Il ventaglio sventola sulla polemica | Miccichè e le parole sui giornalisti - Live Sicilia

Il ventaglio sventola sulla polemica | Miccichè e le parole sui giornalisti

Il presidente dell'Ars critica pesantemente. La reazione dell'Assostampa.

PALAZZO DEI NORMANNI
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3 min di lettura

PALERMO – Oggi all’Ars, si è tenuta la consueta cerimonia del ventaglio. Una cerimonia fuori dalla norma, dato che il presidente Gianfranco Miccichè ha approfittato dell’incontro con la stampa per criticare pesantemente alcuni articoli pubblicati dal quotidiano ‘La Repubblica’.”Questo ventaglio lo ricevo con piacere ma con grande amarezza – ha affermato il presidente dell’Ars – voglio capire che cosa si deve fare per evitare che la libertà di stampa significhi libertà di offesa: cosa che mi addolora. E se io oggi non posso essere sereno è perché sono condizionato da un giornale che scrive falsità”.

Miccichè ha polemizzato con i cronisti. “Ho sperimentato casi di diffamazione; ho letto articoli in cui si è fatto passare me per bugiardo ma ho sperimentato anche casi in cui si è messa in cattiva luce l’amministrazione che rappresento”. Così il presidente dell’Assemblea ha lanciato i suoi strali polemici.

“Come ci possiamo difendere? – ha chiesto Miccichè -. Vorrei incontravi uno a uno. Non rubiamo, non facciamo niente di negativo, lavoriamo per i cittadini, ma perché devo ricevere questo ventaglio? Devo accettare un regalo che mi viene fatto da qualcuno che ogni giorno tenta di screditarmi? Sono molto stanco – ha concluso -, sono dispiaciuto, chi mi sta vicino se ne accorge che mi viene il mal di stomaco. Credo di non meritarlo io e questa Assemblea che sta facendo di tutto per cercare di apparire meglio di una volta”.

Il cronista del quotidiano coinvolto dalle critiche del titolare della poltrona più alta a Sala d’Ercole ha lasciato la sala stampa. Parlare di politica e dell’attività parlamentare dopo è stato complicato e così quest’anno la cerimonia del ventaglio sarà ricordata per il suo fuoriprogramma.

La nota dell’Assostampa

“La segreteria regionale dell’Associazione siciliana della stampa esprime incredulità e sconcerto per “il grave attacco rivolto stamattina dal presidente dell’Ars Gianfranco Micciché a ‘la Repubblica’, nel corso della cerimonia per la consegna del ventaglio”. Non è ammissibile che un momento istituzionale, peraltro di natura conviviale, si trasformi in un processo pubblico a una testata giornalistica, dice l’Assostampa. “L’on. Micciché, se ritiene di essere diffamato, ha tutti gli strumenti per difendersi nelle sedi opportune – continua – Quello che non può fare è mettere all’indice in modo maldestro e improprio il lavoro scrupoloso dei colleghi, parlando a sproposito di libertà di stampa e nei fatti alterando la normale dinamica dei rapporti fra l’istituzione e gli organi di informazione”.

La nota dell’Ordine dei giornalisti

“I cronisti parlamentari siciliani volevano fare all’Assemblea regionale, nella rituale cerimonia del ventaglio, gli auguri di buona estate al presidente dell’Ars Miccichè, che ha invece trasformato un incontro istituzionale in uno scontro, puntando il dito contro La Repubblica, accusandola di avere pubblicato falsità contro di lui e costringendo uno dei suoi cronisti ad allontanarsi per protesta. È l’ennesimo attacco che arriva dai piani alti della politica contro i giornalisti per le loro cronache non gradite. Un atteggiamento che persiste e che non è più accettabile”. Lo dice Giulio Francese, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, non nascondendo lo stupore per l’iniziativa del presidente dell’Ars.

“Miccichè ha detto di essere stanco, si è visto e ce ne dispiace ma non se la prenda con i giornalisti che fanno scrupolosamente il proprio lavoro, che meritano il rispetto di chi ricopre un’alta carica come la sua, chiamata a dare il buon esempio. Il suo è stato invece un j’accuse inopportuno e fuori luogo. Non uno sfogo improvviso ma un “processo” organizzato, con tanto di accuse illustrate da slide, davanti a giornalisti di diverse testate che erano accorsi per ben altri motivi. Se aveva qualcosa da dire per fare valere le sue ragioni contro i giornalisti le cui cronache non gli sono piaciute, avrebbe dovuto farlo con gli strumenti che la legge mette a disposizione e nelle sedi opportune. Ha scelto invece il metodo del “processo in piazza”, parlando in maniera inappropriata di libertà di stampa, volendo affermare una sua verità, con il triste risultato di avere rovinato una festa e destato molte perplessità”.


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