PALERMO – Il tribunale del Lavoro dà ragione per la terza volta al dirigente dell’Asi di Agrigento Salvatore Callari. E torto all’Irsap guidato da Alfonso Cicero. L’ente adesso dovrà reintegrare il dirigente e corrispondegli anche gli stipendi arretrati. Stipendi che verranno “restituiti” a Calleri, nonostante quest’ultimo sia stato costrett” a non recarsi al lavoro, dopo il licenziamento in tronco deciso dal responsabile dell’Istituto nel quale sono confluite le Asi oltre due anni fa.
A dire il vero, già in primo grado il tribunale del lavoro aveva disposto il reintegro del dirigente, difeso dall’avvocato Girolamo Rubino e Mario La Loggia. Ma sia in quell’occasione, sia nel successivo “step”, l’Irsap si era opposto alla decisione del giudice. Una sentenza, quella del marzo scorso, che adesso viene confermata dalla Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Matteo Frasca.
Salvatore Callari, era stato licenziato in tronco il 21 agosto del 2012, dall’allora Commissario straordinario dell’Asi di Agrigento Alfonso Cicero con pesanti accuse. Un licenziamento “impugnato” dal dirigente. Un ricorso che ha dato vita a un contenzioso sfociato in due sentenze favorevoli a Callari.
In particolare, il giudice del lavoro di Agrigento, Chiara Gagliano, già a marzo, condivedendo le tesi difensive degli avvocati Rubino e La Loggia, aveva confermato l’illegittimità del licenziamento intimato a Callari, condannando il Consorzio Asi in liquidazione a reintegrarlo nel posto di lavoro e a versargli un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dalla data del licenziamento all’effettiva reintegrazione, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali dalla maturazione di ogni rata di credito al pagamento.
In particolare il giudice del Lavoro ha ritenuto che tutte le fasi del procedimento disciplinare devono essere svolte esclusivamente dall’ufficio competente per i procedimenti disciplinari. La decisione di licenziare Callari, invece, fu presa direttamente da Cicero. Proprio per questo motivo il licenziamento è stato considerato illegittimo e la sanzione “è affetta da nullità assoluta”.
Il giudice in quella sentenza, confermata anche dall’ultimo pronunciamento del tribunale del Lavoro, aveva anche aggiunto che “appare quanto meno anomalo che il soggetto che ha adottato il provvedimento finale (Cicero, appunto) abbia ravvisato la fondatezza di tutte le contestazioni mosse al Callari che, viceversa, sono state del tutto escluse dal responsabile del procedimento disciplinare”. In effetti, come viene ricordato nella sentenza, l’allora responsabile del procedimento disciplinare, alla fine dell’istruttoria aveva comunicato al vertice dell’Asi “l’insussistenza delle ipotesi di illecito disciplinare”. Insomma, secondo gli uffici che per legge avevano il compito di portare avanti il procedimento, Callari non era responsabile di alcun illecito. Nonostante ciò, Cicero decise diversamente.
A quella sentenza l’Irsap aveva comunque deciso di opporsi nuovamente. “Il Giudice del lavoro di Agrigento – commentò a marzo Cicero – non è entrato nel merito delle numerose e gravi violazioni che ho contestato a Salvatore Callari ex dirigente responsabile dell’area tecnica dell’ex Asi di Agrigento. Il comportamento opaco tenuto da un funzionario interno dell’ Asi di Agrigento (da me denunciato sia in sede penale che civile), responsabile del procedimento del licenziamento di Callari, – aggiuse il presidente dell’Irsap – ha causato il presunto vizio procedurale e, pertanto, non ha consentito al giudice di esaminare le contestazioni fatte al Callari”. Da qui, il ricorso. Respinto anche stavolta. Cicero dovrà reintegrare Callari. E l’Asi di Agrigento dovrà anche restituirgli gli stipendi per i mesi in cui il dirigente è stato costretto a restare a casa.