Impero della droga, 55 imputati: tutte le richieste di pena NOMI - Live Sicilia

Impero della droga, 55 imputati: tutte le richieste di pena NOMI

Il secondo troncone del processo abbreviato. All'aula bunker di Bicocca i titoli di coda della requisitoria del pm Rocco Liguori.

CATANIA – Qualche volta capita che il nome di un’inchiesta cambi “nel linguaggio informale” tra le mura del palazzo. E così il maxi blitz che ha messo a tappeto tre organizzazioni criminali che gestivano 12 piazze di spaccio tra San Giovanni Galermo e via Capo Passero, tutte rifornite dai monopolisti della droga Nizza, tra gli addetti ai lavori è definito “quota cento”. Anche perché alla sbarra sono finiti in 102 imputati, alcuni dei quali – è stato scoperto dagli investigatori – destinatari del reddito di cittadinanza poi sospeso. 

All’aula bunker di Bicocca, ieri, sono passati i titoli di coda della lunga e articolata requisitoria del pm Rocco Liguori che ha analizzato i 55 imputati del secondo troncone dell’inchiesta. Una vera e propria fabbrica di soldi per la mafia quella scoperta dai carabinieri. Gli introiti della droga sarebbero serviti a Lorenzo Michele Schillaci, l’albanese, per pagare lo stipendio ad alcuni uomini d’onore di Cosa nostra. Insomma l’inchiesta della Dda di Catania ha messo in crisi le “casse” della famiglia Santapaola-Ercolano. Ed è questo un risultato fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata. Ma nei nastri finiti nei faldoni del processo abbreviato ci sono scene che ricordano come non basta la repressione per togliere manovalanza alla mafia. Le mitragliate di kalashnikov la notte di Capodanno davanti agli occhi innocenti di alcuni ragazzini è l’immagine nitida di come i clan si nutrono del disagio sociale per trovare “consenso” e “soldati”. Ma come ricorda Paolo Borsellino “se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.” Ed è per questo che dopo una brillante operazione serve l’intervento delle istituzioni. Perché in poco tempo le imprese dello spaccio si riorganizzano e non avranno certo problemi a reclutare pusher e vedette.

È stato tranciante Rocco Liguori sulle “ammissioni” di alcuni imputati che, rispetto al passato, hanno fatto un “salto di qualità” puntando il dito non solo contro sé stessi ma anche contro i “correi”. Che hanno fatto lo stesso. Un accordo che non fornisce quel “contributo” alle indagini già cristalizzate. E che non ha il sapore del “pentimento” rispetto al reato e di una voglia di “rottura” verso il mondo criminale. Perché se una volta accusare qualcuno significava essere “considerato un infame” con l’effetto “di essere allontanato dall’organizzazione”. Se l’accordo è comune, questo “non succede”. E quindi la semplice ammissione (se pur con l’indicazione del complice) non può essere “sufficiente” per concedere le generiche e quindi ottenere una consistente riduzione di pena. Perché l’obiettivo è quello, lo sconto di pena. Gli imputati – per il sostituto procuratore –  non avrebbero fatto i conti con la loro coscienza ma con gli anni di carcere da scontare. “Ci ho riflettuto molto” ha ammesso lo stesso pm parlando al gup Carlo Cannella al termine di una requisitoria durata diverse udienze. Una riflessione che ha anticipato le richieste di pena. Alcune pesantissime. Chiesta una condanna a 20 anni per Lorenzo Michele Schillaci, indicato dal pentito Silvio Corra, il reggente del gruppo dei Nizza fino al suo arresto almeno. Venti sono gli anni per Mario Maurizio Calabretta, un altro nome conosciutissimo tra i palazzoni di via Capo Passero, la più grande piazza di spaccio della Sicilia Orientale. E 20 anni Liguori li ha chiesti anche per Giuseppe Rapisarda e Giuseppe Sapuppo, tra gli ‘storici” dello spaccio a Trappeto nord. Per il resto si va dai 18 ai 4 anni (escludendo alcune posizioni minori con richieste di qualche mese di reclusione). 

Le richieste di pena. Giuseppe Barbagallo 7 anni e 4 mesi, Vincenzo Barbagallo 8 anni, Christian Barbato 8 anni, Giuseppe Belgiorno 10 anni, Simone Biazzo 10 anni, Antonio Bonaceto 10 anni, Andrea Calabretta 10 anni, Mario Murizio Calabretta 20 anni, Antonio Calì 8 anni e 4 mesi, Gianluca Calì 12 anni, Orazio Castagna 8 anni, Domenico Caudullo, 10 anni, Herman Cipriano 9 anni e 4 mesi, Orazio Danubio 12 anni, Damiano De Luca 10 anni, Simone Di Mauro 9 anni, Alessandro Di Pasquale 14 anni e 10 mesi, Giuseppe Fichera 14 anni, Francesco Finocchiaro 14 anni e 8 mesi, Antonio Franceschino 10 anni, Gabriele Furnari 11 anni e 4 mesi, Salvatore La China 10 anni, Natale Lanzafame 10 anni e 8 mesi, Antonio Longo 12 anni, Raffaele Maiuri 10 anni, Antonio Marcanzò 10 anni, Giuseppe Mirabella 8 anni, Alessandro Musumeci 14 anni e 10 mesi, Salvatore Musmumeci, 11 anni e 8 mesi, Giovanni Platania 10 anni, Massimiliano Previte 7 anni e 4 mesi, Carmelo Privitera 12 anni, Stefano Privitera 12 anni e 6 mesi, Pietro Raineri 8 anni, Giuseppe Rapisarda 20 anni, Nazareno Rapisarda, 14 anni e 10 mesi, Giuseppe Sapuppo 20 anni, Santo Sapuppo 14 anni e 10 mesi, Michele Lorenzo Schillaci 20 anni, Carmelo Spampinato 11 anni e 4 mesi, Giambattista Spampinato 18 anni e 8 mesi, Francesco Tudisco 14 anni e 10 mesi, Maurizio Vaccalluzzo 11 anni e 4 mesi, Samuele Zuccaro 14 anni e 8 mesi, Salvatore Bellanti 7 anni, Fabio Furnari 4 anni e 8 mesi, Filippo Gennaro 10 anni, Giovanni Grasso 5 anni, Ignazio Grasso 8 anni, Vanessa Maiuri 4 anni e 8 mesi, Ignazio Privitera 7 anni, Antonino Sanfilippo 12 anni, Oreste Squillaci 4 anni e 8 mesi, Cirino Allegra 8 mesi, Maurizio Privitera 10 mesi. 

Oggi si attende il verdetto del primo “atto”. Gli imputati sono ventisei. 

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