Illuminazione pubblica, il Tar| annulla l'appalto della discordia - Live Sicilia

Illuminazione pubblica, il Tar| annulla l’appalto della discordia

Paolo Corrao

I giudici amministrativi hanno respinto il ricorso della Citelium, ma bacchettano anche il Comune. Corrao: "Si punisca chi ha sbagliato".

VILLABATE
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VILLABATE (PALERMO) – Un bando da dieci milioni di euro annullato per irregolarità, una sentenza del Tar che sancisce procedure non conformi alla normativa e segnalate perfino dall’Autorità per gli appalti pubblici. Accade a Villabate, dove dopo le denunce del consigliere comunale di Ncd Paolo Corrao la giustizia amministrativa ha respinto il ricorso della ditta aggiudicataria, la Citelium, dando ragione al Comune ma riconoscendo un parziale risarcimento.

Una storia assai intricata che comincia nel 2011, quando l’amministrazione di Villabate decide di mettere a bando la gestione dell’illuminazione pubblica. Una procedura che però, secondo Corrao, presenta troppe anomalie denunciate in consiglio e all’Autorità per gli appalti che gli dà ragione. Cosa che spinge lo stesso Comune, nel 2013, a fermare tutto dopo aver però firmato il contratto. In particolare le autorità hanno puntato il dito contro la durata ventennale del contratto, la modalità del finanziamento tramite terzi, l’eventuale proroga e la mancata indicazione dell’appalto nel programma triennale delle opere pubbliche.

I giudici della Terza sezione hanno pertanto dato ragione alle tesi dell’ente locale: “Sulla base di un ragionamento logico prima ancora che giuridico – si legge nella sentenza – è indubbio che quando la pubblica amministrazione intenda avvalersi della partecipazione finanziaria di privati in vista della realizzazione di opere o svolgimento di pubblici servizi non ritrae alcuna utilità dall’aggiudicare la gara al soggetto che offra il ribasso in termini finanziari più vantaggioso anche sulla quota finanziaria da porsi a carico dello stesso. In altre parole, la circostanza che veda concorrere a formare l’importo posto a base di gara anche la parte di oneri che dovrebbero essere posti, in relazione al modulo negoziale prescelto, a carico del privato, genera l’effetto esattamente opposto a quello che è nella logica e nella finalità della partecipazione di terzi con capitali propri, ossia un non ammesso oggettivo avvantaggiarsi del soggetto che offra il miglior ribasso anche sulla quota posta a proprio carico”.

Ma il Tar bacchetta anche il Comune, di cui non ha accolto la domanda di inefficacia del contratto: “Il comportamento complessivo tenuto dalla stazione appaltante, poi sfociato nell’annullamento di tutti gli atti della procedura, integra un illecito precontrattuale, perché si pone in contrasto con le regole di buona fede e correttezza riferite ad una pubblica amministrazione. Il Comune di Villabate e, per esso, l’organo dirigenziale preposto alla procedura di gara e il Rup, era a conoscenza delle illegittimità perpetrate. Esso, infatti, sulla base dell’applicazione delle regole che astrattamente disciplinavano la procedura, non soltanto non poteva indire la gara ma, una volta avviata, poiché è stato sollecitamente messo a conoscenza dell’esposto del consigliere comunale e dell’avvio dell’istruttoria da parte dell’Autorità, avrebbe dovuto prudenzialmente adottare ogni provvedimento che impedisse (anche temporaneamente) il prosieguo della stessa”.

“E’ incredibile che il Rup che ha indetto la gara, che è stato responsabile del procedimento e presidente della commissione giudicatrice non si sia accorto di nulla, come nessuno dei professionisti coinvolti – dice Corrao – siamo davanti a innumerevoli violazione di legge. Inoltre tento ancora di far decretare l’incoerenza di quel piano triennale delle opere pubbliche che non riportava l’appalto. Sia la Regione che la Procura hanno archiviato le pratiche, spero nella Corte dei Conti perché sanzioni gli errori commessi a danno dei villabatesi”. Il Comune, per parte sua, attende di rientrare in possessore degli impianti e di revocare definitivamente la gara.

 

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