PALERMO – Due milioni di passeggeri, 800 mila obliterazioni, 110 mila corse: sono questi i numeri che il tram fa segnare nei primi sei mesi di attività. Dati che i vertici dell’Amat guardano con soddisfazione, ma che devono fare il paio con un mal contento sempre più profondo fra i lavoratori della partecipata del comune di Palermo.
In queste ultime settimane, infatti, il fronte sindacale si è ricompattato e i confederali, così come gli autonomi, hanno proclamato lo stato di agitazione: un malessere che affonda le sue radici nella preoccupazione per la tenuta finanziaria della società. Non è un mistero che Palazzo delle Aquile avrebbe voluto finanziare l’Amat con i 30 milioni di euro di incasso della Ztl, che avrebbero colmato i tagli nazionali e regionali al trasporto pubblico locale e ridato fiato alle casse asfittiche dell’azienda. Ma la scure del Tar ha rinviato l’avvio della Zona a traffico limitato, che dovrebbe partire a settembre, creando più di un problema in via Roccazzo.
Secondo le previsioni dell’amministrazione comunale, l’Amat sara l’unica ex municipalizzata in perdita con un rosso di 4 milioni di euro e le prospettive non sono delle più rosee. La decisione di avvalersi di guardie giurate sugli autobus è finalizzata sì al contrasto di possibili aggressioni, ma dovrebbe fungere anche da deterrente per i “portoghesi”, cioè per coloro che salgono e scendono senza pagare il biglietto. Una mossa già sperimentata qualche anno fa, in epoca Cammarata, ma che sollevò un vespaio di polemiche ed è comunque la dimostrazione della difficoltà di Amat di fare cassa con i tagliandi.
I sindacati parlano senza mezzi termini di un rischio di fallimento dell’Amat e del pericolo che il servizio finisca nelle mani dei privati, mentre i vertici aziendali si trincerano per il momento dietro il silenzio non replicando agli attacchi che vengono anche da parte degli esponenti politici. Se Angelo Figuccia (Fi) chiede spiegazioni su un presunto boom di straordinari solo per alcuni settori dell’azienda, Filippo Occhipinti (Comitati Civici) paventa un possibile buco nei bilanci che potrebbe arrivare fino a 18 milioni di euro. L’immagine dell’azienda deve poi fare anche i conti con i “furbetti”, cioè con coloro che sfruttano sapientemente malattie e permessi per assentarsi in occasione di alcuni eventi come le partite della Nazionale.
“L’azienda non è in condizione di rassicurare e dirimere le nostre preoccupazioni e i documenti economici che ci ha mostrato confermano la crisi allarmante di liquidità di cui soffre e che ha come conseguenze i tanti pagamenti inevasi nei confronti dei fornitori, ben 20 milioni di euro e i ritardi negli stipendi dei lavoratori”, dicono in una nota Mimmo Perrone e Salvatore Girgenti Fit Cisl, Franco Mineo Filt-Cgil, Giuseppe Governale Uiltrasporti, Emanuele Giannilivigni Faisa-Cisal e Giuseppe Taormina Orsa-Trasporti. “Siamo molto preoccupati, non ci sono garanzie sull’approvvigionamento dei ricambi dei bus e per questo si verifica spesso il malfunzionamento di parecchi bus, la cui mancanza non fa altro che falcidiare il già precario parco mezzi in circolazione – aggiungono – Ciò che preoccupa ancor di più sono le pessime condizioni economiche che possiamo definire da rischio fallimento. L’azienda vanta un credito di 60 milioni di euro dalla Regione e ha debiti per 20 milioni di euro, da dicembre inoltre da quando il tram è in esercizio il costo grava tutto sul budget aziendale”.
Ed è questo uno dei problemi dell’Amat: il tram funziona, piace ai palermitani che riempiono le carrozze bianche e usano il nuovo mezzo di trasporto per spostarsi in città, ma il rischio è che senza risorse aggiuntive “Genio” si riveli una palla al piede, costosa e difficile da gestire in tempi di conti in rosso.