Cara Lucia, indignarsi non basta - Live Sicilia

Cara Lucia, indignarsi non basta

La lettera aperta del responsabile delle Politiche cittadine di Palermo per il Pd all'assessore alla Sanità, Lucia Borsellino.CAMPAGNA YOULIVE Segnalateci i vostri casi di sanità, buona o cattiva che sia, e Livesicilia li approfondirà.

La lettera
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Vorremmo rivolgere alcune domande all’assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino. Una premessa. Qualche anno fa ho partecipato a un incontro pubblico con Massimo Russo, entrambi in veste di relatori. A un certo punto del suo intervento l’ex assessore alla Salute del governo Lombardo affermò che la sua riforma della sanità siciliana sarebbe stata certamente ricordata come tra le migliori, anzi, mi pare che l’abbia addirittura definita la migliore tout court. Era la stagione del rientro dallo spaventoso deficit nel settore dei camici bianchi, deficit accumulato negli anni in cui la sanità pubblica era stata una sconfinata prateria in cui scorrazzavano indisturbati politicanti privi di scrupoli, mafiosi e amici dei mafiosi alla ricerca di facili consensi elettorali, di fulminee carriere immeritate e di illeciti guadagni sulla pelle dei malati. Un riequilibrio dei conti imposto dal governo nazionale, con severi tagli di bilancio, lotta agli sprechi e una riorganizzazione complessiva dei servizi sanitari e di assistenza.

Io gli risposi con una riflessione. Ognuno è libero di definire ottima, magari dal punto di vista dei freddi numeri, una riforma della sanità in Sicilia, ma se l’utente, il paziente e la sua famiglia, non l’avverte come tale, forse c’è qualcosa che non funziona. In realtà, da allora i siciliani hanno cambiato opinione? Parlo delle liste d’attesa, dell’assistenza nel territorio, dell’adeguatezza dei pronto soccorso e dei reparti, della pulizia dei locali, della sufficiente dotazione d’organico, medico e paramedico. Al netto delle oasi d’eccellenza di cui possiamo vantarci, che paradossalmente suscitano rabbia perché ci suggeriscono che se si vuole si può, no, i siciliani non hanno cambiato opinione. Quando pensiamo di potere avere bisogno dei servizi di un ospedale, per noi o per i nostri cari, al di là dell’impegno encomiabile di molti medici e di molti infermieri ci assale un senso d’angoscia.

Un motivo ci deve pur essere per sentirci terrorizzati al pensiero di varcare la soglia di un ospedale. Tanto è vero che l’attuale assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino ha sentito la necessità di fare un giro ispettivo in alcuni nosocomi palermitani, Villa Sofia, Civico e Ospedale dei Bambini, annunciando che ne farà ancora, non solo nel capoluogo. Le ispezioni sono state determinate, anche grazie a un reportage di Repubblica, da un allarme lanciato in questi giorni agostani in cui si registra una drammatica emergenza con carenza di personale, reparti chiusi, posti letto esauriti, barelle ovunque con sopra sfortunati malcapitati che, invece, dovrebbero stare su di un confortevole letto e con i pronto soccorso che regalano scene da Far West, luoghi di aggressioni nei confronti degli operatori sanitari, scazzottate e via discorrendo, basta leggere le cronache. L’assessore fa trapelare, giustamente, indignazione difendendo l’operato dell’assessorato posto sotto la sua guida e chiedendo ai responsabili delle strutture di intervenire con immediatezza.

Cerchiamo di capire. Scusi assessore, lei conosce molto bene la situazione, infatti prima di assumere la titolarità dell’assessorato è stata tra le principali collaboratrici di Massimo Russo. Lei, con l’intera Giunta di Governo, ha nominato i vertici delle strutture ospedaliere, vertici che secondo noi andrebbero scelti con criteri più stringenti a caccia di professionalità di altissimo livello e con commissioni di valutazione, prima e dopo la scelta, assolutamente sganciati da qualsiasi riferimento politico, e s’indigna? Lei vuol farci credere che senza gli articoli di stampa non sarebbe venuta a conoscenza di quanto sta accadendo e improvvisamente decide di vestire i panni del fustigatore? No, la stimiamo abbastanza per supporlo. Allora le domande sono altre: che senso ha nominare manager e dirigenti generali, ben retribuiti, se poi lei si vede costretta a controllare di persona lo stato delle cose? S’è verificato, per caso, un corto circuito tra organo politico, d’indirizzo e programmazione, e la gestione delle strutture sanitarie sul territorio? O c’è carenza nella programmazione? Perché dobbiamo ancora vedere affisso nei nostri ospedali, con l’immaginazione s’intende, il cartello dantesco “lasciate ogni speranza o voi che entrate”? I sindacati parlano di sanità in ginocchio, che l’assistenza sanitaria sul territorio è lettera morta, che si naviga a vista.

Assessore, insomma, qual è la reale situazione e che prospettive concrete esistono di assomigliare a regioni italiane meglio organizzate? Soprattutto, lei pensa che il cittadino siciliano si possa considerare soddisfatto della qualità dell’assistenza sanitaria? In attesa delle sue cortesi risposte, da dare non a chi scrive ma alla collettività, ci permettiamo di ricordarle quella riflessione offerta al suo predecessore. Quando si governa mai si può definire buona o sufficiente la propria azione fino a quando il cittadino, soprattutto se è il cittadino più debole, più sofferente, non la percepirà effettivamente come tale.


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