare: “Nel Pd c’è un consenso diffuso per la formazione di un governo politico che apra una nuova fase in Sicilia, considerato che il cambio di rotta che abbiamo chiesto all’attuale giunta tecnica di Raffaele Lombardo stenta ad arrivare. Questa scelta non la posso fare io, ma gli organismi competenti, vale a dire l’Assemblea regionale, convocata per il 13 marzo”.

Ora, ci sarebbe un dubbio di metodo. Se gli organismi competenti non hanno ancora scelta, quale messaggero alato ha portato a Lupo la notizia del gradimento “diffuso” per un governo politico? Misteri della comunicazione pidina. Tuttavia, l’affondo ancora lieve del segretario va interpretato come una mossa per afferrare un partito che non è stato mai suo. La diarchia che governa i democratici è sbilanciata. Lupo lo sa. Cracolici appare, a Cracolici si chiede, con Cracolici si parla, di Cracolici scrivono e parlano coloro che considerano Giuseppe Lupo un mero esecutore testamentario al capezzale di un Pd in coma. Che sia terminata l’era della timidezza?

E Lombardo? Le sue ultime parole, via blog,  danno da pensare. Eccole: “Io ho contribuito a fondare il Mpa e non c’è dubbio che ci sia una identificazione eccessiva con la mia persona, naturale, visto che sono anche il presidente di una regione importante. Ma questa identificazione non giova alla politica. Bisogna mettere in piedi un soggetto politico nuovo con una classe dirigente arricchita da energie che vengano al di fuori dell’appartenenza politica”. Alcuni hanno interpretato il verbo lombardiano come una sorta di addio alle armi annunciato in prospettiva. Non ci pare. Semplicemente, Raffaele Lombardo – come sa fare benissimo – guarda lontano, al post Berlusconi, alla riorganizzazione che seguirà la fase tellurica della caduta di Silvio. I dirigenti saranno forse nuovi. Ma ci vorrà l’esperienza di un nocchiero dall’antico pelo per traghettare la barca autonomista sul mare tempestoso del futuro. E indovinate chi starà al timone?

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