Sentenza ribaltata per imprenditore | Condanna, sequestro e assoluzione - Live Sicilia

Sentenza ribaltata per imprenditore | Condanna, sequestro e assoluzione

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Il titolare di un'importante azienda di prodotti fotografici era stato condannato in primo grado ad un anno con l'accusa di avere taroccato le scritture contabili per evadere un milione di euro di tasse.

PALERMO – Assolto in appello, dopo quattro anni di inchieste e processi con tanto di sequestro preventivo dei beni. Il collegio di secondo grado ribalta la sentenza con cui Angelo Sciabica era stato condannato a due anni di carcere con l’accusa di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni insistenti”. La “Sciabica 2004 Photografic and Imaging Service srl”, con sede a Palermo e di cui è amministratore unico, fu considerata dai finanzieri di Napoli al centro di un giro di false fatturazioni.

Secondo l’accusa, Sciabica dal 2005 al 2009 avrebbe indicato nelle dichiarazioni dei redditi acquisti fantasma di merce grazie alle fatture messe da società cosiddette cartiere. E cioè aperte al solo scopo di taroccare i libri contabili. Alla fine dei conteggi a Sciabica fu contestata un’evasione fiscale per un milione di euro che fece scattare il sequestro preventivo “per equivalente” di tutti i beni mobili e immobili non solo intestati alla società, ma pure quelli personali. Già in sede contabile il legale della difesa, l’avvocato Massimo Motisi, riuscì a ridimensionare il presunto danno erariale, ottenendo il dissequestro di gran parte dei beni.

Sorte diversa ebbe il processo penale. Nel 2014 il giudice per l’udienza preliminare – applicando lo sconto di un terzo della pena per chi decide di essere processato in abbreviato – condannò Sciabica a due anni e al pagamento delle spese processuali, compresi i costi di una super perizia di oltre 100 mila euro disposta dal giudice. È la perizia che lo inchiodò in primo grado.

L’imputato ha fatto ricorso in appello. Secondo l’avvocato Motisi, il giudice “non aveva tenuto conto della lineare e trasparente gestione della Sciabica 2004 srl”. L’amministratore aveva comprato i prodotti fotografici a “prezzi di mercato e aveva saldato le fatture con pagamenti tutti tracciabili assegni e bonifichi”. Operazioni reali, altro che operazioni fantasma.

E così la terza sezione della Corte di appello, presidente Filippo Messana, ha ribaltato la sentenza e ha assolto l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”. L’assoluzione blocca la confisca dei beni ed evita all’imputato il pagamento delle spese processuali.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI