PALERMO – Le rinunce e le difficoltà dei testimoni di giustizia sono stati al centro della sessione dei lavori della Commissione europea Antimafia in trasferta a Palermo e che hanno raccontato le loro storie ai delegati europei. Istanze che hanno spinto la presidente della Commissione, Sonia Alfano, a chiedere un’audizione del ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri nella sede del Parlamento europeo. “Siamo 70 testimoni in tutta Italia, ci additano come piccoli carbonari, ma non abbiamo nulla da nascondere. Giorno per giorno paghiamo un prezzo troppo alto di sofferenze”, ha detto Piera Aiello, che ha denunciato i boss della mafia trapanese, intervenuta durante i lavori.
“Stiamo riponendo la vita di 70 famiglie nelle vostre mani – ha aggiunto la Aiello – Ho lottato 23 anni contro gli uomini più disattenti dello Stato che ci hanno voltato le spalle. Ho lottato per anni contro la mafia e ora chiedo all’Europa di essere dalla nostra parte”. “Finora io e la mia famiglia siamo stati scortati da personale non specializzato. E’ impensabile che ciò accada ai testimoni di giustizia. All’Europa e al governo italiano chiedo di non lasciare soli i testimoni, e di mettere in pratica quanto promesso e finora mai realizzato per tutelarli”, ha aggiunto l’imprenditore Ignazio Cutrò, testimone di giustizia che ha denunciato il racket e fatto arrestare i suoi estorsori. Il testimone ha poi denunciato episodi di disattenzione da parte della sua scorta in un paio di trasferimenti con la sua famiglia che hanno rivelato “tutti i limiti delle mancanze di sicurezza utilizzati da personale non specializzato”. “Contro i soprusi della ‘ndrangheta ci siamo rivolti allo Stato, contro i soprusi dello Stato, ci rivolgiamo a voi”, ha sostenuto la testimone di giustizia calabrese Rosina Benvenuto, che ha denunciato la mancanza di attenzione e il dramma dello sradicamento familiare improvviso conseguente alla sua scelta di denunciare. “Uno dei miei figli non ha voluto entrare nel programma di protezione, per cui per la legge non può avere rapporti con gli altri familiari. E’ assurdo. Ho denunciato ogni illegalità e lo Stato non mi tutela, mi sento un peso e non posso neanche avere rapporti con mio figlio, tutta la mia famiglia è stata divisa”.
“Deporre contro le mafie è un salto nel buio. Spesso viene addirittura violato il segreto di ufficio nel cambiamento delle generalità del testimone”. Ha aggiunto in merito il testimone di giustizia Giuseppe Carini, (ora tutelato da una nuova identità). “L’attuale governo non intende investire nei testimoni come risorsa, e noi siamo i primi a sperimentare sulla propria pelle le inefficienze del sistema. – ha aggiunto – Chiediamo al ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri le ragioni del suo silenzio: da 10 mesi attendiamo una risposta a un documento in materia inviato. Chiediamo una direttiva che sia giuridicamente vincolante”. Carini è stato un teste chiave contro i killer del sacerdote di Brancaccio don Pino Puglisi. “Perché c’é il silenzio delle istituzioni sui cittadini onesti? C’é davvero la volontà politica di tutelare i testimoni di giustizia? – ha aggiunto Carini – Tutti plaudono al loro gesto di coraggio civile, tutti elogiano i testimoni, ma i fatti purtroppo dimostrano il contrario”.
“Arriveremo ad un testo unico antimafia per tutta Europa. È l’obiettivo che stiamo inseguendo, il nostro fine ultimo. Questa Commissione non farà sconti a nessuno – dice l’eurodeputato Sonia Alfano – La nostra delegazione in Italia – ha poi aggiunto a margine delle audizioni – segna un passaggio fondamentale per il nostro lavoro. Si tratta di un momento molto importante, specie oggi che siamo a Palermo per audire personalità che in Sicilia si sono distinte nella lotta alla mafia e alle collusioni, soprattutto quelle politiche. Le informazioni fornite nell’ambito delle audizioni dai relatori – ha sottolineato la presidente della Commissione CRIM – sono di straordinaria rilevanza e saranno molto utili. Sono certa che serviranno per il prosieguo della nostra attività. Per questo – ha proseguito – mi sento di dire che non si tratta di una visita meramente simbolica. Nonostante questo, non si può non sottolineare che questa giornata è pregna di sentimenti di gratitudine nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per combattere il crimine organizzato di stampo mafioso. Nei confronti di queste persone, le migliori che il nostro Paese abbia conosciuto, abbiamo un debito enorme. Con il nostro lavoro – ha concluso Sonia Alfano – stiamo cercando di rendere onore a tutti loro e di evitare che altri debbano subire la stessa terribile violenza da parte delle mafie”.
“Le nostre leggi non sono perfette, ma la normativa antimafia ha strumenti che altrove non esistono. All’Europa chiediamo un’omogeneizzazione dei vari ordinamenti che ci consenta di eseguire i provvedimenti in materia di prevenzione in territorio europeo – ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, nel corso dell’ audizione – Se l’Europa deve avere un senso, deve essere l’Europa delle leggi con strumenti modellati sulla nostra legislazione, che non è assolutamente perfetta, ma è un passo avanti agli altri. Inoltre, la carenza di una norma che punisca l’autoriciclaggio costituisce un grave vulnus per la nostra attività”. Tra le criticità emerse durante i lavori, la mancata repressione del reato di falso in bilancio e l’esigenza di riformare l’articolo 416 ter del codice penale che punisce il voto di scambio. “Non ci stanchiamo di ribadire la necessità di riformarlo – ha detto Messineo – perché punisce solo la promessa di scambio in cambio di denaro. La mafia, però, non chiede denaro ma una promessa, al politico, di adoperarsi nell’interesse dell’organizzazione. Per questo la norma 416ter si rivela uno strumento poco efficace, e per questo abbiamo chiesto l’estensione oltre che al denaro a qualsiasi altro tipo di promessa”.