Non ci dilunghiamo in analisi complicate e filosofiche : Palermo è una città abbandonata dalle Istituzioni e da una politica che da molti anni ha sempre guardato solo al suo tornaconto personale ed a quello degli amici e degli amici di questi ultimi! Per i cittadini per bene ed onesti è solo sofferenza! Questa è una città che per la maggior parte dei cittadini viene subita e non vissuta. E si andrà sempre peggio come in una spirale,
Vernice rossa sulla stata di Francesco Crispi: “Uomo delle stragi” VIDEO
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Seeeh, vabbe'! Si sono azzuffati come i cani e Schifani li dimissiona. Bella sta' barzelletta!
Figurati se vanno a casa. Sarebbe una rivoluzione. Raggiungeranno gli obiettivi e in più avranno un premio di produzione. Semmai si scambieremo le poltrone: quello di Ragusa va a Trapani; quello di Messina andrà ad Agrigento ..e così via. I pazienti ..?..ah già, devono aspettare o rivolgersi ai privati a pagamento
C'è sfaggiataggine fra i delinquenti, sempre più sicuri di loro. Ormai sanno specie al sud di non essere denunciati mai. O per lo meno ci provano.
Brunori e Segre non devono andare via..sopratutto perche' sono stati i migliori realizzatori.
BASTAA IL REVANSCISMO CI SEPPELLIRÀ TUTTI!
I Fasci Siciliani nacquero dopo il delitto Notarbartolo (1 Febbraio 1893), del quale fu mandante l’on. Palizzolo, uomo molto vicino a Francesco Crispi. Pompeo Colajanni, dell’allora Partito Socialista, denunciò il crimine con la pubblicazione del libro “Nel Regno della mafia” edito nel 1900. Il libro espone in modo cristallino come la mafia occupava sempre maggiore terreno perché aveva il sostegno della politica e pertanto, se si voleva contrastare, bisognava combattere le collusioni. In questo panorama nasce il primo grande movimento organizzato dei lavoratori che si ebbe non solo in Sicilia ma anche in Italia: il movimento dei Fasci dei lavoratori. Il primo nucleo si costituì a Palermo nel 1891 in occasione della nota “Esposizione Nazionale” ideata e attuata da Ernesto Basile. Una rappresentanza di operai milanesi entrò in contatto con gli esponenti del pensiero democratico in Sicilia: Nicola Barbato, Colajanni, Bernardino Verro, Giuseppe Giuffrida. La componente contadina era guidata da Barbato di Piana degli Albanesi.