Il tesoro rumeno di don Vito | Ciancimino jr non risponde ai pm - Live Sicilia

Il tesoro rumeno di don Vito | Ciancimino jr non risponde ai pm

Si avvale della facoltà di non rispondere e chiede il trasferimento dell'inchiesta a Palermo. Massimo Ciancimino si è presentato davanti ai pubblici ministeri di Roma che lo indagano, assieme ad altre otto persone, per riciclaggio.

CHIESTO IL TRASFERIMENTO DELLE INDAGINI
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ROMA – Si avvale della facoltà di non rispondere e chiede il trasferimento dell’inchiesta a Palermo. Massimo Ciancimino si è presentato davanti ai pubblici ministeri di Roma che lo indagano, assieme ad altre otto persone, per riciclaggio. Secondo l’accusa, cento milioni del tesoro di don Vito sarebbero finiti in Romania, investiti nella gestione dell’impianto di Glina, a Bucarest, il più grande complesso europeo per il trattamento dei rifiuti.

Nel registro degli indagati, oltre al figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, ci sono otto persone: Sergio Pileri, Raffaele Pietro Valente, Romano Tronci, Santa Sidoti, il rumeno Victor Dombrovski, Nunzio Rizzi, Gabrio Caraffini e Claudio Imbriani. Tutti insieme, secondo l’accusa, avrebbero cercato di evitare che lo Stato mettesse le mani sulla discarica rumena gestita dalla società Ecorec che vale cento milioni di euro.

L’inchiesta è della Direzione distrettuale antimafia della Capitale, guidata da Giuseppe Pignatone. E’ lo stesso magistrato che a Palermo aveva coordinato un’altra indagine costata la condanna a Massimo Ciancimino, al tributarista Gianni Lapis e all’avvocato Giorgio Ghiron. I pm palermitani Roberta Buzzolani e Lia Sava scoprirono che la Ecorec era in realtà la cassaforte di Ciancimino, dove sarebbero confluiti anche i soldi della vendita del gioiello di famiglia: il Gruppo Gas.

Proprio da questo prende le mosse la richiesta degli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agostino, di chiedere il trasferimento degli atti a Palermo dove Ciancimino, secondo i suoi legali, è già indagato per gli stessi fatti. Adesso i pubblici ministeri avranno dieci giorni di tempo per rigettare o meno la richiesta della difesa.


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