Undici giorni ancora. E poi per le imprese in difficoltà potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno. Il 10 settembre, infatti, ossia 30 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, entrerà in vigore il decreto legge sulla crescita (n. 83 del 2012), all’interno del quale il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha inserito la riforma delle procedure concorsuali. Obiettivo, tutelare per quanto possibile, la continuità dell’impresa. In particolare, il dl prevede la possibilità per l’imprenditore che versa in difficoltà economiche di presentare una domanda di concordato in bianco e solo dopo (nel giro di 60/120 giorni) presentare un piano dettagliato, bloccando di fatto le aggressioni all’azienda e cancellando le ipoteche iscritte dalle banche nei tre mesi precedenti.
Insomma, un estremo tentativo per evitare il fallimento. Piaga che ormai riguarda circa 12 mila imprese ogni anno in tutta Italia. E che in Sicilia, secondo uno studio condotto da Unioncamere, soltanto nel secondo trimestre di quest’anno ha fatto abbassare la saracinesca a 195 imprese. In particolare, ad essere maggiormente colpite sono state le società di capitali, con circa il 63% dei fallimenti; sono stati 32 invece i concordati e oltre il 40% delle procedure concorsuali ha riguardato le imprese nel commercio, seguite dal comparto costruzioni e da quello manifatturiero, dell’energia e minerario. Nettamente inferiore al dato medio italiano il numero degli scioglimenti e delle liquidazioni (893), l’1,93 per mille contro i 2,76 del valore nazionale. “In Sicilia – commenta Salvino Caputo, presidente della commissione Attività produttive alla Regione – la situazione è molto grave, abbiamo perso 30 mila imprese nel solo settore dell’edilizia e 25 mila in quello dell’agricoltura”. “Il dato più tragico – aggiunge Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo – è quello che vede un aumento dei protesti cambiali ed allo stesso tempo la diminuzione del valore di questi protesti.
Significa che gli indebitamenti insoluti sono per somme sempre minori e coinvolgono anche le famiglie oltre che le micro imprese siciliane che si trovano nella difficoltà assoluta di andare avanti, anche a causa della chiusura del rubinetto del credito da parte delle banche”. Particolare sottolineato anche da Bankitalia che, nell’ultimo report sull’economia regionale, fa il punto sul sistema del credito sottolineando, ad esempio, come delle imprese industriali e dei servizi che nel 2011 ha chiesto nuovi finanziamenti, solo la metà ha ottenuto l’intero importo, rispetto ai due terzi del 2010. “La debolezza della dinamica del credito – si legge nell’indagine della Banca d’Italia – ha riguardato tutti i settori produttivi, ma è stata particolarmente accentuata nel comparto delle costruzioni. A dicembre i finanziamenti alle imprese edili si sono ridotti del 3,5 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente”. Stretta sui cordoni del credito spesso fatale per le imprese.
E adesso sono proprio le banche ad essere chiamate in causa dal dl crescita per dare fiducia agli imprenditori nel momento in cui questi dichiarano le proprie difficoltà. In cambio gli istituti di credito potranno usufruire della prededucibilità delle somme impegnate e della non revocabilità, oltre a tutta una serie di ulteriori garanzie volte a favorire il rilancio dell’attività economica. Basteranno a convincerle a concedere fiducia e liquidità alle aziende, sobbarcandosi anche dei rischi? Questa è una storia ancora da scrivere.