Egregio direttore,
sono uno dei pochi fortunati che vive fuori dal mondo dei social.
Non sono quindi su facebook, come si usa dire ai giorni nostri.
Ogni tanto però qualche anima pia mi informa di quanto accade e mi riporta post e relativi commenti.
Così ho appreso di un commento che mi ha particolarmente colpito.
L’attuale Presidente dell’Amap, Architetto Maria Prestigiacomo, ha commentato un post di Rosi Pennino che raccontava della sua vita passata allo Zen dov’era nata e cresciuta e dalle cui necessità si era dovuta allontanare dopo anni di battaglie. Poche parole quelle di Rosi Pennino: “sono fiera di essere nata e cresciuta allo ZEN di Palermo… la mia gente… il mio quartiere.. le mie scuole… la piazza in cui ho cantato più volte con Padre Gallizzi… i sogni… le rabbie… l’amore… poi ho dovuto lasciare tutto… la disabilità… la mia bambina… una vita che ha preso per forza un’altra strada…”.
A queste parole la Prestigiacomo ha voluto replicare (mi chiedo perchè??): “Non usi la figlia autistica come scusa per non essere stata presente allo Zen naturalmente aveva trovato altri scopi oggi le servono i voti ed lo Zen diventa il suo serbatoio”.
Ricordo che a leggere questo commento ho provato lo stesso, imbarazzato, senso di profondo disgusto di quando Corradino Mineo affermò che Renzi era come un ragazzino autistico, frase che naturalmente provocò reazioni indignate da ogni parte.
La mia indignazione di quel momento fu pari alla mia commozione di quando lessi l’intervista di Davide Faraone, ex marito di Rosi Pennino, al Corriere della Sera “La mia vita con Sara, mia figlia autistica”.
Sa perchè il suo commento mi ha provocato indignazione e disgusto, Presidente Prestigiacomo? Perchè conosco bene entrambi e conosco la sofferenza e la bellezza di quella situazione familiare come di quella di tante altre famiglie che hanno bambini con il disturbo dello spettro autistico.
Questo accostamento tra sofferenza e bellezza non è mio ma è contenuto nella replica di Renzi a Mineo e mi colpì positivamente anche se sembra azzardato.
Davide Faraone e Rosi Pennino non hanno mai neppure per un momento (mi consta personalmente di entrambi) pensato di trarre politicamente profitto né tantomeno lo hanno mai fatto.
Che brutta espressione “usare la figlia autistica”, Presidente Prestigiacomo, me lo lasci dire.
Non si avventuri mai più in un terreno che non conosce. Che cosa sa lei di Rosi Pennino, della sua bambina, della sua storia, della sua vita?
Se me lo permette le racconterò io una storia.
Naturalmente, come lei può immaginare o anche semplicemente sapere, molte persone bussano alla porta del Sindaco per ragioni nobili e meno nobili.
Devo dire che mi ricordo bene anche di lei e soprattutto delle sue competenze professionali di cui gli amici di Alleanza Nazionale nelle varie occasioni di incontro me ne tessevano, a ragione, le lodi.
Anche Rosi Pennino bussò più volte a quella porta ma non venne a sponsorizzare né se stessa né amici di partiti.
Un giorno di tanti anni fa appresi, infatti, dell’esistenza di un mondo che non avevo fino a quel momento né visto né sentito. Per carità, ne conoscevo l’esistenza, ma come milioni di altre persone, avevo vissuto quel mondo senza osservarlo. Mi ero accontentato di leggere ogni tanto qualche articolo di stampa e avevo relegato l’argomento in quella soglia di percezione superficiale di cui fanno parte tante cose della nostra vita.
A quel tempo ero Sindaco di Palermo e venne a trovarmi una ragazza che si occupava di sindacato ed in particolare di attività sociali. Era la moglie di uno dei miei più accesi oppositori in Consiglio Comunale ma fortunatamente non mi feci accecare dalla voglia di usare i preconcetti e i pregiudizi. Spesso sono i nostri alibi ai nostri peggiori comportamenti.
Avemmo parecchi incontri perchè, Rosi Pennino sindacalista della CGIL, mi chiese di coinvolgere l’AMAP, proprio così pensi, in una operazione che potesse impedire nel quartiere dove viveva ed operava (lo ZEN) la vendita illegale dell’acqua da parte di criminali senza scrupoli che sfruttavano la povera gente del luogo.
Troverà le tracce di quella operazione in azienda perchè l’operazione andò a buon fine grazie alla tenacia della Pennino ma anche grazie al Presidente Allegra e a tanti dirigenti dell’Amap che presero a cuore la vicenda.
Quella ragazza apparentemente dall’aspetto fragile e indifeso era in realtà una donna di grande temperamento, di grande forza e presto avrei scoperto anche una mamma coraggiosa, instancabile e meravigliosa.
Rosi Pennino aveva infatti una bimba affetta dallo spettro autistico.
La disabilità ed in particolare l’autismo era allora una questione invisibile nell’agenda istituzionale ed io non facevo eccezione rispetto a questa colpevole disattenzione.
Rosi Pennino aveva fondato una associazione di genitori con bimbi affetti da autismo e un comitato di sostegno che aveva chiamato “ParlAutismo”.
Mi propose una collaborazione per l’istituzione a Palermo della giornata mondiale dell’autismo e mi chiese il sostegno dell’amministrazione comunale per la realizzazione dell’iniziativa.
Mi colpirono la sua determinazione e la sua ‘solitudine’ e presi molto a cuore quel progetto che vide la luce nel 2010 e che da allora il 2 aprile di ogni anno fa sentire la sua voce in maniera sempre più forte e più autorevole.
Dal 2012 non sono più Sindaco ed ho lasciato la politica attiva ma ogni anno partecipo da privato cittadino alla manifestazione organizzata dal comitato “ParlAutismo Onlus”.
Ho conosciuto altre meravigliose mamme e altri meravigliosi papà che con il loro amore cercano di colmare i vuoti e le lacune normative che ancora oggi affliggono il mondo dei bambini affetti dal disturbo dello spettro autistico.
L’indagine “La dimensione nascosta delle disabilità”, realizzata nel febbraio del 2012 dal Censis, ha rilevato che quasi un terzo delle mamme di bambini autistici lascia o perde il lavoro, poiché essi necessitano di assistenza continua, che ricade soprattutto sulla famiglia.
Nell’indagine realizzata dalla Fondazione Cesare Serono e dal Censis si legge: “La disabilità è ancora una questione invisibile nell’agenda istituzionale, mentre i problemi gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura.
Ai nostri figli dedichiamo attenzioni, cure e amore ma spesso non sono sufficienti a proteggerli per quanto vorremmo.
Tutte le attenzioni, le cure e l’amore che mettiamo sono un piccolissimo granello di sabbia rispetto a quello che occorre per occuparsi di un bambino con il disturbo dello spettro autistico.
La politica è una battaglia civile, non facciamola diventare incivile sporcandola con accuse ignobili e soprattutto senza fondamento.