Quasi seicento assunzioni per infermieri e tecnici “bloccate” dal Tar. Con due sentenze-fotocopia ieri il tribunale amministrativo ha sospeso quattro concorsi indetti dall’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo. Il motivo? I concorsi per titoli non andavano indetti se non dopo aver “attinto” alla mobilità regionale e interregionale.
Così, è scattato il ricorso di un nutrito gruppo di persone, difese dall’avvocato Alberto Barbera. Un ricorso che ha riguardato le Asp di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta, l’assessorato regionale alla Sanità, il Comitato del Bacino Sicilia occidentale, il Policlinico di Palermo e l’ospedale Villa Sofia-Cervello. Ricorso che in prima istanza ha raggiunto gli obiettivi sperati: sospensione dei concorsi. Tutto si ferma, insomma, in attesa di discutere il “merito” nel marzo del 2012.
Intanto, come detto, tutto è congelato. E ci riferiamo nello specifico a quattro selezioni del “pacchetto” pubblicato in gazzetta ufficiale della Regione siciliana il 31 dicembre del 2010. I concorsi impugnati, sono quelli per infermiere per il bacino “Sicilia occidentale” e quelli per tecnico di radiologia nello stesso bacino. In entrambi i casi a essere “stoppati” sono sia i concorsi pubblici per titoli sia quelli riguardanti la mobilità. Nel caso degli infermieri parliamo rispettivamente di 258 e 256 posti. Nel caso dei tecnici di radiologia di 21 e 17 assunzioni.
Ed è stata proprio questa “compresenza” di concorsi aperti e concorsi per mobilità ad aver creato i presupposti per il ricorso. Il tribunale, infatti, nell’accogliere le istanze dei ricorrenti e la sussistenza del “pregiudizio grave ed irreparabile”, ha ricordato un principio fondamentale che discende dall’articolo 30 della legge 165/2001, cioè che “le procedure di mobilità debbano sempre essere preferite a quelle concorsuali”. Insomma, prima andavano individuate le persone in esubero o in mobilità. Poi, eventualmente, bisognava indire i concorsi. All’Asp di Palermo anche l’obbligo di pagare le spese processuali per una cifra complessiva di tremila euro. All’assessorato, adesso, non resta che ricorrere al Consiglio di Stato.